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20 luglio 1969, l’allunaggio nel Mare della Tranquillità

NAPOLI. Quando la guerra fredda tra Stati Uniti e l’allora Unione Sovietica si spinse ben oltre le barriere – per così dire – terrestri.

La guerra senza frontiere

A inizio anni Duemila, dopo l’attentato alle Torri Gemelle a New York, con l’avvio delle operazioni militari in Afghanistan (7 ottobre 2001) l’allora presidente Usa G. W. Bush parlò della guerra al terrorismo definendola “una guerra senza frontiere”.

Di certo però la guerra fredda, che gli storici fanno terminare con la caduta del Muro di Berlino, nel 1989, è stata ancor di più senza frontiere, se si pensa che appunto superò quelle del nostro pianeta.

La corsa allo spazio

I sovietici furono infatti i primi a mandare in orbita un satellite artificiale (Sputnik), un essere vivente (la cagnetta Laika) e un astronauta (Yuri Gagarin) sbaragliando quindi la concorrenza americana. Che però si rifece con gli interessi, mandando appunto il primo uomo sulla Luna.

Si è parlato tanto di complotto, di sbarco sulla Luna ripreso in studi televisivi, di inganno globale. Noi sinceramente non crediamo che sia così.

Lo sbarco avvenne il 20 luglio 1969: nel modulo lunare (LEM) della missione Apollo 11 erano presenti tre astronauti, ossia Neil Armstrong (il primo a scendere e a toccare il suolo lunare), Buzz Aldrin fu il secondo mentre Michael Collins rimase in orbita attorno al satellite.

A 49 anni dallo sbarco sulla Luna, ci piace celebrare la più grande conquista – sinora – extraterrestre dell’umanità.

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