Curiosità

“Quando c’è l’amore c’è tutto… no, chell è ‘a salute!” | Le frasi e le poesie più belle di Massimo Troisi

Quali sono le frasi più belle, celebri, d’amore di Massimo Troisi, capostipite di una nuova generazione di registi-attori, con il suo linguaggio innovativo diede un nuovo corso alla commedia italiana, portando la comicità partenopea ai fasti del passato.
Combatté per tutta la vita una malattia che l’aveva segnato già nella giovinezza. Indimenticabile è, infatti, la sua poesia, ‘O ssaje comme fa ‘o core, cantata dall’amico Pino Daniele, che riassume egregiamente il suo fare ironico e malinconico.


Massimo Troisi, le frasi più belle e celebri del comico napoletano


Massimo Troisi, le frasi più belle e celebri del comico napoletano

  • A disoccupazione pure è un grave problema a Napoli, che pure stanno cercando di risolvere… di venirci incontro… stanno cercando di risolverlo con gli investimenti… no, soltanto ca poi, la volontà ce l’hanno misa… però hanno visto ca nu camion, eh… quante disoccupate ponno investi’? […] cioè, effettivamente, se in questo campo ci vogliono aiutare, vogliono venirci incontro… na politica seria, e ccose… hann’ ‘a fa’ ‘e camiòn cchiù gruosse. (da Napoli, in La smorfia, 1977)
  • Chi ha detto che non è serio amare due donne nello stesso momento, o perder tempo per fare la formazione della propria squadra?
  • Io non leggo mai, non leggo libri, cose… pecché che comincio a leggere mo’ che so’ grande? Che i libri so’ milioni, milioni, non li raggiungo mai, capito? pecché io so’ uno a leggere, là so’ milioni a scrivere, cioè un milione di persone e io uno mentre ne leggo uno… ma che m’emporta a me?
  • Io non mi piaccio mai. Sono talmente autocritico, che non mi suicido per non lasciare un biglietto che mi sembrerebbe ridicolo.

Massimo Troisi, le frasi più belle e celebri del comico napoletano


Le citazioni e gli aforismi su Napoli e sull’amore di Massimo Troisi

  • La sofferenza in amore è un vuoto a perdere: nessuno ci può guadagnare, tranne i cantautori che ci fanno le canzoni. (dall’intervista di Gianni Minà a Pino Daniele e Massimo Troisi nel suo programma televisivo Alta Classe, 1992)
  • Penso, sogno in napoletano, quando parlo italiano mi sembra di essere falso.
  • Pino è un po’ l’Eduardo della canzone, un musicista che riesce a tirare fuori napoletanità e sentimento senza cadere nel folklore o nel partenopeo a tutti i costi.
  • Purtroppo non ho mai conosciuto Peppino De Filippo e lui è sicuramente di quelle persone che ti rammarichi di non aver conosciuto. (…) Lui, secondo me, è come ‘o sillabario. Quando io l’immagino, l’immagino puro, immagino cioè una comicità allo stato puro. Si può immaginare che la comicità pura sia anche di Totò, e invece no, Totò è già chella elaborata. Io credo, cioè, che della comicità portata al livello di Peppino non ne può fare a meno nessun comico. Eduardo si è affinato più nel classico, Totò nel surreale, in quello che lui è riuscito a inventarsi come personaggio, Peppino nella normalità era il massimo. (…) Lui, secondo me, è tutto quello che c’è in più prima dell’invenzione. Credo che lui abbia fatto eccezionale la normalità, sia riuscito a rendere eccezionale quello che si pensa che qualunque comico debba avere come bagaglio naturale: lui l’ha fatto assurgere a eccezionalità.
  • Quando penso a Pasolini, a come agiva rispetto alla società, alle cose, mi stimo molto poco.
  • Si è più registi prima di andare a dormire, quando si va in bagno, parlando con la propria moglie, piuttosto che sul set.
  • Sono nato in una casa con 17 persone. Ecco perché ho questo senso della comunità assai spiccato. Ecco perché quando ci sono meno di 15 persone mi colgono violenti attacchi di solitudine.
  • Sordi, secondo me, è un inventore di cose nuove, di comicità nuova, è stato un precursore

Massimo Troisi, le frasi più belle e celebri del comico napoletano


Il 4 giugno del 1994 moriva Massimo Troisi

Quel ragazzo di San Giorgio a Cremano, nell’hinterland vesuviano di Napoli, ne aveva di strada da fare e se non fosse stata per la sua prematura morte avrebbe continuato, con quella sua dota naturale e quella vena malinconica e sarcastica a recitare e a scrivere.

