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Maturità 2022, la denuncia di un prof: “La traccia su Pascoli è sbagliata!”

Potrebbe esserci un errore in una delle tracce dell’esame di maturità 2022. Si tratta di quella di Giovanni Pascoli, di cui gli studenti hanno dovuto analizzare il testo della poesia “La via Ferrata” nella prima prova (quella di italiano) dell’esame di stato 2022.
Il presunto errore è stato notato da un docente in cattedra presso una scuola superiore a Orzinuovi, in provincia di Brescia. In particolar modo, a finire sotto accusa è la nota del ministero in merito al ‘femminil lamento’ di Pascoli.


Giovanni Pascoli

Maturità 2022, errore nella traccia su Pascoli: ecco di cosa si tratta

Il professore Francesco Uberti, interpellato da Il Giornale di Brescia, ha spiegato che “il Ministero nella nota numero 3 della poesia di Pascoli ‘La via ferrata’ attribuisce il ‘femminil lamento’ citato dall’autore al fatto che i ‘fili del telegrafo emettono un suono che talora pare lamentosa voce di donna”. Il docente precisa che non è così, perché Pascoli paragona il lamento non al telegrafo, bensì al treno. 

La replica

Contattato da Fanpage, il Ministero dell’Istruzione fa sapere che le note non sono state elaborate dagli estensori della traccia, ma sono tratte dall’edizione citata come fonte. Dunque, nel caso de “La via ferrata”, la nota in questione è tratta da “Poesie” di Giovanni Pascoli, Garzanti, Milano, 1994, note a cura di Maurizio Cucchi, poeta, critico letterario, traduttore e pubblicista italiano.

Prova invalidata

La notizia ha subito allertato gli studenti che hanno analizzato il testo di Giovanni Pascoli: nessuno spavento, la prova non può essere in alcun modo invalidata.

Maturità 2022, svolgimento prima traccia: La Via Ferrata di Giovanni Pascoli

Tra gli argini su cui mucche tranquilla-
mente pascono, bruna si difila
la via ferrata1 che lontano brilla;

e nel cielo di perla2 dritti, uguali,
con loro trama delle aeree fila
digradano in fuggente ordine i pali3.

Qual di gemiti e d’ululi rombando
cresce e dilegua femminil lamento4?
I fili di metallo a quando a quando
squillano, immensa arpa sonora, al vento5.

La lirica si apre con un paesaggio campestre dominato dalla figura di mucche al pascolo, spettatrici indifferenti del passaggio del treno evocato dall’immagine della via ferrata che si estende in linea retta, “si difila”, brillando in lontananza.

Nella seconda terzina compare un’altra moderna invenzione, il telegrafo; non a caso la poesia, in una prima stesura, aveva il titolo “Il telegrafo”. I pali del telegrafo si stagliano nel cielo grigio con l’insieme dei loro fili sospesi e digradano a mano a mano che si allontanano dalla vista.

La quartina si arricchisce di immagini sonore che superano la realtà per assumere un significato simbolico: i rumori del treno, che sopraggiunge e si allontana, si trasformano in un “femminil lamento” (con un accento non troppo vagamente maschilista); i sottili suoni prodotti dai fili del telegrafo mossi dal vento, diventano la melodia di “un’arpa sonora”.

La ripetizione della “r” e della “s” richiamano lo stridio e il sibilo di un treno in movimento; l’ultima strofa contiene le parole: ”gemiti”, “ululi”, “rombando”, “lamento”,“squillano” che sottolineano l’universo sonoro che il poeta vuole evocare.

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