Metalli pesanti nei malati di tumore della Terra dei Fuochi. La conferma shock arriva da uno studio pubblicato dal Journal of Cellular Physiology.
Metalli pesanti nei malati di tumore della Terra dei Fuochi
I ricercatori infatti hanno evidenziato la presenza elevata, e fuori norma, di metalli pesanti come cadmio e mercurio nel sangue di pazienti oncologici residenti nella Terra dei Fuochi. È questo l’allarme risultato dello studio pilota coordinato da Antonio Giordano, direttore dell’ Istituto Sbarro di Ricerca sul Cancro della Temple University a Philadelphia e docente dell’Università di Siena e condotto da Iris Maria Forte dell’Istituto Nazionale Tumori Fondazione Pascale CROM Mercogliano.
Cos’è la Terra dei Fuochi
Terra dei Fuochi è un’espressione degli anni 2000 per indicare una vasta area situata nell’Italia meridionale, che si estende in Campania, a cavallo tra la provincia di Napoli e quella di Caserta, in relazione all’interramento di rifiuti tossici e rifiuti speciali, e all’innesco di numerosi roghi di rifiuti, tutte circostanze con un potenziale impatto sulla salute della popolazione locale. Essa apparve per la prima volta nel 2003, quando fu usata nel Rapporto Ecomafie di quell’anno curato da Legambiente.
In seguito è stata utilizzata da Roberto Saviano nel libro Gomorra, come titolo dell’undicesimo e ultimo capitolo. Le immagini di rifiuti incendiati, disseminati, o abbandonati in discariche abusive nella Terra dei Fuochi, anche in prossimità di zone abitate, sono state associate alla percezione di un maggior rischio per la salute per le persone che abitano nell’area, con particolare riferimento ai tumori.
Le indagini scientifiche successivamente svolte non hanno tuttavia apportato alcuna certezza sulla correlazione tra questo tipo di fenomeni e i tumori, soprattutto per quanto riguarda quelli infantili, anche se spicca un aumento del numero di casi di neoplasie tiroidee statisticamente significativo.
In generale, una correlazione significativa tra esposizioni ambientali e tumori è di difficile (se non impossibile) applicazione, in quanto intervengono in gioco molti altri fattori, come la cattiva alimentazione, il fumo, l’ereditarietà, i controlli ospedalieri, i ricoveri e la diagnosi precoce.
In particolare, gli studi compiuti sulle piante che crescono nell’area, effettuati da fonti disparate (incluso il ministero della Salute e organismi internazionali indipendenti), non hanno fatto emergere alcun profilo di rischio riguardo ai livelli di tossine e contaminanti, che sono risultati essere conformi agli standard dettati dalle normative in materia di sicurezza alimentare emanate dall’Unione europea.