Con in tasca il solo diploma di geometra si tuffò nel teatro con due compagni di viaggio, Lello Arena ed Enzo De Caro, fondando, nel 1976, il gruppo La smorfia.

Il successo immediato proiettò i tre nella TV pubblica, con programmi come Non stop (1977), La sberla (1978) e Luna Park (1979). Troisi viene catapultato in quel mondo cinematografico degli anni ’80, il sodalizio con Roberto Benigni e il clamoroso successo di Non ci resta che piangere (1984).


Massimo Troisi, le frasi più belle e celebri del comico napoletano


Ma la critica non fu sempre generosa con l’autore, molti grandi encomi vennero affibbiati successivamente al Troisi regista. Con Il Postino (1994), portato a termine poche settimane prima dell’improvvisa morte, ebbe 4 nominations che nel 1996 fruttarono al film l’Oscar per la colonna sonora.

Massimo Troisi con quel suo sarcasmo malinconico ci avrebbe lasciato il 4 giugno del 1994 a Roma, all’età di 41 anni, nella casa della sorella Annamaria al quartiere Infernetto, per un fatale attacco cardiaco, conseguente a febbri reumatiche.

Le poesie di Massimo Troisi

Grazie

Grazie, grazie a te
Cui non ho detto mai ti amo
Grazie, grazie a te
Che hai scoperto i miei segreti
Di cui non parlavo mai
Neppure con me stesso…
Grazie, grazie a te
che non hai sgranato gli occhi
Se ti ho detto che per soldi
Ho scambiato l’amore
col sesso.
A te che non pretendi di volare
Grazie, grazie di cuore…
Alle volte che ti neghi
E poi fai leggermi negli occhi
La fatica che ti costa…
Grazie a te che t’inventi
Discorsi dai miei silenzi,
Alla tua volonta’ di regalarmi un giorno nuovo…
A te che non pretendi di volare
Grazie, grazie di cuore…
Grazie, grazie a te
Ed alle tue bugie
A te che scrivi poesie
Dove io sono io e non un eroe
Grazie di cuore…

Al mio cuore

Al mio cuore malandato
Almeno a lui ho messo le ali…
Io, padrone di un bel niente
Neppure di me stesso.
Soffoco d’affetto
e vivo di nascosto
Ma al mio cuore malandato
Almeno a lui ho messo le ali…
Intorno si stupiscono
del mio modo di fare
Per loro sbaglio tutto
ancora prima di iniziare
Non e’ cosi’ importante
che muoia qualcosa dentro
Io cedo qualche sogno
e un po’ di liberta’
Un compromesso che in fondo accetto per vilta’…
Ma al mio cuore malandato
Almeno a lui ho messo le ali…
Passar tutto il tempo
a pensare al modo migliore
E in quale occasione
sfiorarti la mano
per dire ti amo
Mentre la situazione
politica italiana
Andrebbe seguita
con molta piu’ attenzione
Vuoi che mi lasci andare sulle note di una canzone d’amore…
Ma al mio cuore malandato
Almeno a lui ho messo le ali…

Pullicené

Ma chi l’ha detto
che c’e’ una fata
Che salva i buoni
dai loro guai?
Ma chi l’ha detto che
‘accussi’ va ‘o munno?
L’hanno insegnato a te,
Pullicene’…
Male a chi crede
che va in Paradiso
Solo il pezzente e il ricco avra’ il castigo
Male a chi crede
che ‘tant’e’ destino
Vivere come te,
Pullicene’
Che t’hanno dato per farti addormentare?
Per letto il cielo e per cuscino ‘o mare…
Poi pe’ mangia’
‘na bella fetta ‘e sole
Ti bastera’…
Che t’hanno dato
pe’ te fa durmi’?
‘o mandulino e
poi Maria Mari’…
Ma quella fata
che aspetti da tanto
cercala nella rabbia
‘e chesta gente!

