“Emanuela Orlandi, anni 15 – .alta mt.1.60, è scomparsa. Al momento della scomparsa aveva capelli lunghi, neri e lisci, indossava pantaloni jeans, camicia bianca e scarpe da ginnastica. Non si hanno sue notizie dalle 19:00 di mercoledì 22 giugno. Chi avesse utili informazioni è pregato di telefonare al numero: 69.84.982”. Questo è il manifesto che si poteva trovare su quasi tutti i muri di Roma verso il finire del mese di giugno dell’83. Una sera di 39 anni fa, questa ragazzina sorridente e spensierata, che all’epoca aveva appunto 15 anni, non ha fatto più ritorno a casa. Non si è allontanata volontariamente, è stata rapita, sequestrata.
Questo è quello che il Papa di allora, oggi San Giovanni Paolo II, ha diplomaticamente detto al mondo il 03 luglio 1983, in Piazza San Pietro durante l’Angelus. Qualcuno ha responsabilità di questo caso.
Non si sa cosa ci celi dietro a questa vicenda ma qualunque cosa sia, resta il fatto che una innocente è stata sequestrata e strumentalizzata per fini che forse avremmo difficoltà anche solo ad immaginare. Si prova un’angoscia particolare approfondendo i vari aspetti di questa questione.
La scomparsa di Emanuela Orlandi si trova in quella zona d’ombra, oscura e semi decifrata, dove fiducia e tradimento si fondono in una diabolica trama.
Misteri campani, il caso di Emanuela Orlandi: le origini
Carife, comune della Baronia in provincia di Avellino. Una comunità di circa 1.200 persone. In questo paesino dell’Irpinia, dalla sua nascita avvenuta nel 1934, fino al 1949, anno nel quale si trasferisce a Roma, è cresciuta Maria Pezzano.
Maria conosce Ercole Orlandi con il quale si sposa e ha cinque figli. A parte qualche anno a Roma, hanno vissuto in Città del Vaticano, in via Sant’Egidio, fra le Mura Leonine.
Ercole Orlandi si è spento a Roma nel 2004, all’età di 74 anni. Oggi Maria Pezzano ha 88 anni e vive ancora in quella stessa casa, in Vaticano.
Il mistero
Chi è Emanuela Orlandi? Cittadina/suddita Vaticana, Emanuela Orlandi, è nata a Roma il 14 gennaio 1968 ed è la penultima dei cinque figli di Maria Pezzano ed Ercole Orlandi. Nel 1983 ha quindici anni, frequenta i gruppi giovanili con i fratelli, ha tanti amici ai quali vuole bene e dai quali si fa voler bene.
Perché Emanuela è una brava ragazza, è solare e ama la vita.
Ha appena terminato il secondo anno del liceo scientifico presso il Convitto Nazionale Vittorio Emanuele II.
Ha una grande passione per la musica e frequenta da anni anche una scuola in piazza Sant’Apollinare a Roma, a poca distanza da Palazzo Madama, dove segue corsi di flauto traverso, pianoforte, canto corale e solfeggio.
Mercoledì 22 giugno 1983 Emanuela, dopo essere tornata dal Liceo Scientifico, è a casa in Vaticano, prepara i suoi spartiti e le sue cose per andare a lezione di musica a Sant’Apollinare. E’ una giornata molto calda ed Emanuela non ha molta voglia di prendere i mezzi di trasporto pubblici, quindi chiede a suo fratello maggiore Pietro di accompagnarla in moto.
Pietro purtroppo quel giorno ha un impegno e non può accompagnarla. Sono le 15:30 e a questo punto, forse anche un po’ infastidita, Emanuela esce di casa e in pochi minuti è fuori dal Vaticano, quindi sul suolo italiano, e si reca alla fermata dell’autobus.
Dopo una manciata di minuti, giunto quest’ultimo, sale sull’autobus e in quattro fermate raggiunge Sant’Apollinare.
Nel brevissimo tratto di strada che deve fare per raggiungere a piedi la scuola di musica, Emanuela viene avvicinata da una persona, un uomo che le propone un lavoro di volantinaggio per un’azienda di cosmetici, la AVON, impegnata in un’importante sfilata di moda.
Le propone una cifra di 375.000 Lire per poche ore di “lavoro”. Questo lo sappiamo perché, pochi minuti prima delle 19:00, è la stessa Emanuela a chiamare a casa dei genitori per chiedere il permesso, di accettare la proposta.
Purtroppo quando Emanuela effettua questa telefonata, a casa sua non sono presenti i genitori e le risponde una delle sorelle, Federica, che comunque le consiglia di lasciar perdere questo tipo di “offerte di lavoro”, o quanto meno di sentire prima il parere della mamma Maria quando sarà rientrata.
Emanuela risponde alla sorella che va bene, che torna a casa ne parla con la mamma e il papà ed eventualmente a questo evento si fa accompagnare dalla madre.
Questo è uno dei punti cruciali della storia. Emanuela arriva, stranamente, con qualche minuto di ritardo alla lezione di flauto delle ore 16:00 ed esce dieci minuti prima della fine della lezione di canto corale, prevista per le ore 19:30.
Dopo le lezioni di musica, Emanuela ha un appuntamento con i fratelli e gli amici al quale non si presenta. Più tardi a casa, non vedendola rientrare i familiari preoccupati si mobilitano subito nelle ricerche.
