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Banconote false da una tipografia di Pomigliano d’Arco, 44 arresti

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Producevano banconote da 50 e 100 euro perfettamente falsificate, al punto che la Banca centrale europea le aveva indicate al primo posto nella black list della contraffazione. I soldi venivano prodotti in una tipografia di Pomigliano d’Arco e per anni un fiume di soldi falsi ha inondato l’Italia e molti Paesi dell’Unione Europea.
Ieri mattina, al termine di una lunga e delicata indagine coordinata dalla Procura della Repubblica di Benevento, i carabinieri del Comando antifalsificazione monetaria con i colleghi sanniti hanno rotto il cerchio magico di un’organizzazione che riusciva non solo a produrre denaro contraffatto, ma anche a gestire i canali di smistamento.

Soldi falsi da Pomigliano d’Arco, il blitz

Il gip del tribunale di Benevento ha firmato un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 44 persone (7 in carcere, 28 ai domiciliari, 8 all’obbligo di dimora, uno all’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria) gravemente indiziate di associazione per delinquere di natura transnazionale finalizzata alla produzione e al traffico, spendita e introduzione di monete falsificate in Italia e all’estero e di spaccio di sostanze stupefacenti. Le indagini sono state avviate a ottobre 2017 dopo numerosi sequestri di banconote contraffatte da 50 euro a Benevento e nei comuni limitrofi.

I nomi

Due i personaggi al vertice dell’organizzazione: il 69enne Francesco De Iaso, noto come o barone, ed il napoletano Alfredo Muoio, abile tipografo che ha messo al servizio dell’illecito le altissime capacità di contraffattore.
I carabinieri hanno scoperto l’esistenza di una nuova specie di contraffazione, caratterizzata da un’ottima qualità di realizzazione, in quanto prodotta con metodi di stampa off-set, estremamente insidiosi e sicuramente idonei a trarre in inganno la collettività sulla genuinità delle banconote sia per la perizia tecnica posta in essere nella produzione della valuta che per la consistenza del supporto cartaceo che, sebbene non filigranato, manifestava caratteristiche fisio-morfologiche similari a quelle genuine, soprattutto al tatto e alla vista.
Tutto è cominciato quasi per caso, grazie ad un sequestro (con conseguente arresto) di un pregiudicato beneventano, estorsore ed incendiario – per questo soprannominato Nerone – che in casa aveva banconote false. Banconote, lo ripetiamo, di altissima qualità, quasi perfette rispetto a quelle che hanno comune valore legale. Prodotte da soggetti che la Banca d’Italia e la stessa Bce indicano come il Napoli group, uno dei più temibili ed abili cartelli specializzati nella falsificazione di euro.

Era il 69enne beneventano De Ieso il vero fulcro della organizzazione. L’uomo, secondo l’accusa, era il promotore e principale broker di valute contraffatte in Italia e all’estero insieme a tre soggetti napoletani, tra cui un fornitore-depositario, il 70enne Alfredo Muoio residente a Casalnuovo e al vertice del temutissimo Napoli Group. I loro soldi falsi sono arrivati un po’ su tutto il territorio nazionale e persino in Francia, Belgio e Gran Bretagna. Muoio – che dichiarava 7mila euro di redditi l’anno, aveva in realtà un patrimonio immenso, già sequestrato dai carabinieri: oltre ad essere titolare di fatto di otto società commerciali, aveva una Porsche Cayenne, conti correnti per otto milioni di euro, d’estate veleggiava su un pregiatissimo gozzo Aprea e, per finire, era distributore di carte da gioco.

Il business

Accertato un giro di affari illeciti vorticoso, che sfiora i 200 milioni di euro. Nel corso dell’operazione è stata anche individuata e sequestrata una zecca clandestina, collegata all’organizzazione criminale, che nel Pavese produceva addirittura monete da 50 centesimi di euro, inutile dirlo, anche quelle perfettamente imitate.

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