È previsto un nuovo processo d’Appello per l’ex sindacalista accusato di molestie nei confronti di una ex hostess. La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso del sostituto procuratore generale, annullando così la sentenza di assoluzione.
Nuovo processo d’Appello per l’ex sindacalista Raffaele Meola
La Corte di Cassazione ha annullato la sentenza di assoluzione per Raffaele Meola, ex sindacalista accusato di violenza sessuale nei confronti dell’ex hostess Barbara D’Astolto. La decisione è stata presa l’11 febbraio 2025, su richiesta del sostituto procuratore generale Fulvio Baldi, che ha evidenziato criticità nella motivazione della sentenza di secondo grado. Ora il caso tornerà alla Corte d’Appello di Milano per un nuovo processo.
Il caso: le accuse e le assoluzioni in primo grado e in Appello
I fatti risalgono a marzo 2018, quando Barbara D’Astolto, allora hostess, aveva incontrato Meola – all’epoca sindacalista – per discutere alcune cause civili in corso con la sua azienda. Secondo la denuncia, durante l’incontro nella saletta di un’associazione sindacale, l’uomo avrebbe iniziato a toccarla su più parti del corpo mentre lei sfogliava dei documenti. Dopo 20-30 secondi, la donna lo avrebbe fermato.
Le sentenze di primo grado e d’Appello
Il Tribunale di Busto Arsizio aveva assolto Meola, ritenendo che l’assenza di violenza, minacce o abuso di autorità non configurasse il reato di violenza sessuale. La sentenza era stata confermata dalla Corte d’Appello di Milano, con la motivazione che l’imputato si era fermato dopo la manifestazione di dissenso della vittima. Tuttavia, questa decisione aveva suscitato critiche, in particolare da parte della stessa D’Astolto, che aveva dichiarato: “La giudice ha detto che avrei dovuto interromperlo prima di quei 20-30 secondi”.
Dopo il ricorso della Procura Generale di Milano e della parte civile, la Cassazione ha accolto la richiesta di revisione del caso. Secondo quanto spiegato dal giudice Valerio de Gioia, consigliere della Corte d’Appello di Roma, la legge non stabilisce esplicitamente criteri sul consenso, ma la giurisprudenza lo considera sempre un requisito fondamentale. “Anche se non esercito violenza o minacce, non posso pensare di poter toccare qualcuno liberamente solo perché sono gentile e sorrido”.
Il sostituto procuratore generale della Cassazione, Fulvio Baldi, ha sostenuto che la motivazione dell’assoluzione fosse in contrasto con i principi giuridici sulla violenza sessuale, e ha chiesto l’annullamento della sentenza. La Suprema Corte ha accolto la richiesta, disponendo un nuovo processo d’Appello.
Prossimi sviluppi
Con la decisione della Cassazione, il caso verrà riesaminato dalla Corte d’Appello di Milano, che dovrà stabilire se la condotta di Meola sia penalmente rilevante, rivedendo la valutazione sul concetto di consenso e sulle modalità con cui è stato espresso il dissenso della vittima.
La vicenda riapre il dibattito sull’interpretazione della violenza sessuale nella giurisprudenza italiana e sull’importanza del consenso esplicito nelle interazioni fisiche.