“Non ho mai dato gocce o tranquillanti a mia figlia”, sono queste le dichiarazioni di Alessia Pifferi, madre di Diana la bambina morta di stenti a Milano, nel processo dove è accusata di omicidio.
Morte di Diana Pifferi, Alessia al processo: “Mai dato gocce o tranquillanti”
“Quello che so per certo è che io non ho mai dato gocce o tranquillanti a mia figlia“, sono le dichiarazioni di Alessia alla corte d’Assise di Milano, nel processo dove è imputata per l’omicidio della bambina che ha lasciato morire di stenti in casa da sola nel luglio dello scorso anno.
La donna, poi, ha parlato anche dell’uomo che frequentava all’epoca dei fatti. “Ha provato un paio di volte a mettermelo nel bicchiere, ma io non ho mai preso tranquillanti. Non me ho mai avuto bisogno”, ha raccontato. Il tranquillante “l’ha portato lui perché lo usava per dormire”, ha poi aggiunto.
Il periodo in cui l’ha lasciata da sola
“La lasciavo sola solo il fine settimana quando andavo dal mio nuovo compagno. Le prime volte portavo la bambina, mentre altre volte la lasciavo a questa amica che non si trova. L’ho lasciata da sola pochissime volte. L’indomani tornavo a casa, di solito”, ha riferito. “Pensavo che il latte le bastasse, la lasciavo sola nel lettino, in un lettino da campeggio”, ha testimoniato. Secondo Pifferi, tra l’altro, la bambina “non era in grado di uscire da sola dal lettino”. “Quando tornavo era tranquilla, la cambiavo, le davo la pappa, era tranquilla. Le cambiavo anche il pannolino sporco di urina”.
“Quando sono rientrata quel 20 luglio del 2022 ho trovato mia figlia nel lettino, sono andata subito da mia figlia, non ricordo se la porta era aperta o chiusa. L’ho accarezzata, ma non si muoveva: ho capito che c’era qualcosa che non andava, non era in piedi come le altre volte”. “Non era fredda la bambina, ho tentato di rianimarla, l’ho presa in braccia e le ho faccio il massaggio cardiaco, in bagno ho provato a bagnarle le manine, i piedini e la testa per vedere se si riprendeva”, ha aggiunto. “Tremai, sudai, mi misi a piangere, chiamai il 118”, poi ecco la richiesta al compagno di raggiungerla ma “lui non venne. Piangevo, tremavo, ero sotto choc, capii che non c’era più nulla da fare quando vidi i medici”, ha concluso.