Cronaca

Morto Angelo Licheri, si calò nel pozzo di Vermicino per salvare Alfredino Rampi

È morto Angelo Licheri, l’uomo che si calò nel pozzo di Vermicino per tentare di salvare Alfredino Rampi

È morto Angelo Licheri, l’uomo che si calò nel pozzo di Vermicino per tentare di salvare Alfredino Rampi. Licheri, 77 anni, era ricoverato in una clinica a Nettuno, vicino a Roma.

Morto Angelo Licheri, il volontario che tentò di salvare Alfredino Rampi

Angelo Licheri è morto stanotte nella casa di riposo San Giuseppe di Nettuno. Ribattezzato come ‘l’uomo ragno’ è stato colui che quarant’anni fa si è calato per ben 60 metri di profondità nel pozzo artesiano nel tentativo di salvare Alfredino Rampi. Un eroe dei nostri giorni, non ci ha pensato due volte quando nel 1981 si è presentato come volontario ed è stato scelto data la sua piccola statura, che gli ha permesso di raggiungere a testa in giù il bambino, fino a toccarlo ma senza purtroppo riuscire a riportarlo in superficie.

Una vicenda che lo ha segnato per sempre. Licheri si trovava ospite nella casa di riposo della provincia di Roma da otto anni costretto sulla sedia a rotelle e dove di tanto in tanto riceveva visite di persone interessate ad ascoltare la sua storia. Successivamente le sue condizioni di salute si sono aggravate fino a condurlo al decesso, che è sopraggiunto all’età di settantasette anni.

I funerali

I funerali di Angelo saranno celebrati a partire dalle ore 15 nella parrocchia San Apostolo di Tre Cancelli a Nettuno.

L’incidente di Vermicino

L’incidente di Vermicino fu un avvenimento accaduto in Italia il 10 giugno 1981 che causò la morte di un bambino, Alfredo Rampi detto Alfredino (Roma, 24 giugno 1975 – Frascati, 13 giugno 1981), caduto in un pozzo artesiano in via Sant’Ireneo, in località Selvotta, una piccola frazione di campagna vicino a Frascati, situata lungo la via di Vermicino, che collega Roma sud a Frascati nord. Dopo quasi tre giorni di inutili tentativi di salvataggio, il bambino morì dentro il pozzo a una profondità di circa 60 metri. La vicenda ebbe grande risalto sulla stampa e nell’opinione pubblica italiana, con la diretta televisiva della Rai durante le ultime 18 ore del caso.

La mancanza di organizzazione e coordinamento dei soccorsi, ai limiti dell’improvvisazione, fecero capire l’esigenza di una nuova struttura organizzativa per poter gestire le situazioni di emergenza e negli anni successivi portò alla nascita della Dipartimento della protezione civile, all’epoca ancora solo sulla carta.

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