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Il 30 giugno del 1966 nasce “Iron Mike” Tyson, uno dei migliori pesi massimi nella storia del pugilato

Michael Gerard Tyson, noto al mondo con il nome Mike, è un ex pugile statunitense che nella sua carriera ha infiammato i ring di mezzo mondo e fatto impazzire il pubblico. Soprannominato “Iron Mike”, “The Baddest Man on the Planet”, “Kid Dynamite” e “King Kong”, è considerato uno dei migliori pesi massimi nella storia del pugilato. Tra gli atleti più riconoscibili e pagati degli anni Ottanta e Novanta. I dati sbalorditivi, ottenuti durante il periodo della sua inarrestabile ascesa, lo hanno portato a divenire uno dei pugili più apprezzati e acclamati di tutti i tempi. Anche se – ad oggi – il suo declino sembra inesorabile, per tutta la metà degli anni Ottanta “Iron Mike” ha dominato la scena del pugilato mettendo fuori combattimento tutti i migliori pesi massimi dell’epoca: Trevor Berbick, Tyrell Biggs, Larry Holmes, Frank Bruno, Buster Douglas. A mettere un freno a questa corsa all’inserimento a forza negli albi dei record ci pensa per la prima volta James Douglas nel 1990.

30 giugno 1966: nasce Mike Tyson, leggenda della boxe degli anni Ottanta e Novanta

Nacque a Brooklyn (quartiere di New York) il 30 giugno del 1966 da Lorna Smith (di professione insegnante) e Percel Tyson che in seguito si separarono; la madre si legò quindi sentimentalmente a Jimmy Kirkpatrick (1924-2001) senza un secondo matrimonio. Nel 1968, Kirkpatrick (che lavorava come manovale) lasciò il lavoro e la famiglia per problemi di cuore: Tyson crebbe dunque con la sua assenza. Dall’unione con Percel, nacquero anche Rodney (ritenuto, tuttavia, da alcune fonti un fratellastro) e Denise. Dopo l’addio del compagno, Lorna – che aveva problemi di alcolismo – si trasferì a Brownsville, uno dei quartieri più pericolosi di Brooklyn. La mancanza della figura paterna e l’ambiente di vita condizionarono, in negativo, l’infanzia di Tyson.


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Fin da piccolo, Mike mostrò una passione per i piccioni tanto da allevarne in proprio. Il fatto è ben conosciuto presso gli appassionati della boxe, rappresentando uno dei tratti identificativi del pugile fuori dal ring. Fu proprio tale interesse a collegarlo – in via diretta – con la violenza. Accadde infatti, quando Tyson aveva 10 anni, che un ragazzo (Gary Flowers) tentò di rubargli un piccione finendo per ucciderlo: Tyson, per tutta risposta, lo aggredì stendendolo a pugni. L’episodio fu soltanto l’inizio di un’adolescenza caratterizzata dal ricorso alla forza, tanto che nel giro di breve tempo il ragazzo si distinse spesso per risse in strada e combattimenti clandestini. Oltre che per le lotte, si ritagliò una fama negativa anche a causa di furti e rapine: a 13 anni, aveva già conosciuto il carcere minorile per 39 volte. La sua infanzia non fu tuttavia esente anche da crimini di cui divenne vittima, anziché esecutore: nell’autunno 2014, dichiarò infatti di essere stato molestato sessualmente da un estraneo quando aveva 7 anni.

L’approccio con la boxe

«Chiunque pensi che Mike non sapesse boxare o non avesse tecnica probabilmente non è mai entrato in una palestra. Voglio dire, Cus gli insegnò ogni trucchetto possibile, poteva schivare con il busto, mandarti a vuoto, era il paradigma dello swarmer, un maestro nell’arte della combinazione “gancio al corpo-montante”, implacabile nelle serie al corpo, una versione raffinata degli ultimi Dempsey e Frazier» – Emanuel Steward.


