NAPOLI. La procura della Repubblica presso il tribunale dei minori di Napoli considera, oltre ai reati di “rissa” e “lesioni gravi”, anche “l’aggravante del motivo futile di predominio del branco giovanile”. Lo riporta il quotidiano Il Mattino.
L’aggravante del branco
I magistrati che indagano su sedici under 18 accusati di un pestaggio verificatosi alcune settimane fa nella zona del Vomero intendono quindi dare una precisa collocazione giuridica al fenomeno delle baby gang.
Un modo per stare al passo con i tempi, per sforzarsi di contrastare in modo adeguato la nuova frontiera criminale che ormai da mesi imperversa in città e nella sua fascia metropolitana. Ossia, picchiare o organizzare una spedizione punitiva diventa un reato più grave se si considera anche il motivo futile che spinge ad usare la violenza, vale a dire l’esigenza di stabilire il «primato del branco giovanile». Una interpretazione che porta la firma del pubblico ministero Ettore La Ragione, magistrato in forza alla procura diretta dal magistrato Maria De Luzemberger, che ha chiuso l’inchiesta a carico di ben sedici minori, ritenuti responsabili del pestaggio avvenuto in piazza Vanvitelli lo sorso 17 dicembre. In quella occasione, all’esterno del gazebo di un bar, tra sabato e domenica notte, arrivano in sedici in sella ad otto scooter.
L’aggressione al Vomero
Sono tutti di Bagnoli, fissano con lo sguardo un paio di ragazzi intenti a bere una birra, poi fanno inversione di marcia, scendono e aggrediscono i due malcapitati. Non c’è un motivo reale, riflettono gli inquirenti, ma solo la «futile» esigenza di affermare la propria leadership di branco.
Le immagini sono state veicolate grazie alle indagini dei carabinieri del comando provinciale di Napoli e della compagnia Vomero (guidata dal maggiore Luca Mercadante) e immortalano l’impresa tutt’altro che eroica di un paio di centauri: sono quelli che scendono dallo scooter e impugnano un coltello, per poi ferire – fortunatamente in modo lieve – altri due ragazzini.
Sentito dai carabinieri, uno dei due aggressori armati dirà che aveva accettato lo sguardo di sfida e aveva agito anche per la frustrazione di trovarsi in un quartiere di ricchi, provenendo dalla periferia occidentale di Napoli. Sono tutti di Bagnoli gli indagati. Difesi – tra gli altri – dai penalisti Bruno Carafa, Marco Epifania, Gianfranco Mallardo, ora potranno replicare alle accuse o ammettere la propria partecipazione all’assalto armato di coltello. Un episodio simile a quello avvenuto venerdì scorso a Chiaiano, dove è stato ferito a colpi di calci e pugni lo studente Gaetano, 15enne di Melito di Napoli. Anche qui nessun motivo valido, ma solo l’esigenza di affermare con la violenza la propria leadership. Quella del branco, il cui tentativo di «predominare» ora più che mai suona come un aggravante con il quale fare i conti una volta finiti in un’aula di giustizia.