Massimo Cacciari è un filosofo, politico, accademico e opinionista italiano. Eletto sindaco di Venezia nel 2005, ha abbandonato la politica attiva dopo la conclusione del suo mandato, nell’aprile del Duemilacieci.
5 giugno 1944: nasce Massimo Cacciari: politico e filosofo italiano
Massimo Cacciari è nato a Venezia da padre medico pediatra e madre casalinga il 5 Giugno del 1944.
Dopo essersi diplomato al liceo classico “Marco Polo”, si iscrive all’Università di Padova dove si laurea in Filosofia, mentre, presso l’Università di Venezia ha svolto la professione di docente di estetica, da sempre la vita di Cacciari si divide fra cultura e politica, anche attiva (che ha lasciato nel Duemiladieci).
Pensiero e attività politica
Da posizioni teoriche marxiste è approdato a una personale riflessione sulla crisi del pensiero dialettico della tradizione hegeliano-marxista, studiando autori (Nietzsche, Wittgenstein, Heidegger e Kafka) e culture (in particolare quella viennese e mitteleuropea tra Ottocento e Novecento) che ha ritenuto caratteristici di quella crisi, indagandone poi le ragioni profonde nella tradizione metafisica e teologico-religiosa occidentale.
Fu sindaco di Venezia dal 1993 al 2000, schierato tra i principali sostenitori de I Democratici di Romano Prodi tanto che si parlò di lui come di un probabile leader dell’Ulivo. Fin dall’inizio della sua attività politica vide nel federalismo una tradizione da recuperare per i progressisti italiani, laddove buona parte dei dirigenti della sinistra vedevano in questa attenzione agli ideali federalisti un freno al consenso elettorale del centro-sud. In preparazione delle elezioni regionali del Duemila, era convinto che per vincere in una regione tradizionalmente moderata, la sinistra avrebbe dovuto agganciare una parte dell’elettorato in fuga dalla ex DC, e per questo scopo tentò di “aprire” ad un’alleanza con la Lega Nord (poi disapprovata dal centro-sinistra italiano), e mosse in questa direzione politica alcuni significativi passi, ma non riuscì a convincere fino in fondo l’elettorato autonomista.
Nel 1997 decise di realizzare il progetto di edificazione del ponte di Calatrava, un’opera che ha suscitato continue polemiche e l’interessamento della Corte dei conti nel corso degli anni.
Come riporta “Wikipedia”, alle europee del 1999 si candida con la lista de I Democratici risultando eletto in due circoscrizioni: lui ha optato per quella nord-occidentale.
La sua sconfitta alle Regionali del Duemila, quando fu candidato per la presidenza della regione Veneto, fece tramontare l’ipotesi che potesse diventare il futuro leader dell’Ulivo. Cacciari ottenne in quella tornata il 38,2% dei voti, uscendo sconfitto dal rappresentante della Casa delle Libertà Giancarlo Galan, che ricevette il 54,9% dei consensi. In quella tornata elettorale Cacciari ottenne un seggio da consigliere regionale, dove scelse di restare: per questo si dimise, per incompatibilità, da europarlamentare.
Nel 2005 annunciò l’intenzione di ricandidarsi per la seconda volta a sindaco di Venezia. I partiti di sinistra dell’Ulivo, però, già avevano già raggiunto l’accordo per la candidatura unitaria del magistrato Felice Casson, ma Cacciari dichiarò di non voler rinunciare alla propria candidatura, anche a costo di spaccare l’unità della coalizione, come effettivamente avvenne, con Cacciari sostenuto da UDEUR Popolari e La Margherita e Casson appoggiato da DS, Verdi, PRC e SDI.
Al primo turno Casson ebbe il 37,7% dei voti, mentre Cacciari si fermò al 23,2%: grazie alle divisioni presenti nel centrodestra, ancora più acute a Venezia, furono proprio i due rappresentanti del centro-sinistra ad andare al ballottaggio. A sorpresa Cacciari, seppur sostenuto da liste più deboli, riuscì a far leva sull’elettorato moderato e vinse la sfida con 1.341 voti di vantaggio sul suo competitore (50,5% contro 49,5%).
