Antonio Bassolino candidato sindaco di Napoli. Lo ha annunciato con un post sui social network. “Mi candido a sindaco di Napoli. Fare il sindaco è stata l’esperienza più importante della mia vita e sento il dovere di mettermi al servizio della città: con la passione di sempre e con la testa rivolta in avanti. Napoli prima di tutto, prima di ogni interesse di parte”, ha detto.
Antonio Bassolino candidato sindaco di Napoli: l’annuncio sui social
“Siamo dentro una crisi senza precedenti. Si apre una fase nuova per il Paese e a Napoli serve una svolta, in primo luogo sul piano economico-sociale e civile. È difficile ma è possibile, con l’impegno di tutti: quando vogliamo e si crea il giusto clima di collaborazione sappiamo fare come e meglio di altri“, ha aggiunto.
Chi è Antonio Bassolino, biografia e carriera politica
Antonio Bassolino (Afragola, 20 marzo 1947) è un politico italiano. Già esponente del Partito Comunista Italiano, del PDS e dei DS, aderisce al Partito Democratico. È stato deputato, sindaco di Napoli dal 6 dicembre 1993 al 24 marzo 2000, ministro del lavoro e della previdenza sociale nel primo governo D’Alema dal 21 ottobre 1998 al 21 giugno 1999, è stato presidente della Regione Campania dal 18 maggio 2000 al 17 aprile 2010.
Biografia
All’età di 17 anni, si iscrive alla federazione giovanile del Partito Comunista Italiano. Nel 1970 è eletto consigliere regionale e nominato segretario della federazione di Avellino nel 1971 sino al 1975. Nel 1976 viene nominato segretario della Campania sino al 1983. Nel frattempo, nel 1972 è immesso nel comitato centrale del partito. Nel 1980 è nominato responsabile della commissione per il Mezzogiorno e in seguito di quella per il Lavoro.
Eletto alla camera dei deputati nel 1987. Nel 1987 è eletto alla Camera nella circoscrizione di Catanzaro ed entra nella commissione bicamerale Lavoro. Nel 1990 gli viene affidata la commissione mass media. Al congresso di Rimini svolge un ruolo di mediazione tra i sostenitori e gli avversari della transizione da PCI a PDS.
Nel 1992 è rieletto deputato e fa parte della commissione parlamentare commercio e turismo.
Sindaco di Napoli e ministro del Lavoro
Nel 1993 il partito lo invia a Napoli come commissario della federazione, travolta dagli scandali di tangentopoli e viene candidato a sindaco. Alle elezioni comunali di quello stesso anno supera il principale avversario, Alessandra Mussolini del Movimento Sociale Italiano, al ballottaggio del 5 dicembre 1993 guidando una coalizione di centro-sinistra formata da Partito Democratico della Sinistra, Partito della Rifondazione Comunista, Federazione dei Verdi, Rinascita Socialista, La Rete e la lista civica Alternativa per Napoli e divenendo così il primo sindaco eletto direttamente dai cittadini della città.
Portato a termine il mandato, viene rieletto in occasione delle elezioni comunali del novembre 1997 ottenendo il 72,9% dei voti al primo turno, col sostegno di una coalizione sempre di centro-sinistra formata da Partito Democratico della Sinistra, Partito Popolare Italiano, Partito della Rifondazione Comunista, Rinnovamento Italiano, Federazione dei Verdi – La Rete, Partito Repubblicano Italiano, Unione Democratica e le liste civiche di Napoli Città Nuova e Riformisti per Napoli.
Per il generale senso di rinnovamento, dopo gli scandali di corruzione di Tangentopoli, che attraversò la città di Napoli negli anni dell’amministrazione Bassolino quel periodo venne soprannominato dalla stampa “Rinascimento Napoletano“.
In quegli anni con il Piano Comunale Trasporti nella Linea 1 della metropolitana di Napoli 1995 venne inaugurato il tratto in viadotto tra Colli Aminei-Piscinola.
