Michelangelo Buonarroti, protagonista del Rinascimento italiano, è stato uno scultore, pittore, architetto e poeta. Grazie alle sue opere venne riconosciuto come uno dei maggiori artisti di tutti i tempi già in vita.
Michelangelo Buonarroti, oltre il genio
Michelangelo Buonarroti è nato il 5 marzo 1475 a Caprese, un piccolo paese della Toscana.
Il padre, Ludovico Buonarroti, era discendente di una famiglia fiorentina di tradizione guelfa che, alla nascita del figlio, era podestà di Chiusi e di Caprese, mentre la madre, Francesca di Neri, morì quando Michelangelo aveva 6 anni. Già quando venne avviato agli studi, dall’umanista Francesco da Urbino, Michelangelo manifestò da subito tendenze artistiche.
Nel 1488, incoraggiato da Francesco Granacci, riuscì a convincere il padre ad entrare come apprendista nella bottega dei pittori Domenico e David Ghirlandaio. Il maestro rimane stupefatto dei disegni eseguiti dal tredicenne Michelangelo.
Nella bottega sarebbe dovuto rimanere almeno tre anni (in base al contratto) ma nel giro di un anno abbandona i pittori, anche a causa della grande passione per la scultura, per trasferirsi nel Giardino di San Marco, una libera scuola di scultura e di copia dell’antico, fatta erigere da Lorenzo de’ Medici, con a capo lo scultore Bertoldo, discepolo di Donatello.
Le prime commissioni e i viaggi
Subito notato da Lorenzo il Magnifico, Michelangelo viene da lui accolto nel suo palazzo dove, a contatto con i grandi pensatori umanisti (tra i quali Marsilio Ficino, Pico della Mirandola, Poliziano), ha modo di arricchire la propria cultura. Alla corte dei Medici egli esegue le sue prime sculture, la Battaglia dei Centauri e la Madonna della Scala.
Nel 1494, resosi conto dell’imminente crollo politico del suo mecenate, Michelangelo, nella paura di rimanere coinvolto nei disordini, fugge a Bologna ove, ammirati i rilievi di Jacopo della Quercia, scolpisce un bassorilievo per il Duomo di San Petronio.
Dopo un breve viaggio a Venezia, torna a Bologna e resta per circa un anno ospite di Gianfrancesco Aldrovandi, dedicandosi a studi letterari e al componimento scultoreo dell’arca di San Domenico.
Nel 1495 ritorna a Firenze e nello stesso periodo in cui il Savonarola andava contro il lusso e l’arte paganeggiante, Michelangelo crea il Bacco Ubriaco (Bargello).
I capolavori: la Pietà vaticana e il David
Tra il 1497 e il 1499, a Roma crea la Pietà vaticana, considerata il primo capolavoro dell’artista, allora poco più che ventenne, nonché una delle maggiori opere d’arte ed è inoltre l’unica che riporta, sulla fascia a tracolla che regge il manto della Vergine, la firma dell’autore: “Lo fece il fiorentino Michelangelo Buonarroti”.
Fra il 1501 ed il 1505, ritornato a Firenze, subisce qualche suggestione leonardesca e produce una serie di capolavori: il Tondo Doni (Uffizi), il Tondo Pitti (Museo del Bargello), il perduto cartone per l’affresco della Battaglia di Cascina e l’ormai famosissimo David di marmo, collocato all’ingresso di Palazzo Vecchio come simbolo della Seconda Repubblica ma anche come apice dell’ideale rinascimentale: Homo faber ipsius fortunae – l’uomo libero e artefice del proprio destino.
Intanto i continui impegni costringono l’artista a continui spostamenti tra Firenze, Roma, Carrara e Pietrasanta, dove si prende cura personalmente della cava dei marmi per le sue sculture.
Buonarroti a Roma: la volta della Cappella Sistina
Nel marzo del 1505 Papa Giulio II chiama l’artista a Roma per commissionargli il monumento sepolcrale, dando così l’avvio ad una vicenda di contrasti con il pontefice e i suoi eredi, che si concluderà solamente nel 1545 con la realizzazione di un progetto assai ridotto rispetto al grandioso piano iniziale: il mancato compimento di quest’opera fu assai doloroso per Michelangelo.
Nel maggio del 1508, dopo una clamorosa rottura e riappacificazione con il papa, firma il contratto per la decorazione del soffitto della Cappella Sistina.
In 4 anni, di accanito e duro lavoro, un solo uomo riesce a decorare cinquecento metri quadri, rappresentando la piena espressione degli ideali artistici del Rinascimento affidati a un’interpretazione neoplatonica della Genesi.
Giulio II muore nel 1513 e si ripropone il problema del monumento funebre: di questo secondo incarico ci restano il Mosè e i due Schiavi (Schiavo Ribelle e Schiavo Morente) conservati al Louvre, anche se di fatto la tomba completa sarà completata solo nel 1545, con un’ultima versione, in gran parte affidata agli aiuti.
Michelangelo lavora anche ai progetti per la facciata di San Lorenzo, e a quelli per le tombe Medicee, al Cristo per Santa Maria sopra Minerva.
Nell’autunno del 1524 il nuovo papa dei Medici, Clemente VII, fa iniziare all’artista i lavori per la biblioteca Laurenziana e proseguire quelli per la tomba. Queste opere saranno portate a termine solo nel 1534, anno in cui Michelangelo si stabilisce definitivamente a Roma.
Verso il settembre dello stesso 1534 sono le prime trattative per il Giudizio Finale, che doveva coprire la parte dell’altare della Cappella Sistina; verrà terminata dall’artista nel 1541.
L’amore, le ultime opere e la morte
Gli avvenimenti personali di questo periodo hanno una eco anche sull’arte di Michelangelo, soprattutto l’amicizia con Tommaso de’ Cavalieri, al quale dedica poesie e disegni, e l’amore per la poetessa Vittoria Colonna, marchesa di Pescara, che lo avvicina ai problemi della riforma e alle idee circolanti nell’ambiente dei Valdes. Nel dipinto di Enrico Fanfani vediamo Michelangelo che legge dei versi a Vittoria.
Tra il 1542 e il 1550 l’artista attende agli affreschi per la cappella Paolina, sempre in Vaticano, si dedica alle imprese architettoniche, come il compimento di Palazzo Farnese, la sistemazione del Campidoglio, e soprattutto i lavori per San Pietro, alla cui fabbrica viene preposto da Paolo III nel 1547, e porta a termine diverse sculture, dalla pietà del duomo di Firenze, alla quale lavora nel 1555, alla estrema incompiuta Pietà Rondanini.
Michelangelo ammirato senza riserve da alcuni, odiato da altri, onorato dai papi, imperatori, principi e poeti, muore il 18 febbraio 1564.