Inchiesta

Il mistero dell’omicidio di Jolanda Passariello

È un vero mistero l’omicidio di Jolanda Passariello, 8 mesi, di Sant’Egidio (SA). Nella notte di venerdì 21 giugno 2019 è stata soffocata e uccisa. Restano incomprensibili il movente e il perché di tanta efferatezza

Resta un vero mistero l’omicidio della piccola Jolanda Passariello di appena 8 mesi che, nella notte di venerdì 21 giugno 2019, è stata uccisa mediante soffocamento dai genitori.

Chi era Jolanda Passariello

Jolanda Passariello è una bambina di 8 mesi. Il papà si chiama Giuseppe Passariello e la mamma, Immacolata Monti. Jolanda dovrebbe essere un dono, come tutti i figli d’altronde.

A 8 mesi un bambino esplora il mondo, cerca di imparare il modo in cui interagire con le cose e le persone che lo circondano; i suoi modi di comunicare sono il sorriso, qualche prima semplice parola e piccoli suoni. Gattona, si regge forse in piedi provando a muovere i primi passi. Pappa, mamma, papà, potrebbero essere le prime parole che a fatica riesce a pronunciare. Ma le colichette, i dentini da latte, il pannolino, i dolori, i fastidi, le paure e tante altre sensazioni le comunicano per forza di cose piangendo anche a squarcia gola.

Cosa sappiamo

Venerdì 21 giugno 2019: di notte, Jolanda è in preda ad un forte pianto. Immacolata e il papà non riescono a farla smettere. A questo punto Giuseppe, che è anche sotto l’effetto di stupefacenti, si accanisce sulla bimba e prova a soffocarla con le mani, ma il tentativo fallisce; allora prende un “corpo soffice”, verosimilmente un cuscino e ritenta, questa volta riuscendo a soffocare Jolanda, ostruendone le vie respiratorie.

Il mistero

Non è chiaro il movente di questo macabro omicidio né l’esatta dinamica. Non si ha un quadro preciso dell’accadimento. Ad esempio, è stato stabilito che Immacolata fosse presente sia alle torture, alle continue violenze e anche all’omicidio, ma non si è riusciti a cristallizzare il fatto se abbia avuto o meno una parte attiva. Giuseppe Passariello da molto tempo e reiteratamente infliggeva ferite di ogni tipo a Jolanda. Le dava morsi talmente forti e profondi da raggiungere i tessuti muscolari, le procurava ustioni e probabilmente traumi da percosse. Secondo alcune dichiarazioni di Immacolata, Giuseppe era convinto che Jolanda non lo accettasse come padre, poiché ogni volta che la prendeva in braccio, la bimba iniziava a piangere. Inoltre voleva un secondo figlio maschio. Ma entrambe le motivazioni non restituiscono spiegazioni esaustive circa l’efferatezza e la crudeltà delle torture e delle violenze inferte alla piccola.

Le indagini

Il Tribunale di Salerno è incaricato del caso: Giuseppe e Immacolata vengono interrogati diverse volte; gli inquirenti svolgono indagini e intercettazioni; viene effettuata l’autopsia sulla piccola Jolanda.

Secondo le dichiarazioni del padre: “(…) la bambina si è scottata vicino a dei fornelli e con del latte troppo caldo. E le impronte di morsi altro non sono che gesti di affetto, dei leggerissimi morsi per giocare (…)”.

Secondo il PM Roberto Lenza, invece, niente torna né con le dichiarazioni fatte negli interrogatori, poi confrontate con le intercettazioni, né tanto meno con i risultati dell’autopsia. Infatti, i risultati di quest’ultima dicono:

“(…) il soffocamento è avvenuto in due fasi, l’una successiva all’altra; prima un tentativo di soffocamento a mani nude, poi una seconda azione di soffocamento mortale, attuato con l’ausilio di un corpo soffice per ostruire completamente gli orifizi respiratori con conseguenti micro lesioni alle mucose labiali e nasali e la ipervascolarizzazione degli organi. Inoltre i fori e le impronte rinvenute sul corpo della vittima sono il risultato di ripetuti e violenti traumi ricevuti, verosimilmente da morsi o colpi inferti da corpi contundenti. Alcuni di profondità tale da raggiungere e oltrepassare il tessuto muscolare (…)”.

Secondo il PM Roberto Lenza l’autopsia non lascia spazio ad altro tipo di interpretazione dei fatti, Jolanda subiva torture e violenze in modo reiterato nel tempo ed è stata infine soffocata e uccisa. Immacolata Monti in una prima fase delle indagini aveva riferito che il marito la costringeva a stare chiusa in casa, schiavizzata, e che quindi lei non aveva possibilità di ribellarsi all’uomo. Ma a seguito di alcune intercettazioni fatte da parte degli inquirenti, durante alcune conversazioni che Immacolata intrattiene con un’amica, la donna fa delle ammissioni e si tradisce. Il PM, a quel punto, non ha più alcun dubbio: “(…) L’omicidio è avvenuto in presenza di entrambi, l’uno quale esecutore materiale, l’altra con il ruolo di rafforzamento dell’altrui proposito criminoso (…)”. I genitori erano gli unici presenti in casa quella sera… Sempre secondo il PM, Roberto Lenza, anche se permane qualche ombra sul movente, non vi è alcun dubbio sulla responsabilità del delitto. L’autore del delitto è senza dubbio Giuseppe Passariello che, a sua volta, ha avuto come complice Immacolata Monti. La Corte D’Assise di Salerno – con Presidente Vincenzo Ferrara e Giudice, Gabriella Passaro – ha depositato le motivazioni, composte da oltre 50 pagine e ha emesso sentenza con condanna: “(…) pena di ergastolo per Giuseppe Passariello e 24 anni per Immacolata Monti (…)”.

La sentenza

Una sentenza con dei colpevoli e quindi una verità processuale per un omicidio così disumano e crudele è stata raggiunta. Ma questa verità non dà una reale spiegazione a questo orribile crimine, poiché non è chiaro come sia possibile assassinare una creatura così indifesa e innocente, in un modo così cruento. Jolanda Passariello era una neonata, aveva solo 8 mesi, ma era una piccola leonessa, che voleva vivere a tutti i costi e lo ha fatto con tutte le sue forze, fino all’ultimo respiro. E questo è un vero Mistero Campano.

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