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Durante uno dei tanti soggiorni in riformatorio, Tyson conobbe di persona Muhammad Ali: l’ex campione si era recato in visita ai ragazzi dell’istituto, che avevano appena assistito ad un film biografico su di lui. Proprio in carcere, ebbe tuttavia inizio la sua carriera pugilistica. L’impegno profuso negli allenamenti spinse Bobby Stewart, a sua volta ex-pugile, a segnalarlo ad un allenatore: Cus D’Amato, noto per aver già seguito Floyd Patterson e José Torres. D’Amato sviluppò un legame particolare con il giovane Tyson, risultando importante non solo dal punto di vista sportivo ma anche da quello umano. Tra le altre cose, lo istruì sui fondamenti tecnici dei quali Mike – già fisicamente molto prestante, pesando oltre 80 kg all’età di dodici anni – possedeva scarsa conoscenza. Grazie agli insegnamenti di Cus, il ragazzo imparò come sfruttare a proprio vantaggio l’altezza ridotta (178 centimetri, uno dei più bassi di sempre nella categoria al pari di Rocky Marciano) per schivare i colpi avversari.

Gli inizi


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Una statua in oro dedicata a Mike Tyson.

Nel 1982, dopo che Lorna morì per un tumore, D’Amato adottò legalmente il sedicenne. In quello stesso anno, Tyson vinse l’oro tra i massimi alle Olimpiadi junior. A livello amatoriale sostenne 54 incontri, 48 dei quali vinti: il primo di essi durò appena 8 secondi. Non riuscì tuttavia a trovare lo sbocco olimpico, poiché una doppia sconfitta con Henry Tillman gli impedì di far parte della squadra che andò ad affrontare i Giochi di Los Angeles ’84.

Professionismo

Il 1985 fu l’anno del debutto professionistico, ma anche quello di un doloroso addio: il 4 novembre morì infatti D’Amato, deceduto a causa di una polmonite. Fino al 1986, Tyson riportò 27 vittorie consecutive balzando al primo posto nella classifica mondiale della WBC. L’ente gli consentì dunque di competere per il titolo mondiale, affrontando Trevor Berbick a Las Vegas il 22 novembre. L’avversario legava la propria notorietà all’aver sconfitto, nel 1981, Muhammad Ali nel suo ultimo incontro. Tyson vinse per ko alla seconda ripresa, con uno strapotere fisico ed una facilità nel portare i colpi che vanificarono la maggior esperienza di Berbick. L’età di 20 anni, 4 mesi e 22 giorni lo rese il più giovane campione del mondo nella categoria. Il 7 marzo 1987 si aggiudicò anche la versione WBA del titolo, battendo ai punti James Smith. Il 30 maggio si misurò con Pinklon Thomas, vincendo per ko tecnico. Due mesi più tardi, sfidò invece Tony Tucker: battendolo ai punti, dopo 12 riprese, unificò la corona dei massimi. Il 16 ottobre difese poi le cinture contro Tyrell Biggs. Durante il primo semestre del 1988 (anno che vide il suo matrimonio con l’attrice Robin Givens) sconfisse anche Larry Holmes, Tony Tubbs e Michael Spinks mandando quest’ultimo ko in soli 91 secondi. Sempre in questo periodo, Tyson scelse Don King come manager: l’avvenimento fu indicato, dai più, come l’inizio del declino (umano e agonistico) di “Iron Mike”.


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Mike Tyson nel celebre incontro contro Evander Holyfield.

Nel mese di ottobre, la moglie avviò le pratiche per il divorzio sostenendo di essere stata picchiata dal pugile. Nonostante le ombre gettate su di lui dalla cronaca, Tyson difese il titolo anche contro Frank Bruno nel febbraio 1989 e Carl Williams nel luglio seguente. La sua carriera assunse una svolta inattesa l’11 febbraio 1990, quando a Tokyo si arrese per la prima volta: James Douglas lo mandò ko alla decima ripresa, sottraendogli la cintura. La sconfitta maturò in un contesto di polemiche, indirizzate principalmente all’arbitro Octavio Meyran, del quale fu criticato il conteggio all’ottavo round: il giudice di gara avrebbe infatti iniziato, in lieve ritardo, a contare i secondi dopo che Douglas era stato atterrato. Per contro, venne fatto notare che anche il conteggio di Tyson (nella dinamica che portò al knock-out) prese più tempo dell’effettivo limite. Incassata la prima sconfitta da professionista, Tyson perse inoltre la sorella Denise che morì d’infarto a 24 anni. La rivincita con Douglas fu programmata per il giugno 1990, mese in cui “Iron Mike” sconfisse invece Tillman. Il 1990 terminò con un’altra vittoria, ai danni di Alex Stewart. Nel 1991, il pugile batté infine Donovan Ruddock per due volte. All’età di 25 anni, giunse quindi ad avere un record di 41 vittorie (36 prima del limite) su 42 incontri.

