NAPOLI. Pino Daniele è stato un artista inarrivabile. Con le sue parole ha saputo dipingere affreschi di Napoli che difficilmente sarebbero risultati così nitidi ed eloquenti se sottoposti ad altre forme d’arte e ad altri stili. Rivoluzionando la musica con un linguaggio completamente nuovo, tra italiano napoletano e inglese, il cantautore è entrato nella storia di settore nella sua città e in tutta Italia.
Il “miracolo” di Pino
La capacità di imprimere nella mente di chi lo ascolta un’immagine vivida di Napoli ha permesso a Pino Daniele di entrare a far parte dell’Enciclopedia Treccani. E non solo in quanto artista riconosciuto a livello internazionale. La sua ricerca linguistica, spontanea quanto geniale, ha scaturito addirittura un neologismo nella lingua italiana.
Come scritto da Silverio Novelli nell’articolo dedicato alla parola “appocundria”, «Pino Daniele ha scritto e cantato molto nel suo grande dialetto napoletano, fonte di ricchezza per la letteratura e la canzone che da regionali, tante volte, si sono sapute fare patrimonio della nazione. E ci ha restituito, sovrimpresse di venature che in lingua sarebbero state opache, parole che, pur non essendo nuove, nuove suonavano all’orecchio, per via di una potenza evocatrice che soltanto il dialetto era in grado di sprigionare».
È questo il caso di appocundria, appunto, definito «interfaccia dialettale dell’italiano ipocondria, nel senso semanticamente vago di ‘profonda malinconia’, che tanto sembra addirsi (come hanno scritto Patricia Bianchi e Nicola De Biasi nel 2007, in Totò, parole di attore e di poeta) alla condizione della «napoletanità».
Un onore che Napoli deve soprattutto all’arte di uno dei suoi più brillanti figli: Pino Daniele è e resterà per sempre una delle anime più luminose di questa città.
https://www.youtube.com/watch?v=g_87dpRcllw