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La nuova camorra: il clan Contini, uno dei clan dell’Alleanza di Secondigliano

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Ciro Contini

Il clan Contini è un potente sodalizio di camorra operante sul territorio della città di Napoli, e più precisamente nel quartiere San Carlo all’Arena. Ecco la storia del clan, i protagonisti e l’evoluzione, fino ad oggi, dei Contini.
Il clan fa parte, insieme ai Licciardi e ai Mallardo, di una confederazione chiamata Alleanza di Secondigliano, che secondo gli inquirenti è attualmente una delle organizzazioni più grandi e potenti della camorra di oggi.

Edoardo Contini nasce a Napoli mercoledì 6 luglio 1955, in zona Arenaccia. Presto la famiglia si trasferisce nel rione Amicizia, che diventa il quartier generale del gruppo. Nell’ambiente criminale, Edoardo Contini, detto ‘O romano, inizia la carriera come rapinatore, poi, sposa Maria Aieta, sorella di Rita e Anna, rispettivamente mogli di Patrizio Bosti e Francesco Mallardo, diventando così parente dei boss Francesco Mallardo di Giugliano e Patrizio Bosti del Rione Amicizia.

Il clan Contini

L’organizzazione creata da Eduardo Contini è basata sulla sua grande abilità imprenditoriale oltre che alla scelta dell’uso delle armi solo in casi estremi. La caratteristica che ha reso il sodalizio quasi invulnerabile rispetto agli altri clan partenopei è stata l’assenza di scissioni interne e di collaboratori di giustizia.

Contini intraprende la carriera criminale agli inizi degli anni ’80, abbandonando la vita da imprenditore. Pochi anni dopo, già inquadrato nella Nuova Famiglia, quella nata per contrapporsi alla Nco di Raffaele Cutolo, è alla guida di un gruppo criminale con base a San Giovanniello, nel quartiere San Carlo all’Arena. È la zona dell’Arenaccia, una delle più calde per la densità abitativa e per la vicinanza con le aree su cui insistono gli altri clan. A metà degli anni ’80 è già tra i criminali più influenti di Napoli: dopo un incontro con i narcos colombiani, a cui prendono parte anche i mafiosi siciliani, si aggiudica il mercato dell’Europa dell’Est per la cocaina sudamericana.

Edoardo Contini

In quel periodo Contini è tra i fondatori dell’Alleanza di Secondigliano (insieme a Francesco Mallardo e a Gennaro Licciardi). E non perde lo spirito imprenditoriale: diversifica e investe. Il suo clan mette le mani su usura ed estorsioni, traffico di droga, gioco d’azzardo e contraffazione, e investe in case, società, attività imprenditoriali.

Nessuno ha mai “tradito” Eduardo Contini e nessuno ha mai deciso di scalare i vertici creando una frattura in seno all’organizzazione, un particolare unico in seno alla camorra. Prima del suo arresto Eduardo Contini compariva nella lista dei 30 ricercati più pericolosi d’Italia.

Camorra: la storia del clan Contini

Edoardo Contini, ‘O romano, crea il suo clan e ha il non semplice compito di controllare la zona più complessa di Napoli, ovvero l’Arenaccia. Difatti dal Corallo a Secondigliano, dalla Doganella alla Ferrovia, dai Ponti Rossi a San Giovanniello fino ad arrivare al centro storico (piazza Cavour) e quindi al cuore del quartiere, ovvero Piazza Carlo III, la zona si mostra particolarmente insidiosa sia per la densità di popolazione, che per i limiti di competenza con le altre famiglie.

Le zone di confine del clan Contini sono state scenario fino al 2010 di ripetute guerre gerarchiche e territoriali. ‘O romano si è sempre circondato di elementi fidati, evitando di assoldare nei gruppi di fuoco persone che non fossero cresciute con lui. Il quartiere adiacente al Corallo, il rione Amicizia, è una zona ad alta densità abitativa, inoltre l’insediamento camorristico in questo quartiere non è violento né mal visto, ma anzi fortemente presente nella cultura delle persone che vi abitano e che popolano l’Arenaccia. Edoardo Contini non ha mai approvato lo spaccio di determinate droghe nel suo quartiere, concedendo solo a qualche fidato affiliato l’avvio di piccole piazze rivolte a ristretti giri di amici, ma non ha mai permesso che kobret, eroina e crack entrassero nel suo quartiere. Nonostante il potenziale guadagno, Contini non vuole spremere il proprio territorio, ben conscio del fatto che gli abitanti non vedrebbero di buon occhio l’insediarsi di piazze stabili e di tutto ciò che ne consegue: sentinelle, tossicodipendenti e continui controlli di Polizia e Carabinieri.

