Il giudice dell’udienza preliminare di Palermo, Paolo Magro, ha condannato Laura Bonafede, insegnante di Campobello di Mazara e figlia di un noto boss mafioso locale, a 11 anni e 4 mesi di carcere per associazione mafiosa. Bonafede, sentimentalmente legata a Matteo Messina Denaro, storico boss di Cosa nostra, era inizialmente accusata solo di favoreggiamento, accusa poi trasformata in associazione mafiosa dai pubblici ministeri Piero Padova e Gianluca De Leo, che avevano richiesto una pena di 15 anni. La sentenza è stata emessa al termine di un processo celebrato con rito abbreviato.
Messina Denaro, la maestra legata al boss condannata per mafia
Secondo le ricostruzioni, Bonafede avrebbe incontrato Messina Denaro fino a pochi giorni prima della sua cattura e, come rivelano numerosi pizzini ritrovati nel covo del boss, i due avrebbero anche convissuto. La donna sarebbe stata coinvolta nella gestione della corrispondenza del boss, facilitando i suoi contatti con altri membri di Cosa nostra e contribuendo a mantenerne nascosta la latitanza.
Prima della sentenza, Bonafede ha negato qualsiasi coinvolgimento in Cosa nostra, così come la presunta convivenza con Messina Denaro. Nelle sue dichiarazioni spontanee, ha sostenuto di aver sempre vissuto con la madre fino al 2021 e ha chiesto al giudice di considerare la sua posizione con imparzialità. “Non ho mai fatto parte di alcuna associazione mafiosa, né ho mai convissuto con nessuno,” ha dichiarato Bonafede, aggiungendo di sperare che il giudice potesse valutare il suo caso con giustizia.
La relazione con Messina Denaro
Nel tentativo di difendersi dalle accuse, Bonafede ha raccontato di aver conosciuto Matteo Messina Denaro fin da bambina, poiché il boss era un amico di lunga data di suo padre, Leonardo Bonafede, figura storica della mafia locale. Ha sostenuto che Messina Denaro si era dimostrato un amico, soprattutto nei momenti difficili, come durante l’arresto e la condanna all’ergastolo per omicidio di suo marito, Salvatore Gentile. La donna ha respinto con forza le accuse, sostenendo che il suo rapporto con Messina Denaro fosse solo personale e privo di implicazioni mafiose.