Auto incendiate per vendetta dai parcheggiatori abusivi a Napoli. Non si ferma il fenomeno allarmante che si sta dilagando in diverse zone della città: da Chiaia al Vomero, al centro e a Fuorigrotta, ma non solo. Lo riporta l’odierna edizione del Mattino.
Napoli, auto incendiate dai parcheggiatori abusivi
Gli episodi di auto incendiate perché le vittime si rifiutano di pagare la sosta ai parcheggiatori abusivi riguardano tutta la Campania: sono almeno 10mila quelli che operano nella regione”, come sottolineato dal deputato Francesco Borrelli e Gianni Simioli.
Nelle ultime settimane sono diversi i casi registrati. Lo stesso Borrelli è stato più volte minacciato di per aver denunciato le estorsioni ai danni di onesti cittadini. L’ennesima vittima è una giovane donna che ha denunciato quanto avvenuto ai carabinieri.
“Abito lì da sei mesi, prima mi hanno rigato gli sportelli dell’auto, poi mi hanno bucato le gomme e infine lo scorso 23 maggio mi hanno incendiato la Smart”, sono le parole di N.I., brasiliana di 38 anni, che lavora come ragazza immagine in una discoteca della città. L’odissea è iniziata il 16 maggio, con le prime intimidazioni per aver rifiutato di pagare loro 5 euro per lasciare in sosta il veicolo: “All’inizio glieli ho anche dati, pur di trovare posto quando si faceva tardi e non riuscivo a mettere l’auto in garage. Poi mi sono rifiutata e uno dei parcheggiatori della zona mi ha aggredita verbalmente, urlando, inveendo contro di me in dialetto e minacciando che se non lo avessi pagato, mi avrebbe bucato le ruote e alla fine così è stato. Sono disperata – dice – perché ora non posso più andare a lavoro. Non potevo certo dargli soldi tutti i giorni e lui mi ha detto che se non lo pagavo mi avrebbe incendiato l’auto”.
Borrelli: “Siamo senza parole. Ogni volta restiamo sbalorditi di fronte alla prepotenza e all’arroganza di individui che si sono impadroniti in maniera criminale delle strade. Su questa vicenda bisogna andare a fondo – aggiunge – visto che la vittima ha presentato anche regolare denuncia. Noi intanto non molliamo, continueremo a chiedere al governo una modifica alle normative e che per certi soggetti sia prevista la detenzione in carcere. Senza un vero deterrente sarà molto complicato debellare il fenomeno”.