Carcerazione, il ritorno e il declino

Nell’autunno 1991, avrebbe dovuto misurarsi con Evander Holyfield. L’incontro non ebbe, tuttavia, mai luogo poiché la rincorsa al titolo fu bloccata da un caso giudiziario: accusato di aver compiuto abusi sessuali su Desiree Washington (reginetta di bellezza), Tyson venne dapprima indagato e successivamente posto sotto processo. Il procedimento legale, svoltosi nell’inverno del 1992, si concluse con la condanna: il giudice Patricia Gifford – del tribunale di Indianapolis – emise per lui una sentenza di reclusione pari a 10 anni, 4 dei quali con pena sospesa.


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Durante il periodo di detenzione, si convertì alla religione islamica: riguardo ai fatti che lo avevano condotto in carcere, Tyson fornì le proprie scuse a Desiree pur rigettando ogni accusa di colpevolezza. Venne rilasciato per buona condotta nel 1995, anno in cui sposò Monica Turner. Tornò sul ring a 29 anni, sconfiggendo Peter McNeeley per squalifica. Il 7 settembre 1996 vinse contro Bruce Seldon, mentre due mesi dopo – il 9 novembre – fu battuto da Holyfield per ko tecnico all’undicesima ripresa. Secondo gran parte della stampa e degli appassionati, tale momento coincise con l’avvio della parabola discendente della sua carriera. La rivincita si consumò il 28 giugno 1997, con Tyson squalificato per aver morso a sangue l’orecchio del suo avversario. Accusato di «violenza gratuita ed ingiustificata», si vide privato della licenza professionistica da parte della commissione atletica del Nevada. Contestualmente, per il danno arrecato a Holyfield venne condannato al pagamento di 3 milioni di $.

Sospeso a tempo indeterminato dai combattimenti, Tyson accusò Don King di averne causato la rovina economica e scelse Shelly Finkel come nuovo manager. Nell’estate 1998, un anno dopo il provvedimento originario, presentò la domanda per ottenere una nuova licenza. La concessione fu ritardata da una rissa nel Maryland (con l’aggressione a due automobilisti dopo un tamponamento) e dal conseguente affidamento a cure psichiatriche. Tyson venne riabilitato a combattere sul finire del 1998, ma nel triennio che ne seguì disputò incontri con avversari di scarsa caratura nonché – a detta dei tifosi – di dubbia scelta.

Gli ultimi anni


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Nel 2002, a 35 anni, Tyson tentò di nobilitare l’ultimo scorcio di carriera sfidando Lennox Lewis per il titolo mondiale. L’incontro era originariamente previsto per il 6 aprile, ma durante la conferenza di presentazione (avvenuta a gennaio) “Iron Mike” venne alle mani con l’avversario e il suo staff, facendo finire in ospedale una persona. Il match venne quindi posticipato di 2 mesi, all’8 giugno. Apparso inferiore al canadese per tutta la durata del combattimento, Tyson fu messo knock-out all’ottava ripresa. Nel 2003 lamentò gravi difficoltà finanziarie, tanto da dichiararsi in bancarotta: in quest’occasione, accusò Desiree Washington per lo stato in cui versava. Destò scalpore una sua intervista in cui ammise che avrebbe voluto stuprare, effettivamente, la donna. Il 2003 fu anche l’anno in cui il secondo matrimonio (con la pediatra Monica Turner, madre dei suoi figli Rayna, nata nel 1996, e Amir, nato nel 1997) conobbe, a sua volta, il divorzio. Per quanto concerne le vicende sportive, dopo la sconfitta con Lewis indossò i guantoni per soli altri 3 match fino al 2005. Il ritiro definitivo venne annunciato a quasi 39 anni.

