Porto di Civitavecchia a rischio blocco: ecco perché
Il porto di Civitavecchia, uno dei più importanti d’Europa, utilizzato da 4 milioni di croceristi ogni stagione, rischia il blocco per lo sciopero dei “camalli” laziali contro il possibile cambio dei servizi di gestione dei 4,5 milioni di tonnellate di carbone che ogni anno vengono sbarcate da 60 navi cargo per rifornire la mega centrale a combustione dell’Enel di Torrevaldaliga Nord. A rischio – spiega l’Unione europea delle cooperative Uecoop – ci sono 150 lavoratori fra quelli della società Minosse che si occupa dello scarico del combustibile e i portuali della Compagnia Portuale, una delle cooperative di settore più antiche d’Italia che conta in totale 400 soci. I “camalli” laziali, che da 10 anni si occupano del servizio, contestano la decisione di Enel di mettere a bando la movimentazione del carbone “con una gara al ribasso sul costo del lavoro che non fa bene a nessuno e che viola un patto sociale sull’occupazione siglato dieci anni fa per la riconversione delle centrali” spiega Enrico Luciani, Presidente della Compagnia Portuale e vice presidente di Uecoop. “Nessuna norma – aggiunge Luciani – impone a Enel di mettere a bando il servizio a fronte del costo sociale che verrebbe sostenuto dal territorio di Civitavecchia, mentre i vantaggi economici per la società elettrica sarebbero irrisori”. Per questo i portuali, se non arriveranno segnali di apertura, sono pronti a incrociare le braccia per 7 giorni a partire da mercoledì 11 luglio, iniziando proprio dalla gestione del carbone. “Dieci anni fa – conclude Luciani – abbiamo lottato contro la centrale a carbone, abbiamo perso e ora le nostre famiglie rischiano anche di perdere anche il lavoro. E questo non è un bene per nessuno”.