Inchiesta

Il mistero del sequestro di Giulio Giaccio

È un vero mistero il rapimento di Giulio Giaccio, di Pianura (NA), che da domenica 30 luglio 2000 è sparito nel nulla, insieme a quattro sconosciuti.

Cosa sappiamo

Giulio Giaccio aveva 26 anni al momento della scomparsa; alto 1,83 cm, occhi neri, capelli castani, di Pianura, in provincia di Napoli.

Domenica 30 luglio 2000 si trovava in una piazzetta nelle vicinanze di casa sua a Pianura, quando, intorno alle 22:30, una Fiat Uno di colore bordeaux con a bordo quattro uomini lo bloccò. Gli sconosciuti scesero dall’auto e, fingendosi Operatori delle forze dell’Ordine, gli chiesero più volte se si chiamasse Salvatore; lui rispose di no, ma gli aggressori, convinti del contrario, lo spinsero a forza nell’ auto e ripartirono.

Da allora Giulio non è stato più trovato. Al momento del rapimento indossava una maglietta a righe blu, jeans, scarpe da ginnastica e un giubbottino blu e giallo.

Chi è Giulio Giaccio?

Giulio Giaccio è un gran lavoratore, fa l’operaio. A detta di tutti è un bravissimo ragazzo, senza grilli per la testa. Non ha mai avuto problemi con la legge né contatti con la criminalità e la malavita. Si tiene lontano da quegli ambienti, ha sempre evitato rapporti e problemi con “quel mondo.” Potrebbe sembrare irrispettoso non parlare troppo di lui, ma la verità è che quando una persona è per bene, tutto si riduce a poche cose da dire. È onesto, fa sacrifici per le persone che ama e ha scelto di percorrere una umile e retta via. Questo non è poco, è molto, è forse tutto quello che serve a descrivere una brava persona e le sue virtù.

I familiari, gli amici, le sue azioni e il suo modo di vivere raccontano il resto. Questo è Giulio Giaccio.

Il Mistero

  • La denuncia, sporta da parte dei familiari, viene accolta dai Funzionari di Forza Pubblica solo dopo tre giorni dall’accadimento, in quanto, per gli inquirenti, veniva sostenuta la tesi dell’allontanamento volontario, nonostante ci fosse un testimone a descrivere e sostenere l’aggressione e il rapimento.
  • Successivamente, per anni, le indagini con motivazioni di sequestro di persona non hanno mai portato a risultati concreti in quanto non si è mai riusciti a trovare un movente o un qualsiasi collegamento con la criminalità. Nessuna richiesta di riscatto, nessun collegamento con l’ambiente di camorra.
  • I quattro finti agenti continuavano a chiedere a Giulio se si chiamasse “Salvatore”,

e prima di spingerlo in auto hanno detto: “È lui, è lui.”

  • Non sono stati mai identificati né i mandanti né gli esecutori del sequestro.

Giulio-Giaccio

Le indagini

Dopo una prima archiviazione, nel marzo 2015 il caso viene riaperto. Secondo il pentito di camorra Roberto Perrone del clan Polverino, collaboratore di Giustizia ritenuto attendibile, Giulio Giaccio è morto: sarebbe stato ucciso per errore, addirittura per motivazioni passionali. Fra i vertici del clan Polverino c’era un boss molto geloso, che stilò un elenco di persone che dovevano essere uccise perché avevano flirtato con la “sua donna”, ma Giulio Giaccio, in tutto questo, non c’entrava niente.

L’inchiesta condotta dal pool anticamorra del procuratore aggiunto Filippo Beatrice, dal pm della Dda Marco Del Gaudio e le dichiarazioni non prive di riscontri di Roberto Perrone confermano che l’omicidio di Giulio Giaccio fu un errore e avvenne in uno dei periodi ad alta tensione criminale nell’area occidentale di Napoli.

Fu ucciso al posto di un’altra persona, molto probabilmente per un errore commesso da uno “specchettista” (l’uomo che in genere segnala ai killer chi uccidere).

Dopo anni di indagini e nonostante le dichiarazioni del pentito Perrone né i mandanti né gli esecutori del sequestro e dell’omicidio di Giulio Giaccio sono stati mai individuati e sono ancora a piede libero. Il suo corpo non è stato mai ritrovato.

Dunque un innocente è stato sequestrato, ucciso e fatto sparire cadavere per errore: questo è di certo un mistero campano.