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Edoardo Contini non preferisce l’uso della forza o delle armi, preferisce piuttosto accomodare i disguidi con la diplomazia, e pretende dai suoi uomini una fortissima disciplina. La linea di comando dei Contini è molto salda: dal capofamiglia si passa ai caporegime, che comandano vaste aree, poi ai capodecina che comandano vari sottogruppi, fino ad arrivare ai soldati responsabili di singole aree ristrette.

A differenza di altri clan, i Contini controllano in maniera molto pressante il loro quartiere e la figura di Edoardo, oltre ad essere temuta, è fortemente sostenuta, data la sua politica di contrasto ai disordini, alle violenze e alle angherie.

Ma quando necessario, Contini sa essere sanguinario e spietato come molti altri personaggi di spicco del mondo criminale al quale è legato. Dalle rivelazioni di alcuni collaboratori di giustizia, pare che ‘O romano abbia incontrato il capo-clan del Rione Sanità, Giuseppe Misso, in due occasioni.

Tali incontri sono avvenuti in segreto e hanno avuto come obiettivo un accordo di non belligeranza, non solo tra i Contini e i Misso, ma anche tra quest’ultimi e i loro storici nemici, ovvero i Licciardi, per i quali garantiscono i Contini, mentre i Misso garantiscono per i Mazzarella, storici nemici dei Contini, con i quali combattono per il controllo della zona adiacente alla stazione centrale. Tale accordo di pace è stato siglato dopo l’omicidio Prota, avvenuto nel 2001. L’accordo avrebbe dovuto far cessare le sanguinose faide iniziate nel 1996.

Stando però a quanto riferito dal collaboratore di giustizia Giuseppe Misso Junior, suo zio Peppe Misso, detto “’O nason”, non avrebbe mai rispettato l’accordo, tale è la sete di vendetta nei confronti di Vincenzo Licciardi, reo di aver assassinato la moglie di “’O nason'”, Assunta Sarno. Del resto, lo stesso boss Giuseppe Misso, detto ‘O nason, confessa, durante un processo, che pur di arrivare a Vincenzo Licciardi, avrebbe mandato a monte l’alleanza con i clan che controllano l’immediata periferia di Napoli.

Le latitanze di Edoardo Contini

Dopo lunghe latitanze viene catturato sabato 31 dicembre del 1994 all’età di 39 anni in una villa a Cortina d’Ampezzo. I militari dell’Arma dei Carabinieri lo bloccano mentre si sta preparando per il veglione di capodanno. Ricercato da 5 mesi per inosservanza degli obblighi della sorveglianza speciale, che avrebbe dovuto trascorrere a Favigliana, il boss chiede ai militari di cambiarsi gli abiti per scaramanzia. Dopo sei anni, Contini è di nuovo libero per decorrenza dei termini di custodia cautelare. Non passa molto tempo perché Contini finisca nell’elenco dei trenta latitanti più pericolosi d’Italia: le polizie di mezzo mondo gli danno la caccia ma nessuna segnalazione sembra essere quella giusta. C’è chi lo cerca in Sardegna, chi a Ischia, chi in Spagna o in Brasile.

L’arresto

Lo trovano sabato 15 dicembre 2007, i poliziotti della Squadra Mobile di Napoli, in un appartamento di Casavatore, ospite di una vedova e dei suoi 5 figli. Al momento dell’irruzione alzando le mani si complimenta con gli agenti dicendo “siete stati bravi”. Edoardo Contini per comunicare non utilizza mai il telefono ma soltanto pizzini alla maniera di Bernardo Provenzano. Per evitare sospetti non vuole neanche che la sua biancheria sia lavata; preferisce comprarla e poi buttarla. Alla fine è stato comunque tradito da una intercettazione ambientale nella quale si ascolta la sua voce mentre si informa sul menù del giorno.

È ricercato per il duplice omicidio dei fratelli Giglio, ammazzati nel 1984 nel contesto della faida con il clan Giuliano, omicidio per il quale è stato condannato a 26 anni di carcere in appello nel 2009.

Il clan Contini oggi

Operante sul territorio della città di Napoli, e più precisamente nel quartiere San Carlo all’Arena. Il clan fa parte, insieme ai Licciardi e ai Mallardo, di una confederazione chiamata “Alleanza di Secondigliano”, che secondo gli inquirenti è attualmente una delle organizzazioni più grandi e potenti della camorra di oggi.

L’evoluzione e il cambio generazionale

Dopo l’arresto di Edoardo Contini detto ‘O romano, al comando del clan Contini passa il nipote, Ciro Contini, detto ‘O nirone.