Quanta brava gente

Quanta brava gente
Parla…e nun dice niente
Quanta brava gente
Te sta ‘a senti’
e nun sente.
Tanto so’ cuntente
basta nun guarda’ attuorno
pure ‘a notta nera
pe’ loro e’ sempre juorno…
Simme brava gente
quann’ avutammo ‘a faccia
‘nfaccia ‘a nu’ lamient
E ‘a Morte ‘un dice niente…

La frontiera della vita

Chi corre in questa vita?
Corre chi ha fretta
di arrivare…
Corre chi cade giu’
dopo essere disceso
dalla sua collina
di compromessi e ipocrisie:
un vero peccato
che in cima
non ci fosse la liberta’…
Non tutti parlano di sesso
come se niente fosse…
Io, per esempio, con la mia donna
sto ancora parlando di verginita’:
che rarita’…
Con gli interessi superati
Di cui non si parla piu’,
Ci vivono ancora
Ci vivono bene
Chi guida il pallone
Spingendolo piu’ su…
E noi, dentro il pallone
Felici come bambini
Guardiamo l’azzurro del cielo
Che si fa piu’ vicino,
L’accarezziamo
e ci accorgiamo
Di essere gia’ arrivati…
‘Signori, si scende!
Tutti giu’ dal pallone!’
Siam tutti gia’ morti
e non servon passaporti…
La corsa e’ finita, qui e’ la Frontiera della Vita:
Un vero peccato che in cima non ci fosse la liberta’…
 

Pensiero vestito

Ha scritto un biglietto
ai parenti,
al suo funerale
ne’ fiori ne’ pianti.
Se muori a vent’anni
ti credono santo
non sanno che
non hai avuto il tempo
per essere come
o peggio di loro.
Un dubbio lo ha ucciso,
un dubbio tremendo:
se avesse mai visto
un pensiero vestito…
E quando si e’ accorto
di essersi mentito
allora ha sparato…
A una donna
che gli prestava il corpo
ha lasciato la
sua foto piu’ brutta.
Un prete gli ha detto
due preghiere
per aprirgli la strada
che porta in Paradiso…
Ma lui, con l’ultimo respiro:
sarei molto contento, ma…
Se l’Anima parlasse…

Rimpianto (a mia madre)

Io sciupai il tuo
candido seno
Di giovane madre,
di donna piacente.
Rubai allo specchio
la tua bellezza
E nelle mani?
Vecchie fotografie…
I discorsi di mio padre
Li ho imparati a memoria
Fosse per lui, crederei
ancora ai libri di storia.
Con te devo incontrarmi
in un fiume di nero…
E tra fiori e marmi
Tra un pugno
ed un bacio
Tra la strada e
il mio portone
Tra un ricordo e
un giorno nero
Torna e vive anche
il rimpianto…
La guerra ti tolse
Il sorriso dalle labbra
Io cancellai anche
quel po’ di rossetto
Ti vedevo gigante
Poi una brutta mattina
La bocca serrata
Ti vidi morire
Ti vidi bambina
E nelle mani?
Vecchie fotografie….
E tra fiori e marmi…

Angiulillo

Quanno nasce ‘na creatura
E’ n’angiulillo senza scelle…
A me m’e’ nata
‘na creatura
Senza li gambelle…
Angiulillo ‘e mamma toja
Ah! s’ io putesse dart ‘e
e scelle meje…
Ma t’accuntient
‘e ‘na guardata
Vuo’ ca te piglio
‘a mana ‘mmano…
Ma pure si staie cundannato
T’accuntient’e ‘na guardata
Vuo’ ca te piglio
‘a mana ‘mmano…
Angiulillo ‘e mamma toja…
Pe’ me primm’a vita era bella
E nisciuno suffreva…
Mo’ ca si’ vecchia sulo mo’
L’aggio saputo
Ca comm’a te stanno
miliun’e ati creature…
Si apprimma attuorno
m’avesse guardato
Quanta felicita’
l’avesse dato:
Bastava sulo
‘na strignut’e mano
Che me custava
‘na strignut’e mano
Angiulillo ‘e mamma toja…