Dopo il ritiro

Nel 2006 si cimentò come arbitro, dirigendo un incontro di «cage fighting» (“lotta in gabbia”) a Londra. In autunno, ormai quarantenne, organizzò un tour con esibizioni e sparring per risollevare le proprie finanze. A dicembre fu nuovamente arrestato, per guida sotto l’effetto di cocaina e possesso della medesima droga. Lo stesso pugile dichiarò la sua dipendenza dalla sostanza. Il processo avrebbe potuto condannarlo a 7 anni di reclusione, ma l’essersi sottoposto ad un programma riabilitativo e il superamento di 29 test antidroga permisero di ridurre la pena detentiva ad un solo giorno.


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Il 26 maggio 2009, la figlia Exodus (di 4 anni) morì per soffocamento dopo un incidente casalingo. A distanza di 2 settimane, Tyson si sposò per la terza volta con Lakiha Spicer. Il 2009 rappresentò inoltre l’anno della pace con Holyfield, formalmente stretta nel corso di un programma televisivo. Dal terzo matrimonio nacquero Milan e Morocco Elijah, portando a 8 il numero totale di figli.

Nell’autunno 2013 fu pubblicata la sua autobiografia, nella quale Tyson svelava numerosi retroscena della propria carriera e ammetteva di aver fatto uso – prima di alcuni incontri – di cocaina. Esattamente 4 anni dopo l’opera trovò seguito con un altro libro che ripercorre la storia dell’ex pugile. Agli inizi del 2018, dopo che la California legalizzò la coltivazione della marijuana, Tyson annunciò l’apertura di un ranch in cui produrre cannabis.

Il ritorno nel 2020

In un video pubblicato su Instagram Mike Tyson conferma il ritorno sul ring. L’allenamento del campione classe 1966 è impressionante: reattività, ferocia e velocità nei suoi colpi. Il suo allenatore Cordeiro ha dichiarato: «Ha la stessa potenza di un ventunenne, con il gancio destro potrebbe uccidere qualcuno».


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«I’m back» con queste parole l’irrefrenabile “Iron Mike” Tyson annuncia il suo ritorno sul ring. La leggenda della boxe a quasi 54 primavere e dopo 15 anni dal ritiro, indossa nuovamente i guantoni, mostrandosi sui social impegnato in duri allenamenti con il suo coach Rafael Cordeiro.

Vita privata

La prima consorte di “Iron Mike” è Monica Turner, già divorziata e madre di Gena. Il matrimonio è arrivato nel 1997 e si è concluso con il divorzio del 2003, dopo la nascita di Rayna e Amir. Prima ancora le nozze con Robin Givens, attrice da cui si è separato nel 1989 (dopo un anno dal “Sì”). La rottura è scaturita dopo che Tyson ha sorpreso la moglie a letto con l’allora astro nascente del cinema Brad Pitt!


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Mike Tyson e la sua terza moglie, Lakiha “Kiki” Spicer.

La figlia Mikey Lorna, invece, è nata dalla relazione con Mikey Kimberly Scarborough, mentre è ignota la madre del figlio Miguel Leon (amante della boxe proprio come papà Mike, tanto da essere allenato dal genitore!). Dall’ex compagna Nathalie Fears sarebbe nato un altro figlio ritenuto suo dall’ex pugile, il cui nome è D’amato Kilrane Tyson (in onore del suo coach Cus D’Amato), ma della cui paternità non si sarebbe mai fatto un definitivo accertamento. Infine, tra i flirt più celebri del passato quello con Naomi Campbell che infiammò il gossip di mezzo mondo.

Nella vita privata di Mike Tyson ci sono ben 8 figli di cui una, Exodus, morta nel 2009, a 4 anni per un incidente domestico. Il campione l’ha avuta da Sal Xochite. Pochi giorni dopo il dramma, ha sposato la sua terza moglie, Lakiha “Kiki” Spicer, che lo ha salvato dal definitivo tracollo. Dalle nozze sono nati Milan e Morocco Tyson.