Ciro Contini

Ma da subito non tutto è tranquillo e sereno. Qualche azione sconsiderata porta Ciro molto presto alla latitanza e infine all’arresto.

Come giovane boss è riuscito a sfuggire alle manette grazie ad un’alleanza tra i clan di camorra che si è estesa dal centro di Napoli fino a Napoli est. Protetto da una rete di fiancheggiatore Ciro Contini, viene, però, catturato dai Carabinieri nel maggio del 2016 a Pescopagano. Il pentito Tommaso Schisa avrebbe ammesso di aver curato la latitanza di ‘O nirone con l’appoggio dei suoi familiari in un verbale d’interrogatorio risalente al novembre 2019.

Schisa ha iniziato a collaborare con la giustizia nel settembre del 2019 e per i magistrati è stata un’importante voce di dentro che ha parlato delle dinamiche delle famiglie Schisa-De Luca Bossa-Minichini, proprio il clan di Ponticelli avrebbe stretto un’alleanza anche con i Rinaldi; un accordo nato in nome dell’avversione ai Mazzarella.

Il collaboratore di giustizia ha raccontato anche degli espedienti utilizzati da parte del suo gruppo per proteggere la latitanza del nipote di Eduardo ‘O romano: “La mia famiglia ha favorito la latitanza di Ciro Contini nell’anno 2016. Io l’ho ospitato a Marigliano nell’abitazione di fronte alla mia. Come ho già detto, durante le nostre conversazioni, ci riferivano a Ciro Contini con l’appellativo di Alessandro e “o cugino”.

Dopo aver chiarito i legami con il clan Sibillo, essenzialmente in nome del nemico comune al clan Mazzarella, Schisa ha spiegato di aver favorito la latitanza del reggente della paranza dei bambini che comandò dopo la morte di Emanuele e l’arresto di Pasquale. Schisa avrebbe ricevuto dal nipote di Eduardo informazioni confidenziali in merito dell’omicidio di Luigi Galletta grazie al loro rapporto di fiducia, infatti, il collaboratore di giustizia ha rivelato di essere stato alleato ed amico fraterno di Ciro Contini.

Luigi Galletta

I dettagli sulla fuga di Contini sono contenuti nel recente provvedimento emesso dal gip Giovanna Ciervo in merito all’omicidio Galletta. Il  meccanico, 21 anni, che non ha alcun legame con la camorra, viene assassinato il 31 luglio 2015 per essersi rifiutato di rivelare il luogo dove si nasconde il cugino Luigi Criscuolo, finito al centro della faida di camorra tra il clan Buonerba e il clan Sibillo.

Dopo l’arresto ed un periodo “fermo”,  il tribunale del Riesame di Napoli dispone la scarcerazione di Ciro Contini, annullando per assenza di gravi indizi di colpevolezza l’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gup del Tribuanle di Napoli in relazione all’omicidio del meccanico Luigi Galletta commesso nel luglio del 2015. Il tribunale della Libertà ha dunque pienamente condiviso la linea difensiva degli avvocati Dario Carmine Procentese e Giovanni Abet difensori del Contini che hanno contestato l’attendibilità dei pentiti Tommaso Schisa e Pasquale Orefice. Per il nipote di Eduardo Contini è la seconda volta che l’ordinanza di custodia cautelare per l’omicidio commesso al centro di Napoli viene annullata dal Riesame: la prima volta risale al marzo del 2019.

Le dichiarazioni del pentito Orefice contro Contini

(…) E dire che contro ‘o niron sembravano pesare come macigni le dichiarazioni del suo ex compare Pasquale Orefice che aveva parlato di quel delitto come di uno ‘sfizio’ del giovane reggente: Anche prima della morte di Emanuele Sibillo, Ciro Contini faceva parte del gruppo di fuoco con loro. Quando morì Emanuele Sibillo e il fratello Pasquale Sibillo era latitante, le redini del clan passarono a lui. Al punto che mi chiedeva consigli su come operare con gli affiliati. Agghiacciante il racconto delle motivazioni dell’omicidio del giovane meccanico.

