Cronaca

È morto a 100 anni l’alpino Carlo Bonini, ha preso parte alla Campagna di Russia

È morto all’età di 100 anni, Carlo Bonini. Aveva festeggiato il compleanno l’11 settembre scorso nella baita degli alpini della sua Valtellina. Bonini, classe 1922, ha vissuto gli orrori della guerra, in particolare ha affrontato il gelo della Campagna di Russia del 1942 a soli 19 anni.

È morto Carlo Bonini, aveva 100 anni

“Ci sono stati tanti momenti difficili, difficilissimi. Ma ho sempre trovato il coraggio di andare avanti”. Era quello che aveva affermato il reduce della Seconda Guerra Mondiale.

Carlo Bonini è uno degli ultimi reduci della Seconda guerra mondiale che se n’è andato stamattina, 16 ottobre, a Traona (Sondrio), il paese in cui è nato nel 1922. Faceva parte del 5° Reggimento Alpini Battaglione Morbegno, inviato nel 1942 sul fronte russo: Brennero, Austria, Polonia, Caucaso, per poi essere dirottato sul Don. Aveva solo 19 anni, quando fu chiamato in guerra.

Portava la pace dentro le scuole

In Russia l’hanno colpito con una pallottola, è stato prigioniero dei sovietici, ha patito il freddo e la fame. Ha sofferto la solitudine, la paura. Ha visto commilitoni e amici morire sotto la neve, straziati dalle armi. Solo dopo l’armistizio dell’8 settembre, è riuscito a tornare a casa da mamma e papà. Quando li ha visti, è stato per ore “senza parole”. Tornando il ragazzino di 20 anni che era, che doveva essere.

Sono solo alcuni degli aneddoti che Carlo Bonini ha raccontato, per anni, ai ragazzi delle scuole. Dove non andava a parlare di guerra, ma a spiegare la pace. “Mai più la guerra”, diceva.

Gli orrori del conflitto

E lo diceva a gran voce, da testimone degli orrori del conflitto mondiale: una strage che decimò un’intera generazioni di giovani, spezzando per sempre il loro futuro e le loro speranze. Di 229mila soldati italiani inviati in Russia, 32mila furono infatti rimpatriati perché gravemente feriti o congelati. Il totale delle perdite invece, tra morti e dispersi, ammontò a circa 75mila uomini.

“Ricordo il mio amico Anastasio, di Gravedona. Venne colpito da un proiettile alla spalla, per dieci giorni l’ho trascinato durante la ritirata. Poi una mattina stremato mi chiese un po’ d’acqua”, ricordava Carlo Bonini, in una delle sue storie più commoventi e dure. “Andai a cercarla e al ritorno lui era morto. Mi rivedo ancora, poco più che ragazzino, con la borraccia in mano, che tentavo di farlo bere. Ma lui non c’era già più. È stato uno dei momenti più difficili”.

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