Ancora presto per stabilire se la morte di Michele Merlo poteva essere evitata o meno. Il giovane cantante è morto lo scorso 6 giugno a causa di una leucemia fulminante. Chi aspetta di scoprire la verità sono i genitori, che in più sedi hanno cercato di portare alla luce eventuali errori o sottovalutazioni sulle cure per il figlio 28enne.
Michele Merlo, la morte poteva essere evitata? Le indagini
Dopo cinque mesi di indagini la Procura di Bologna non ha riscontrato responsabilità a carico dei medici emiliani (il primo accesso era stato al pronto soccorso di Vergato). A Bologna, secondo i periti, non si poteva fare nulla per salvarlo. L’inchiesta però si sposta in Veneto, dove invece forse qualcosa si sarebbe potuto notare prima.
Le cure in Veneto
A maggio il ragazzo si era presentato a Rosà (Vicenza), il suo paese d’origine, e a Cittadella (Padova). In entrambi i casi nessuno capì che le condizioni del paziente erano già gravi. Per questo adesso i magistrati bolognesi hanno trasmesso gli atti dell’inchiesta, un fascicolo per omicidio colposo, a carico di ignoti, alla Procura di Vicenza. Che dovrà ricominciare le indagini.
In particolare Michele si presentò al Pronto soccorso di Cittadella con dolori e un ematoma alla gamba. Nessuno lo visitò dopo tre ore, così lasciò scocciato il pronto soccorso. Poi fu visitato dallo studio medico associato di famiglia, dove l’ematoma gli fu massaggiato con una pomata. Secondo la perizia, se entro il 27 giugno a Michele Merlo fosse stato sottoposto a esami del sangue, sarebbero emersi i segnali di una emopatia acuta. E forse le cose sarebbero andate diversamente.