“Voglio giustizia per mia figlia”, è questo l’appello della madre di Maya Gargiulo, la 15enne di Napoli investita e uccisa nell’agosto del 2020 mentre attraversava con un’amica via Giovanni Gussone. Una Smart, guidata da un 21enne, travolse in pieno la giovanissimi e ferì gravemente l’amica.
Napoli, appello della madre di Maya uccisa a soli 15 anni
Fino ad oggi, il ricordo della giovane è ancora vivo non solo per i familiari ma anche per i compagni di scuola e amichetti che ancora, affranti dal dolore, le dedicano pagine sui social e iniziative commoventi. Dai sit-in con il lancio di palloncini alla raccolta di bigliettini con un pensiero da inviarle.
Qualche giorno fa, in occasione della data che ha segnato un altro anno trascorso dalla tragedia, Maya è stata nuovamente ricordata con affetto e amicizia sui social. A distanza di tre anni però, la madre non si arrende e attende che la giustizia faccia il suo corso: “Da tre anni aspettiamo che sia fatta giustizia ma temiamo che non sarà così”.
“Mi appello alle istituzioni e ai giudici affinché sia fatta giustizia e non debba trascorrere altro tempo. Sono tre anni che, insieme agli altri familiari, aspettiamo la conclusione del procedimento giudiziario affinché chi è stato responsabile della morte di Maya ne paghi le conseguenze. Ho subito un lutto per la perdita di mia figlia ma questa attesa è come morire una seconda volta e sarà così anche se non ci sarà la punizione adeguata per chi ha commesso un assassinio“. “Gli incidenti stradali purtroppo accadono e si tratta di eventi in cui non sempre c’è una responsabilità da parte di chi si ritrova a commetterli ma, nel caso di mia figlia, non la penso in questo modo”.
La dinamica
“L’auto procedeva su un rettilineo e le ragazze stavano attraversando sulle strisce pedonali, anche se era notte e l’illuminazione poteva essere limitata, è impossibile che non siano state viste. Ovviamente lascio fare alla giustizia il suo corso ma sono convinta che alcuni investimenti siano equivalenti ad assassinare le vittime, proprio come è accaduto a mia figlia”.
“Mi preoccupa la richiesta di patteggiamento e la possibilità che potrebbe non esserci la galera per chi è stato responsabile dell’accaduto. I fatti sono che una ragazzina di 15 anni non potrà mai più crescere e avere un futuro. Spero che nel prendere decisioni su questa vicenda giudiziaria ci sia sensibilità e la capacità di immedesimarsi nel dolore che è stato provocato a tutta la famiglia di Maya. Spero di non rimanere delusa dalla giustizia“.
I tre anni senza Maya
“Dopo la morte di Maya, fui contattata dalla famiglia dell’investitore. Le loro furono parole di scuse e cordoglio per il dolore provocato ma, successivamente, l’atteggiamento cambiò totalmente quasi come se fossero diventati loro le vittime della situazione“.
“Francamente non so per quale ragione. In ogni caso, anche per questo motivo credo che la legge dovrebbe adeguarsi e tutelare veramente le famiglie di chi ha perso un figlio o un parente a causa di un investimento. Ma comunque devo dire che quello che mi ha fatto andare avanti in questi tre anni, oltre all’amore e alla cura del mio secondo figlio, il fratello di Maya, è la voglia di giustizia per mia figlia. Una giustizia che devo ottenere, lo devo anche lei. Non è giusto che chi le ha strappato la vita continui a vivere come se nulla fosse successo“.
“Maya era una brava ragazza, semplice e senza grilli per la testa. La ricordo sempre con le sue scarpette da ginnastica e i pantaloncini ma soprattutto aveva una sorriso per tutti. Aveva tanti amici che le volevano e le vogliono ancora un gran bene. Amava gli animali e aveva la passione per il calcio ed il ballo. Maya era una 15enne piena di sogni che non si potranno mai realizzare”.