Tra il 1996 e il 2000 aprono i cantieri per Materdei a Dante, Dante a Garibaldi, con il piano generale dei trasporti vengono cambiati i progetti originari unendo in un unico anello la metropolitana, la tratta completa è Piscinola-Dante-Garibaldi-Aeroporto-Piscinola. Vengono inoltre pedonalizzate le principali vie commerciali della città e Piazza del Plebiscito e, per rilanciare l’immagine della città, viene potenziato il Maggio dei monumenti che nel 1994 registrerà circa un milione di visitatori e, per certi aspetti, fu il banco di prova per l’organizzazione dell’imminente G7 quando furono predisposti dei piani di traffico e di sicurezza sulla base di quelli scelti per il Maggio Monumenti. Ci fu poi l’apertura di Ikea.
Ministro del Lavoro
Nell’ottobre 1998 entra a far parte del Governo D’Alema I come Ministro del lavoro e della previdenza sociale,si ricordano in proposito la modifica al decreto legge sugli straordinari e la modifica della durata delle ore settimanali di lavoro ( 45 non più 48)[7], ma nel giugno 1999, poche settimane dopo l’omicidio di Massimo D’Antona, suo consulente giuridico, Bassolino decide di abbandonare il mandato di ministro e torna a Napoli.
Presidente della Regione Campania: primo mandato
Nel 2000 abbandona l’incarico di sindaco e si candida alla presidenza della Regione Campania. Nonostante le polemiche per aver lasciato Napoli in favore di incarichi di politica nazionale, non placate pur dopo le dimissioni da Ministro, viene eletto con la maggioranza assoluta dei voti (54,3%) sostenuto dalla coalizione dell’Ulivo (formata da Democratici di Sinistra, Partito Popolare Italiano, Unione Democratici per l’Europa, I Democratici, Socialisti Democratici Italiani, Partito della Rifondazione Comunista, Rinnovamento Italiano, Federazione dei Verdi, Partito dei Comunisti Italiani e Partito Repubblicano Italiano) battendo Antonio Rastrelli di Alleanza Nazionale e sostenuto dalla Casa delle Libertà (Forza Italia, Centro Cristiano Democratico, Partito Democratico Cristiano, Cristiani Democratici Uniti, Movimento Sociale – Fiamma Tricolore, Partito Socialista – Socialdemocrazia e Lega Sud Ausonia).
Ha ricevuto il premio “Gold star” dall’Associazione dei giornalisti europei per la promozione turistica e culturale della città di Napoli.
Secondo mandato
Il governatore della Cambpania Bassolino assieme al presidente della repubblica Carlo Azeglio Ciampi e consorte, e al rettore dell’università degli studi di Salerno Raimondo Pasquino in visita alla Biblioteca “E. R. Caianiello”
Viene rieletto presidente della giunta della Regione Campania, il 3 e 4 aprile 2005, con il 61,6% dei voti guidando la coalizione dell’Unione (formata da Democrazia è Libertà – La Margherita, Democratici di Sinistra, Popolari UDEUR, Socialisti Democratici Italiani, Partito della Rifondazione Comunista, Federazione dei Verdi, Partito dei Comunisti Italiani, Italia dei Valori – Lista Consumatori, Democrazia Liberale – Repubblicani, Democrazia Federalista, Repubblicani Europei e lista civica Governo Civico) e battendo Italo Bocchino di Alleanza Nazionale e sostenuto nuovamente dalla Casa delle Libertà (Forza Italia, Unione dei Democratici Cristiani e di Centro, Nuovo PSI, Partito Repubblicano Italiano, Partito Pensionati e Movimento Idea Sociale).
Nello stesso anno si sposa con Anna Maria Carloni, eletta al Senato nella XV legislatura e nella XVI legislatura.
È stato oggetto di critiche perché la Regione Campania avrebbe effettuato operazioni economiche ritenute svantaggiose con la Banca UBS, presso cui lavora il figlio, Gaetano Bassolino, all’interno del settore che si occupa degli investimenti delle pubbliche amministrazioni. Il consulente finanziario della trasmissione Report (trasmessa il 14 ottobre 2007) ha affermato che l’operazione sarebbe costata alla Regione Campania 28 milioni di euro[8] di costi impliciti, trasferendo però questo debito sulle gestioni future.
