Cronaca

Medici di base, gli orari e i luoghi delle visite: ecco cosa cambia con le novità della riforma

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Medici di base: dagli orari ai luoghi delle visite, ecco cosa cambia con le novità introdotte nella nuova riforma. La proposta su cui il governo sta lavorando segna un cambiamento significativo: i medici di base passeranno da liberi professionisti a dipendenti del Servizio sanitario nazionale, con un impegno di 38 ore settimanali da dedicare sia all’assistenza diretta ai pazienti che alla programmazione territoriale. Ecco le principali innovazioni.

Medici di base, gli orari e i luoghi delle visite: cosa cambia

Si tratta di una vera e propria rivoluzione per i medici di base. Il governo Meloni sta preparando una riforma che introduce diverse modifiche, dal passaggio a dipendenti del Servizio sanitario nazionale fino a nuove disposizioni riguardanti orari e sedi delle visite. Analizziamo nel dettaglio il contenuto della bozza, sostenuta dal ministro della Salute Orazio Schillaci e dalle Regioni, e fortemente supportata anche dal presidente del Lazio Francesco Rocca, che ha dichiarato: “Il sistema attuale non è sostenibile”.

Medici di base: le novità della riforma

Il documento provvisorio di 22 pagine, visionato in anteprima dal Corriere della Sera, introduce numerosi cambiamenti significativi. Una delle principali innovazioni riguarda il rapporto tra i medici di base e il Servizio sanitario nazionale: i nuovi assunti diventeranno a tutti gli effetti lavoratori dipendenti, come i medici ospedalieri. I professionisti già in servizio avranno la possibilità di scegliere se continuare come liberi professionisti o aderire al nuovo regime. I medici assunti dovranno operare sia nei propri studi che nei nuovi presidi territoriali, garantendo assistenza dalle 8 alle 20 con servizi diagnostici avanzati. Inoltre, la bozza prevede un impegno settimanale di 38 ore, mentre attualmente il minimo garantito varia tra le 5 e le 15 ore, a seconda del numero di pazienti.

Distribuzione delle ore e dei luoghi

Il tempo sarà ripartito tra assistenza diretta ai pazienti e programmazione territoriale, in relazione al numero di pazienti seguiti: da un minimo di 6 ore fino a un massimo di 24 per coloro che assistono oltre 1.500 pazienti. In base al documento provvisorio della riforma, la distribuzione delle ore sarà organizzata come segue:

  • Fino a 400 assistiti: 38 ore da svolgere nel distretto o nelle sue articolazioni, di cui 6 ore dedicate agli assistiti e le restanti per le necessità della programmazione territoriale.
  • Da 401 a 1.000 assistiti: 12 ore da destinare agli assistiti e le restanti per le necessità della programmazione territoriale.
  • Da 1.001 a 1.200 assistiti: 18 ore da riservare agli assistiti e le restanti per le necessità della programmazione territoriale.
  • Da 1.201 a 1.500 assistiti: 21 ore da dedicare agli assistiti e le restanti per le necessità della programmazione territoriale.
  • Oltre 1.500 assistiti: 24 ore da riservare agli assistiti e le restanti per le necessità della programmazione territoriale.

La riforma mira a garantire la disponibilità di un medico per tutto il giorno e a offrire un’assistenza sanitaria più capillare, attraverso l’utilizzo di 1.350 Case della Comunità, finanziate con 2 miliardi di euro dal Pnrr, e degli ambulatori pubblici messi a disposizione dalle Regioni. In questo modo, i pazienti potranno accedere a un medico di base sempre presente nella fascia oraria dalle 8 alle 20, sette giorni su sette, con la possibilità di usufruire di servizi diagnostici avanzati, come elettrocardiogrammi, ecografie e spirometrie. La bozza della riforma prevede anche novità in ambito formativo: attualmente, per diventare medico di base è necessario seguire un corso di formazione triennale gestito dalle Regioni, ma la riforma intende trasformare questo percorso in una laurea specialistica di 4 anni, simile a quella dei medici ospedalieri.

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