Inizia l’incubo
Natalina, la sorella maggiore di Emanuela, la stessa sera del 22 giugno si reca presso l’Ispettorato di Polizia in Vaticano con l’intento di sporgere immediatamente una denuncia di scomparsa. Nonostante la ragazza scomparsa sia minorenne, le risposte dei funzionari sono di tipo evasivo, pensando che di solito queste cose si risolvono da sole, perché di solito sono bravate da ragazzini; di solito tornano a casa da soli.
Pietro Orlandi ricorda con molta amarezza che un operatore dell’ufficio aggiunse anche: “Non è neanche una bella ragazza, quindi che cosa avete da preoccuparvi?”. Così, quella sera le ricerche non sono partite da parte delle forze di polizia, le quali invitano, anzi, gli Orlandi a tornare il giorno dopo a fare la denuncia, cosa che ovviamente è stata poi fatta.
La città viene tempestata di manifesti con la foto di Emanuela. Da questo momento la storia diventa un groviglio, che coinvolge Stati, servizi segreti, criminalità, massoneria, finanza e terrorismo.
Fra le ipotesi e i protagonisti ci sono prelati, politici, criminali e servizi segreti di tutto il mondo. Poteri di ogni tipo e nazione, forse criminali pedofili e tanti, tanti soldi. Tra depistaggi e indagini che non hanno portato a nulla di fatto, il caso è stato ufficialmente archiviato nel 2016.
Non è stato di certo un successo né per la Giustizia italiana, né per quella Vaticana; anzi, la Famiglia Orlandi continua a dimostrare perplessità verso il loro atteggiamento, che sembra quasi voler dimenticare, piuttosto che arrivare al fondo della vicenda.
Quando è stata comunicata l’archiviazione, poco elegante è stata la dichiarazione di un rappresentante del Vaticano: “Per noi, il caso è chiuso!”
Mamma Maria, in una sua lettera di risposta ha scritto:
“(…) Le ricordo, Eccellenza, che i casi degli scomparsi si chiudono solo in due modi, o con il ritrovamento in vita di chi è sparito o con l’accertamento della sua morte. Me lo dica allora, Eccellenza, come si è chiuso il caso di mia figlia? Perché se per lei il caso è chiuso allora di certo sa cosa è accaduto a Emanuela.
Mi dica dove si trova mia figlia, Eccellenza, se lei sa che è viva mi dica dove è adesso, cosicché possa andare subito a riabbracciarla. Attendo da troppo tempo questo momento.
Se invece lei sa che Emanuela non c’è più, allora Eccellenza mi dica dove sono i suoi resti, mi dica dove posso trovare la tomba della mia bambina. Sono sua madre, io l’ho partorita, l’ho allevata, l’ho vista crescere e poi sparire ancora prima che diventasse donna.
Eccellenza, dov’è sepolta Emanuela? Voglio portarle un fiore ogni giorno, vorrei ricoprirla di fiori.
Ma se non ha risposte da darmi, allora Eccellenza il caso non è affatto chiuso, è ancora aperto, dunque, la sua frettolosa risposta è diplomatica; invece la sua coscienza, l’abito che porta, il ruolo che riveste dovrebbe obbligarla ad aiutarmi a trovare Emanuela, dovrebbe obbligarla a confortare una madre desolata, ad asciugare le sue lacrime e a prodigarsi per colmare il vuoto immenso che ha lasciato Emanuela in questa famiglia, quel pomeriggio di 34 anni fa, quando è uscita per andare a scuola di musica e non è più tornata.
Emanuela Orlandi non è un caso chiuso, è mia figlia ed io la cercherò finché sarò in vita! (…)”.
Scrivo riguardo questo caso, non solo perché è uno dei misteri che ha riscosso più interesse e attenzione a livello internazionale e globale, ma perché questa è la storia di una ragazzina che all’epoca aveva solo 15 anni e che scomparve nel nulla, trascinata via da chissà quale destino.
La Famiglia Orlandi non ha mai fatto richiesta di “dichiarazione di morte presunta”, perché a tutti gli effetti, Emanuela Orlandi era ed è ancora suddita dello Stato Vaticano ed è anche italiana, ha vissuto e frequentato Roma.
È anche figlia dell’Irpinia e credo che come la comunità di Carife, tutti noi abbracciamo e sosteniamo mamma Maria, che si è vista strappare, 39 anni fa, dal suo amore, la sua bambina.
Sosteniamo tutti la Famiglia Orlandi e la ricerca della verità.
Maria Pezzano, la Famiglia Orlandi tutta, il fratello Pietro e l’Avv. Laura Sgrò sono ancora impegnati in prima linea nelle indagini e le ricerche di Emanuela.
Pietro dice sempre: “io ho il dovere di cercarla viva e finché non avrò prove che dimostrino il contrario, per me Emanuela è viva!”.
Per questo numero ci fermiamo qui.
Per parlare di questo “affare” c’è bisogno di tempo e spazio.
Dedicheremo tempo e spazio a questa storia e cercheremo di seguire uno ad uno tutti i fili rossi, sperando di riuscire a trovare il bandolo della matassa.
Questo è solo l’inizio, manteniamo l’Occhio puntato su questo caso.