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Napoli, detenuti lavoranti scovati al telefono nel carcere di Secondigliano: “Droni e cellulari sono una realtà nonostante le denunce”

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Foto di repertorio
Foto di repertorio

Detenuti lavoranti del carcere di Secondigliano a Napoli scovati al telefono dal poliziotto in servizio: i fatti sono avvenuti nella mattinata odierna, mercoledì 5 febbraio. La denuncia: “Droni e cellulari sono una realtà nonostante le molte denunce sindacali: schermare i penitenziari”.

Napoli, detenuti lavoranti scovati al telefono nel carcere

Questa mattina, mercoledì 5 febbraio, nel Reparto detenuti Lavoranti del carcere di Secondigliano due detenuti che avrebbero dovuto essere impiegati in attività lavorativa art. 21 dell’Ordinamento penitenziario, sono stati scovati tranquillamente al telefono dal poliziotto penitenziario di servizio. Lo denuncia il Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria, per voce dei dirigenti Raffaele Munno e Donato Vaia. I sindacalisti rimarcano le molte denunce a vuoto fatte dal SAPPE sul possesso e l’uso di telefonini in carcere: “Nelle scorse settimane, la Polizia Penitenziaria ha condotto una operazione che ha riguardato il Reparto Detentivo ad Alta Sicurezza S2 “Ionio” ed ha portato alla scoperta di n.18 telefoni cellulari (sequestrati e messi a disposizione della A.G. con relativa denuncia contro ignoti) abilmente occultati in un nascondigli in ambienti comuni ed estremamente ben mimetizzati, a dimostrazione dell’abilità con cui alcuni detenuti cercano di eludere i controlli, perfettamente funzionanti per eventuali comunicazioni non autorizzate con l’esterno”. “I Baschi Azzurri non abbassano certo la guardia”, concludono i dirigenti del SAPPE, “ma torniamo a gridare che vanno adottate soluzioni drastiche come la schermatura delle sezioni detentive, delle celle e degli spazi nei quali sono presenti detenuti, all’uso dei telefoni cellulari e degli smartphone”.

La denuncia

Donato Capece, segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria, tuona: “Non c’era certo bisogno di qualche trasmissione scandalista per scoprire che in carcere girano troppi telefoni: lo denunciamo da anni, ma tutti se ne fregano, compreso chi oggi si stupisce in tv. Ancora recentemente, il procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Napoli, Nicola Gratteri, è tornato a denunciare, dall’autorevolezza della sua posizione, un aspetto del sistema penitenziario nazionale grave ed oggettivo: l’uso illecito di telefoni cellulari in cella e il sorvolo di droni con materiale vietato e pericoloso. Noi lo denunciamo da anni, sensibilizzando gli uffici competenti chiedendo di schermare le carceri e di dotare tutti i Reparti del Corpo di Polizia Penitenziaria di opportuni sistemi per rendere inattivi i sorvoli sulle strutture. Speriamo sia la volta buona che si faccia qualcosa.

Per questo, il SAPPE torna a sollecitare un intervento immediato da parte del Provveditorato regionale dell’Amministrazione penitenziaria di Napoli presso i competenti uffici del Ministero della Giustizia affinché vengano adottate misure straordinarie per garantire la sicurezza delle carceri italiane. “Non possiamo più permetterci che episodi di questo tipo diventino la norma. La sicurezza degli operatori, dei detenuti e dell’intera comunità è a rischio”, afferma il sindacalista, che assicura come “il SAPPe continuerà a monitorare la situazione e a denunciare ogni tentativo di compromettere l’integrità e la sicurezza degli istituti penitenziari, rinnovando il proprio impegno nella tutela dei diritti e della sicurezza della Polizia Penitenziaria”.

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