Il Principe

Il principe sul cavallo bianco
Fila nel vento
verso il castello.
Corre a baciare
la sua donna amata
Che per incanto
s’ e’ addormentata…
Le porta in regalo
un manto di stelle
Le sue terre, un anello
E le vesti piu’ belle…
Ma nel bosco piu’ verde,
contadini e viandanti
Gli muovono contro,
gli fermano il passo…
Dal loro vestire,
dal viso e dai gesti
Non mi posso sbagliare.
E’ come ogni favola:
Ecco, son loro, i Cattivi…
Parlano in tant
e non in modo corretto
Il giovane biondo
ha il viso sofferto.
Ammette i suoi sbagli,
e per un Buono son molti,
Poi promette, promette
e conquista un po’ tutti.
Col suo accento da Re…
Intanto suo padre ha mandato i soldati
Le loro armature,
le spade, le frecce…
E le foglie del bosco
ora son tinte di rosso
Ma non e’ sangue blu
e il principe va,
Fila nel vento
verso il castello…

Gesù Crist

Gesu’Crist fuje mannato
pe’ salva’ l’Aneme
de’ dannat’
Quann’o ‘nchiuvaino
‘nfacci’o ‘llegno aveva dat
‘e chiave ‘ncunzegna.
Dicett’a Pietro,
‘a miez’e lamiente:
‘Fa ca nun more
pe’ senza niente!’
Mo’ se stara’ magnann
‘e ‘mmane, mo’ c’a giustizia sta tanto luntane…
Gesu’crist fuje mannato pe’ salva’ l’Aneme de’ dannat’
Aveva ditt’:
‘Umilta’ e Penitenza’,
se ne so’ servuto:
mo’ so’ ‘na Putenza
Aveva ditt’:
‘Faccimm’e Cristiane’,
che ne sapev ‘e ll’Americane?
Aveva pe’ chesto ‘na vita spesa e no pe’ ce’ fa mangia’
ncopp ‘a Chiesa
Gesu’crist fuje mannato pe’ salva’ l’Aneme de’ dannat’

Senza Umiltà

La presunzione
Di avere tante cose
da dire…
L’ambizione
Di avere una storia
da raccontare…
L’orgoglio
Di sentirsi pieno
di invenzioni…
E sentirle solo mie
E volere ad ogni costo
dirle a tutti…
Ma forse sarei
piu’ vicino a voi
Se vi parlassi
delle mie paure,
dei sogni svaniti
dei miei progetti
e inibizioni…
Ma forse sono
solo uno che si illude.
Senza umilta’
Di essere diverso
dagli altri…

Stanotte

Stanotte m’aggio fatto ‘nu suonno:
m’aggio sunnato
ca stevo cammenanno
‘copp’ ‘a rena,
accumpagnato d’ ‘o Signore,
e pe’ dinto ‘a nuttata,
comm’ ‘a tante stelle,
se vedevene passa’
tutt’ ‘e juonrne d’ ‘a vita mia.
Aggio guardato arreto
e m’aggio addunat
ca p’ogni ghiurnata
comm’ a’ nu cinematografo,
‘ncopp ‘a rena cumparevene
ddoie scarpesate:
‘a mia e chella d’ ‘o Signore.
So ghiuto ‘nnanze accussi’,
‘infine ‘a che nu fernettene
tutte’e ghiurnate mie.
Allora me fermaie e
vutanneme adderete,
m’addunaie che ‘a ciert pizze
ce ne steve ‘na scaprpesata sola…
Sti pizze se cunfruntavene proprio cu ‘e ghiurnate chiu storte
d’ ‘a vita mia:
chelle d’ ‘a peggia pucundria,
d’ ‘a peggia paura e
d’ ‘a peggia disperazione…
E allore l’aggio addimannato:
“Signo’, m tu me diceste ca me sarisse stato vicino pe’ tutt’ ‘e juore d’ ‘a vita mia
e pe’ chesto io aggio voluto campa’ cu tte,
ma, pecche’, po’, m’ ‘e lassat sulo iusto
inte a ‘sti mumente?”
E ‘o Signore rispunnette:
“Figliu io, io te voglio bbene e te dicette ca sarria stat semp cu tte
pe’ tutt’ ‘a cammenata e canun t’avvaria lassato sulo,
manco pe ‘nu mumento, e maje t’aggio lassato…
Chilli juorne ca tu haje visto ‘na scarpesata sola ‘ncopp’ ‘a rena,
fuiene justo ‘e juorn
ca te purtavo ‘mbraccio”.
frasi