All’inizio del 2008 è tornato al centro di feroci polemiche a causa della nuova emergenza dei rifiuti nella regione Campania e nella provincia di Napoli in particolare. Il Ministro Di Pietro ne ha chiesto pubblicamente le dimissioni attraverso il suo blog.[9]
Momentaneo ritiro dalla politica e l’attività culturale
Nel 2009 diventa presidente della Fondazione SUDD, onlus che non beneficia di contributi privati. Dopo una breve crisi nel 2013 per mancanza di fondi, la Fondazione continua la sua opera per tener vivo il dibattito sul Mezzogiorno d’Italia, in ogni sua implicazione: sociale, economica, politica e culturale[10].
Nuova candidatura a sindaco di Napoli e l’addio al PD
Il 21 novembre 2015, con un tweet, annuncia la sua candidatura alle primarie del PD per un nuovo mandato da sindaco di Napoli. La sua candidatura viene osteggiata dalla Segreteria Nazionale, con dichiarazioni che Bassolino non è il candidato ufficiale del partito, arrivando anche a proporre, per bocca dei vicesegretari nazionali Lorenzo Guerini e Debora Serracchiani, una norma che escludesse la partecipazione a chi fosse già stato Sindaco, norma osteggiata da Bassolino e mai concretizzatasi. Tra gli sfidanti la deputata orfiniana Valeria Valente, proposta dal partito, il segretario provinciale dei GD di Napoli Marco Sarracino e l’oncologo Antonio Marfella per il PSI, mentre viene escluso per non aver raccolto le firme necessarie l’ex sottosegretario agli Esteri del PDS nei Governi D’Alema e Amato Umberto Ranieri.
Il 6 marzo 2016 le primarie vedono la vittoria della deputata ed ex assessore della giunta Iervolino, Valeria Valente, sostenuta da renziani e giovani turchi del presidente PD Matteo Orfini, considerata la candidata ufficiale del partito. Valente ottiene 13.419 voti pari al 43.7% contro i 12.967 voti pari al 42.2% dell’ex Sindaco e Governatore con una differenza di 452 voti (1.5%) seguiti dal segretario comunale dei GD Napoli, Marco Sarracino, appoggiato dalla sinistra Dem, con 3.266 voti pari a 10.6% e da Antonio Marfella, appoggiato dal PSI, con 1.044 pari al 3.4%.
Votano 30.693 elettori, oltre il doppio rispetto ai 16.500 napoletani delle Primarie del 2015 per il candidato Presidente della Campania.
Tuttavia, il giorno successivo, il sito Fanpage pubblica due video nei quali cinque cronisti in altrettanti seggi per le primarie dei 78 totali filmano dei consiglieri comunali che indirizzano gli elettori chiedendo il voto per la Valente consegnando soldi a titolo di donazioni per le primarie; tra questi vengono identificati anche ex candidati di centrodestra vicini a Nicola Cosentino e Salvatore Cuffaro. Dopo i video Bassolino decide di ricorrere alla Commissione di Garanzia delle Primarie di Napoli ma il suo ricorso viene respinto immediatamente (8 no, un astenuto e 3 assenti, i rappresentanti di Bassolino) perché oltre le 24 ore e perché contestava irregolarità generali e non specifiche all’annullamento dei seggi incriminati.
Poche ore prima del verdetto tuttavia, il presidente del Pd Matteo Orfini e il vicesegretario Lorenzo Guerini, pur condannando le irregolarità, avevano già confermato il risultato del voto e la legittimità della vittoria di Valente nonostante i video. Bassolino ha parlato in tale occasione di “presa in giro agli elettori e alla città” e di “sentenza preconfezionata”.
Bassolino, dopo aver convocato i suoi sostenitori al teatro Augusteo, ha fatto ricorso in appello alla Commissione di Garanzia regionale contestando il risultato elettorale e chiedendo di rivotare nei 5 seggi inquinati (annullando i voti infatti sarebbe stato lui il vincitore); tuttavia anche stavolta la Commissione ha rigettato il ricorso confermando la vittoria della Valente, che allo stesso tempo aveva effettuato un ricorso per rigettare la proposta di Bassolino, con 7 no, 4 si e un astenuto.
Nell’ottobre del 2016 si schiera a favore del “sì” nella campagna referendaria riguardo alla riforma costituzionale Renzi-Boschi, pur formulando critiche in particolare alla maniera con cui si è giunti alla consultazione.
Il 2 novembre 2017 Bassolino lascia il Partito Democratico dopo dieci anni.