NAPOLI. Interdetto, vietato qualunque contatto diretto con la ex fidanzata e tramite terze persone, divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla persona offesa e, in caso di incontro casuale in strada, restare a una distanza di minimo 300 metri.
Queste le misure disposte dal giudice per le indagini preliminari Claudio Marcopido, che ha accolto le tesi della procura della Repubblica. Lo riporta il quotidiano Il Mattino.
Aggressione alla ex fidanzata
L’uomo, un noto dentista napoletano, all’alba del 3 agosto – in una elegante strada del Vomero – la spinse, la strattonò, la costrinse trascinandola per i capelli a seguirlo fuori di casa, a entrare in ascensore e poi percorrere due rampe di scale fino al garage. Voleva caricarla in auto e portarla non si sa dove. “Ho temuto che per me sarebbe finita” ha raccontato poi lei.
Accadde all’alba del 3 agosto scorso in una elegante strada del Vomero. Ieri la svolta nell’inchiesta che punta a ricostruire quello che ha tutte le caratteristiche di un episodio di violenza di genere. I protagonisti sono due professionisti, ex fidanzati. Lui è un noto dentista della Napoli bene. Nei suoi confronti il gip Claudio Marcopido ha disposto la misura cautelare che vieta all’uomo qualsiasi contatto con la ex.
N. R. non potrà frequentare i luoghi abitualmente frequentati dalla ex fidanzata e in caso di incontro casuale dovrà starsene a distanza, circa a trecento metri. Non dovrà pedinarla, non dovrà provare a contattarla telefonicamente né tramite terze persone. Il gip ha accolto la tesi della procura. Le indagini sono affidate ai magistrati del pool coordinato dal procuratore aggiunto Raffaello Falcone. Le ipotesi di reato contestate sono violenza privata e lesioni aggravate.
I fatti risalgono ad agosto scorso. È l’alba. La coppia è in crisi. Scoppia una lite. Lui è in preda alla gelosia e non si limita alle parole. La strattona, la affera per i capelli e la spinge in ascensore, poi lungo le scale e fino al garage. Sta per farla entrare in auto quando qualcuno interviene. Sono due uomini che forse abitano in zona. Bloccano lui, che poi si allontana.
E soccorrono lei che è in stato di choc, sanguinante e dolorante. “Sono viva, sono viva” ripete la donna come a darsi coraggio dopo il terrore dei momenti appena vissuti. Intanto anche qualcun altro che abita in zona, udite le urla e forse vista la scena, ha già contattato la polizia. Sul posto arrivano gli agenti del commissariato Vomero.
La donna viene accompagnata al pronto soccorso: i medici la dimettono con una prognosi di 21 giorni. Ci vorrà quasi un mese per guarire dalle ferite e dai segni delle botte, e molto più tempo per uscire dalla paura. Intanto si mette in moto la macchina giudiziaria e si avvia un’indagine.
Le indagini
Gli inquirenti ascoltano la donna e ascoltano anche due testimoni, tra cui la persona che ha chiamato le forze dell’ordine e dato un primo conforto alla poveretta in attesa dei soccorsi. L’indagato è difeso dall’avvocato Agostino Maiello; la donna è assistita dall’avvocato Ester Lettieri.
Nel provvedimento cautelare il giudice per le indagini preliminari, sulla scorta del racconto della vittima, inquadra l’episodio nel contesto di una “preoccupante escalation di comportamenti minatori, violenti e vessatori posti in essere dall’indagato” e conclude ritenendo possibile il rischio di reiterazione del reato, considerato “il carattere particolarmente aggressivo e insistente dell’indagato” e la “pericolosa attitudine a compiere atti ulteriori e uguali”.