L’inattesa vittoria del politico-filosofo causò malumori all’interno della coalizione (Casson commentò il risultato esclamando: «Ha vinto Cacciari? Allora ha vinto la destra!»), e una particolare situazione nel consiglio comunale veneziano: la Margherita, con il 13,4% di voti, ebbe diritto a ben 26 seggi, mentre i DS, che avevano ottenuto il 21,2%, si dovettero accontentare di 6 seggi; e l’UDEUR, nonostante un modesto 1,4%, si accaparrò 2 seggi, a differenza di Forza Italia, 4 seggi con il 20,51%, di Rifondazione Comunista che con il 6,8% si aggiudicò un solo seggio e Alleanza Nazionale, nessun seggio con il 6,5% . Nel complesso, quindi, la coalizione Cacciari, con il 14,8% dei suffragi, grazie alla legge elettorale ebbe diritto a 28 seggi su 46. Ciò consentì a Cacciari, iscritto alla Margherita, di cui era esponente di punta in Veneto, di poter governare la città con una maggioranza consiliare.
In occasione delle successive elezioni regionali del 2005, delle elezioni politiche del 2006, e delle amministrative del 2007, Cacciari mise in evidenza quella che egli chiamava la questione settentrionale.
Il 2 novembre 2009, deluso dall’evoluzione del Partito Democratico, annunciò che avrebbe abbandonato la politica attiva dopo la conclusione del mandato di sindaco, avvenuta nell’aprile Duemiladieci.
Abbastanza severa fu la politica condotta dalla sua giunta contro gli ambulanti abusivi e molto contestate furono anche le ordinanze che, ai fini del decoro urbano, imponevano il divieto di vendere cibi da asporto presso la piazza San Marco, di girare a torso nudo, di sdraiarsi in terra ecc. Nel 2007 inoltre, con la creazione del festival di Roma da parte dell’allora sindaco Walter Veltroni, espresse disappunto nel caso in cui quello di Venezia ne fosse stato oscurato. Non pochi gli attriti con la Lega Nord in vista della sua intenzione di realizzare un campo Sinti a Mestre. Celebre poi la campagna che favoriva l’uso dell’acqua pubblica in contrapposizione all’acquisto di quella in bottiglia. A lui si deve il restauro di Palazzo Grassi e di Punta della Dogana.
Il 23 luglio 2010, a Mogliano Veneto, presentò il manifesto politico Verso Nord, un’Italia più vicina, diretto a chi non si riconosceva né nel PD né nel PdL, e voleva una politica per il Nord diversa da quella attuata dalla Lega. Il manifesto si è poi trasfuso in un partito politico chiamato appunto Verso Nord, nato ufficialmente il 12 ottobre 2010.
Premi e opere
Ha ricevuto numerosi premi e riconoscimenti internazionali tra cui il premio Hannah Arendt per la filosofia politica (1999) e quello dell’Accademia di Darmstadt per la diffusione della cultura tedesca all’estero (2002).
Tra le opere: Krisis. Saggio sulla crisi del pensiero negativo da Nietzsche a Wittgenstein (1976); Dallo Steinhof (1980); Icone della legge (1985); L’angelo necessario (1986); Dell’inizio (1990); Geo-filosofia dell’Europa (1994); L’arcipelago (1997); Arte, tragedia, tecnica (in collaborazione con Donà, 2000); Della cosa ultima (2004); Tre icone (2007); Hamletica (2009); Ama il prossimo tuo (con Bianchi, 2011); Doppio ritratto. San Francesco in Dante e Giotto (2012); Il potere che frena (2013); Labirinto filosofico (2014, vincitore del premio Hemingway 2016); Senza la guerra (con Caracciolo, Galli della Loggia e Rasy, 2016); Occidente senza utopie (con Prodi, 2016); Icone. Pensare per immagini (2017); nel 2019, La mente inquieta. Saggio sull’Umanesimo e Elogio del diritto (con Irti); nel Duemilaventi, Le sette parole di Cristo (con Muti) e Il lavoro dello spirito.
Vita privata
Non sappiamo molto della vita privata di Massimo Cacciari, anche perché lui non ne parla spesso.
Il filosofo veneziano non si è mai sposato e non ha figli. In una recente intervista, a proposito di questo aspetto della sua vita, ha dichiarato che ciò è dipeso dalla lettura e dalla conoscenza del pensiero di Nietzsche.
Ecco la spiegazione attraverso le sue stesse parole: «Bisogna aver letto Nietzsche per capire cosa significa dire di sì, quando chiede: hai scavato il fondo della tua anima? Sei pronto a dire “per sempre”? Vale anche per essere padre; infatti, non ho avuto figli».
Nonostante ciò tuttavia, il professore ha anche ammesso di aver vissuto storie d’amore importanti, delle quali però, non è dato sapere di più.