Quali sono le più belle e grandi battute di Totò? Antonio De Curtis, in arte Totò, è uno dei principali simboli di Napoli. Una vera e propria maschera che, con le sue espressioni e le sue indimenticabili battute, ha segnato profondamente la storia e l’essenza stessa della città e del popolo napoletani. Ecco 3 battute indimenticabili pronunciate da Totò in altrettanti film.
Totò, le più belle e grandi battute: “Questo caffè è una ciofeca”
In Totò a colori, il Principe della risata lascia ai posteri una battuta che sarà utilizzata in molte occasioni della vita quotidiana:
“E io pago! E io pago”
In 47 morto che parla Totò imprime nella storia del cinema (e della vita quotidiana di tutti, napoletani e non) una battuta indelebile:
“Il paliatone”
Che cos’è il “paliatone”? La spiegazione di Totò in Totò e i Re di Roma:
Fermo con le mani, 1937
- Parli come badi, sa?!
- Toglimi una curiosità, tuo zio è sempre morto?
- “Eppure la vostra faccia non è nuova per me”. Totò: “Neanche a me, ce l’ho da che son nato”.
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Non mi sono insediato: qui non ci sono sedie.
- Il funzionario civico municipale è un aggettivo qualificativo di genere funzionatorio.
San Giovanni decollato, 1940
- Che cosa ho chiesto a San Giovanni? Un terno? una quaterna? una cinquina? Niente di tutto questo, ma una sciocchezzuola, una bazzecola, una quisquilia, una pinzellacchera: far cadere la lingua a mia moglie.
- Perciò, mio carissimo signor ciabatttino, queste scarpe sono da fiera. Sei e cinquanta. E se non sapete fare il calzolaio, andate a fare il farmacista , che è meglio. Rimembris omnibus, cioè ricordati uomo, che calzolaio si nasce, non si diventa.
- Non so leggere, ma intuisco.
Il ratto delle sabine, 1945
- ‘Giulietto e Romera’, il capolavoro di Scic e Spirre.
- Aristofane è morto? E quando è successo? Duemila anni fa? Dio, come passa il tempo.
- Siamo nel settecento avanti Cristo? Perbacco! In pieno Rinascimento.
- Voi siete un attore e io vi ammiro, come uomo e come cane, ma voi non potete essere stato una spalla, voi non avete mai fatto nemmeno il ginocchio.
- Anche se è civile, la morte sempre morte è.
I due orfanelli, 1947
- Chi dice che il denaro non fa la felicità, oltre a essere antipatico, è pure fesso.
- Il denaro fa la guerra, la guerra fa il dopoguerra, il dopoguerra fa la borsa nera, la borsa nera rifà il denaro, il denaro rifà la guerra.
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In guerra sono tutti in pericolo, tranne quelli che hanno voluto la guerra.
- “Mi sembrate annoiato. Ma come, non è bello essere duca?”. “Sì, ma… sapete com’è: è una carriera senza avvenire”
Fifa e arena, 1948
- A proposito di politica, ci sarebbe qualche cosarellina da mangiare?
- Io non rubo, integro. D’altra parte in Italia chi è che non integra?
- Sono ghiotto di ossobuchi, ma mangio solo il buco perché l’osso non lo digerisco.
- “Vola spesso lei?” Passeggero aereo: “Ah, sì!” “Ma allora è un volatile! Io sono un mammifero”.
- Ottimista, pessimista, esistenzialista… Veramente io sono farmacista.
- Sono fra’ Pasquale da Casoria, oriundo; ora mi sono trasferito a Monza. Sono parte napoletano, parte di Casoria, in casa eravamo bilingue.
Totò al Giro d’Italia, 1948
- Si dice che l’appetito vien mangiando, ma l’appetito viene a star digiuni.
- Vi ringrazio amici di essere intervenuti a questa mia vittoriosa sconfitta.
- Per i campioni sportivi, niente fumo, niente vino e niente donne. Ma allora che vincono a fare?
Totò cerca casa, 1949
- Lei vuole sposare mia figlia? No, non se ne fa niente: a me i generi non interessano, a meno che non siano alimentari.
- La vedova è la moglie di un cadavere.
- Signora, ma come, lei si spoglia così davanti a un uomo maschile?
- Futurista? impressionista? realista? Veramente io sono socialdemocratico monarchico napoletano.
- Avete fatto caso che l’ultima domenica di Carnevale i cimiteri sono un mortorio?
- Il morto, prima di tutto, era vecchio, aveva duecento anni e a duecento anni si muore.
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Un posto da guardiano del cimitero non si rifiuta: a cimitero donato non si guarda in bocca. E poi in casa c’è un silenzio di tomba