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Bassolino: “La sinistra? È stordita da M5s e Lega. Deve tornare unita”

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NAPOLI. Torna a parlare Antonio Bassolino. L’ex sindaco di Napoli e presidente della Regione Campania ha rilasciato un’intervista al quotidiano Il Mattino in cui espone il proprio punto di vista sul governo e sulle condizioni in cui versa la sinistra italiana negli ultimi anni.

L’intervista ad Antonio Bassolino su governo e sinistra

«Siamo in una terra sconosciuta e la sinistra si ritrova senza la pur minima consapevolezza di come e perché si sia arrivati a questo punto», afferma Bassolino a Il Mattino.

Oggi l’ex sindaco di Napoli, ex governatore della Campania, non smette di sperare: «Una grande alleanza per l’alternativa che nasca da una riflessione ampia e serrata su quanto accaduto, fondata su una proposta di soluzione della grave questione sociale aperta soprattutto al Sud capace di esaltare una nuova generazione politica e di aprire le contraddizioni soprattutto in forze come il M5S che delle contraddizioni della sinistra ha fatto un elemento di affermazione». È questo il messaggio all’assemblea nazionale Pd di sabato? «Vorrei che almeno lì si partisse da un’analisi di una fase che consegna il momento di chiusura di un ciclo iniziato nel 1993-1994 e impropriamente definito Seconda Repubblica. Oggi cambia tutto e lo spartiacque è rappresentato dal voto del 4 marzo che vede manifestarsi le crisi parallele del centrosinistra e del centrodestra a egemonia berlusconiana: se il centrosinistra si ritrova diviso e all’opposizione, il centrodestra appare del tutto diverso con la trazione di Salvini e della Lega. Il dato può essere considerato inaspettato in queste dimensioni, eppure non imprevedibile». Non imprevedibile? «Nel senso che dalle elezioni comunali del giugno 2016 fino a queste ultime amministrative ci sono stati segnali chiari e precisi a Torino, Roma e Napoli, dove il Pd non è andato neanche al ballottaggio. Risultati drammatici che però non hanno visto svolgersi alcuna riflessione». Perché secondo lei? «Si è preferito voltare subito pagina per andare dritti al referendum del 4 dicembre con una impostazione debole e sbagliata, politicizzando e personalizzando un tema che per sua natura richiedeva ben altra considerazione. Anche qui, dopo la sconfitta, nessun approfondimento. Il voto del 4 marzo è figlio di tutto ciò e i suoi esiti hanno accentuato le caratteristiche del terremoto politico: boom del M5S e avanzata della Lega che addirittura secondo i sondaggi adesso è il primo partito. E la sinistra che cosa fa?». Già, che cosa fa? «È ferma, stordita. Non si accorge che la Lega di Salvini punta sì sulla paura, ma non è soltanto il partito della paura, ripetendo lo stesso errore compiuto per Forza Italia che non era soltanto il partito delle tv di Berlusconi: la Lega ha un legame con il territorio ed è un partito – sottolineo: partito di amministratori locali. Una volta si diceva che per combattere un avversario devi imparare a conoscerlo. Come il M5S non può ridursi al partito del web guidato dall’alto: è una forza dal consenso trasversale nella società italiana». Anche a sinistra? «Anche a sinistra. Altrimenti non comprenderemo la portata dell’emorragia subita. Oggi, mentre la situazione del tutto nuova reclama l’esistenza di una sinistra non spettatrice ma protagonista, non ho visto neanche due due, per carità, non di più – paginette di analisi sulle cause politiche profonde di debacle in cui siamo tutti coinvolti, dal Pd a Leu. Perché servono riflessione e azione, altro che mangiare pop corn annunciando di non vedere l’ora di vedere insieme nel nuovo go verno M5S e Lega. Ecco, ci hanno accontentato. Purtroppo». Lei avrebbe agito diversamente? «Assolutamente sì. Non ci si può precludere la possibilità di aprire contraddizioni nello schieramento opposto. La verità è che ha ragione Piero Bassetti».

L’intervista integrale qui.

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