Sarà un progetto di ricerca denominato «Il mare dei Titani» (che vede insieme Iulm, Parco archeologico dei Campi Flegrei, diretto da Fabio Pagano, e Soprintendenza Archeologia, Belle arti e Paesaggio per l’Area Metropolitana di Napoli) a comprendere con prospezioni subacquee di rilevamento geoarcheologico come si integrano queste strutture con le conoscenze già acquisite nell’area.
Baia, in mare scoperta una villa antica con vasche e piscine termali
“La presenza di strutture in opus reticulatum porterebbe a ipotizzare una loro datazione a una fase tra fine repubblica e inizi età augustea, momento di grande sviluppo di infrastrutture e edilizia residenziale, collegandole con le prime fasi insediative scoperte sotto il castello di Baia”, spiega Filippo Avilia, docente di Archeologia subacquea allo Iulm e direttore tecnico della sezione Marenostrum di Archeoclub d’Italia, archeologo subacqueo che tra Baia e Pozzuoli ha speso molto del suo tempo.
«Il mare dei Titani», coordinato dal funzionario del Parco Pierfrancesco Talamo, ha come obiettivo anche quello valorizzare e comunicare il patrimonio sommerso, ed è finanziato da Iulm e dal Parco Archeologico dei Campi Flegrei ed è in continuità con studi e iniziative portate avanti dalla stessa università dal 2018, non solo per lo studio, ma anche per la valorizzazione del patrimonio archeologico sommerso nell’area flegrea. I rilevamenti subacquei però sono finalizzati anche a uno studio sull’erosione del costone su cui grava il castello aragonese e a ridisegnare la linea di costa, integrando una prima planimetria elaborata negli anni novanta, con le strutture afferenti il versante occidentale del fortino Tenaglia.
La scoperta
Le esplorazioni subacquee proprio sotto il fortino hanno rinvenuto una platea in opera cementizia e altre due strutture rettangolari di notevoli dimensioni, per i quali sono in corso di analisi, in quanto completamente inediti. Fra le strutture che delimitano la linea di costa e il piede del costone tufaceo, trovata una significativa quantità di murature in opera reticolata, con rivestimento in intonaco bianco, più alcune strutture rivestite in cocciopesto.
Probabilmente la villa soprastante aveva abinuclei tativi lungo la costa, una sorta di dependance, con vasche che potremmo assimilare a piscine, con acqua di mare o alimentate da quella di sorgenti termali. Strutture poi sprofondate, come è accaduto per buona parte della Baia imperiale, per effetto del bradisismo. Tra un mese, intanto, le ricerche subacquee riprendono.