Mi ha parlato dell’omicidio del meccanico, specificandomi che “per sfìzio” si era messo sul motorino ed era andato anche lui a sparare contro il meccanico. Questo meccanico era parente di una famiglia che di cognome fa Erba o qualcosa del genere (Buonerba) che gestiva una piazza di erba e di cocaina per i Mazzarella nei vicoli di San Gaetano. Conoscevo di vista questa famiglia quando frequentavo Forcella, dove ho anche abitato. Questo omicidio è stata una punizione contro questa famiglia, perché uno di questa famiglia, per come mi ha detto il Contini, sparò ad Emanuele Sibillo da un balcone uccidendolo. A sparare contro il meccanico, per come mi ha detto il Contini Ciro, furono o’ nannone e lo stesso Ciro Contini In realtà all ‘origine doveva andare solo o ’ nannone, ma alla fine andarono in 4 o 5 di loro, intesi come appartenenti ai Sibillo (…)

Cinque condanne e una raffica di assoluzioni nel processo celebrato con il rito abbreviato nei confronti di circa 20 di imputati ritenuti legati al clan Contini. Oggi a Napoli il giudice per l’udienza preliminare Maria Laura Ciollaro ha inflitto un anno e quattro mesi a Maria Aieta, moglie del boss Edoardo Contini. Due anni di reclusione a Ciro Botta, ritenuto un ras dei Contini. Quattro anni a Carlo Molinaro. Cinque anni di carcere per il collaboratore di giustizia Teodoro De Rosa e, infine, tre anni di reclusione per Mario Marano.

Relazione Dia

Nel 2017 la Guardia di Finanza, su disposizione della Dda, confisca al suo gruppo un tesoro di 320 milioni di euro già finito sotto sequestro preventivo due anni prima: ci sono distributori di benzina tra Campania e Molise, bar tra Napoli e Avellino, tabaccherie, aziende per la torrefazione di caffè, gioiellerie e una trentina di immobili tra cui una villa a Ischia. Secondo la Dda era probabilmente soltanto la punta dell’iceberg.

(…) L’area centrale della città è sottoposta alla supremazia dell’Alleanza di Secondigliano.

In particolare risultano sotto il controllo del clan Contini i quartieri Vasto, Arenaccia, Ferrovia, Rione Amicizia, borgo Sant’Antonio Abate e zone limitrofe fino ai quartieri popolari ricadenti nella giurisdizione di Poggioreale quali il Rione S. Alfonso, la via Stadera e la zona di Secondigliano). Numerose vicende giudiziarie hanno inciso sulla struttura interna del clan Contini e documentato anche grazie alle più recenti propalazioni dei collaboratori di giustizia un’organizzazione policentrica composta da sottostrutture (gruppo del “Vasto-Arenaccia”, gruppo del “Borgo S. Antonio Abate”, gruppo del “Rione Amicizia”, gruppo di “San Giovanniello”, gruppo della “Stadera-Poggioreale”) con specifiche competenze territoriali riferite a uno o più reggenti sulla base di direttive provenienti dai vertici “centrali”.

A capo dell’organizzazione restano gli storici boss Bosti – Contini legati tra loro anche da rapporti di parentela per aver sposato due sorelle, mentre la terza è coniuge del capoclan Mallardo. I citati boss sono ritenuti capi indiscussi del cartello nonostante siano da tempo detenuti a regime penitenziario differenziato.

Un altro significativo provvedimento restrittivo è stato peraltro eseguito dalla Polizia di Stato il 18 gennaio 2022 a carico di una esponente apicale del sodalizio e di suo marito ritenuti responsabili dei reati di falso e corruzione in concorso con soggetti incaricati di pubblico servizio e con l’aggravante del metodo mafioso e della finalità di agevolare la consorteria di appartenenza. Dall’indagine “…sono emerse due distinte vicende attinenti, la prima a “falsi tamponi” Covid-19 e la seconda a “falsi vaccini”” pagati dagli arrestati ai fini del rilascio del green-pass necessario per un viaggio a Dubai. Gli arrestati infatti intendevano raggiungere la capitale degli Emirati Arabi per potervi esportare “i propri affari economico-criminali”, progettando di ampliare i contesti economico-finanziari d’interesse anche mediante l’utilizzo della criptovaluta.

L’indagata che è ritenuta insieme al marito “longa manus del capoclan, proprio per la gestione degli affari economici del clan” avrebbe intessuto a Dubai una fitta rete di relazioni propedeutiche a attività di riciclaggio, reimpiego e autoriciclaggio dei proventi delle attività criminali del clan Contini.

Ciò a dimostrazione di come la sopravvivenza e la forza economica del sodalizio siano fondate oltre che sul controllo “militare” del territorio anche sulla capacità di diversificare i settori di interesse con attività criminali che vanno da estorsioni e truffe ai danni degli anziani, al riciclaggio dei profitti illeciti in attività commerciali ed imprenditoriali anche fuori Regione in particolare in Valle d’Aosta ed Emilia Romagna.(…).

I procedimenti penali

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