Inchiesta Napoli, Napoli

Camorra, clan De Micco | La storia, le origini, i protagonisti

Camorra clan De Micco storia
Camorra clan De Micco storia
Camorra clan De Micco storia

Il clan De Micco è un’associazione di camorra, attiva nel quartiere Ponticelli e nelle zone limitrofe. La stampa ne ha raccontato le vicende di cronaca e gli organi investigativi gli aspetti criminologici. L’inchiesta ha messo insieme le informazioni e ne ha ripercorso i fatti.  Il resoconto che segue riguarda il clan De Micco, i clan alleati e rivali.

Ecco la storia del clan De Micco.

Clan De Micco: storia, origini, protagonisti

Il clan De Micco venne fondato, nel 2012, da Marco De Micco, 39 anni, insieme a suo fratello Salvatore De Micco, Luigi De Micco, ad altri della famiglia e a diversi altri fiancheggiatori.

Marco De Micco iniziò la sua “carriera” criminale dal nulla, gestendo una piazza di droga per conto del clan Cuccaro di Barra.

Essendosi guadagnato la fiducia dei boss storici, che gli avevano fatto anche da guida, ottenne anche il loro benestare quando decise di fondare il proprio clan.

Presto divenne noto come “Bodo”, nome alternativo con il quale iniziò ad essere identificato l’intero suo clan e con il tempo divenne un capo e un simbolo, tanto da guadagnarsi diversi appellativi, come “Imam”, “Leone”, “Re”, “Eroe”, “Guerriero”, tra i suoi affiliati e non solo, in quanto visto come uomo e guida importante, di potere e prestigio.

Appoggiato dai “Barresi”, dopo aver fatto diversi accordi, dopo aver compiuto diverse azioni “militari” e diversi omicidi eccellenti, il clan diventa il gruppo egemone nel quartiere Ponticelli.

Da storici nemici ad alleati, clan De Micco-De Martino

Primo di tre figli, cresciuto negli ambienti di camorra, dal ras Francesco De Martino, alias Ciccio ‘o pazzo e da Carmela Ricci, “Donna Lina”, una delle donne più attive nello scenario camorrista, Antonio De Martino, nato nel 1989, attraverso omicidi, azioni violente ed efferate riuscì a diventare uno tra i più temuti uomini del rione Fiat e i palazzoni del plesso di case popolari in cui è nata la “leggenda di XX”, il camorrista che non si può nominare.

Clan De Martino
Clan De Martino

In virtù della fama da picchiatore violento e cecchino dalla mano ferma e dalla mira infallibile, Antonio De Martino riuscì a garantirsi rispetto ed omertà, imponendo a chiunque, soggetti della malavita e non, di evitare di pronunciare il suo nome.

Fu così che Antonio De Martino divenne “XX”, il camorrista che non si può nominare, il killer al quale è meglio non pestare i piedi.

L’immagine di Antonio De Martino venne facilmente mitizzata, contribuendo ad incrementare fascinazione e consensi intorno al clan andato incontro ad una rapida e feroce ascesa, anche e soprattutto grazie agli omicidi sui quali c’era la firma dell’innominabile “XX”.

Un’alleanza, quella tra i De Micco e i De Martino, nata dopo un episodio tutt’altro che indolore.

Un legame frutto di una necessità ben precisa e che seguita tuttora a tenere banco tra le strade di Ponticelli per assecondare logiche dettate da interessi di vario tipo.

I De Martino si videro costretti prima ad entrare in affari con i De Micco e poi a giurar loro fedeltà eterna, seppure inizialmente provarono a stroncare sul nascere l’ascesa di quel clan sconosciuto, appoggiato dai “barresi”.

Erano gli anni in cui a Ponticelli regnava l’anarchia, complice il declino dell’era dei Sarno che vide pentimenti che generarono una sequenza di agguati, di morti ed arresti che contribuì a favorire le condizioni utili all’ascesa di qualsiasi organizzazione in grado di manifestare una forza economica e militare, tale da riuscire ad imporre la propria egemonia.

Il capostipite di una delle famiglie camorriste più temprate, Francesco De Martino, era fortemente convinto di riuscire a diventare il boss di Ponticelli. Il punto di non ritorno era costituito dall’omicidio di Massimo Imbimbo, appartenete al clan De Martino-Perrella-Circone, nonchè nipote del ras Francesco De Martino.

Un omicidio sul quale c’era la firma dei De Micco, all’epoca alleati dei Cuccaro. Ad entrare in azione per freddare un elemento di spicco del clan rivale, Salvatore De Micco, fratello di Marco, fondatore dell’omonimo clan e Gennaro Volpicelli.

Imbimbo fu ucciso mentre, a notte fonda, a bordo di uno scooter, transitava in via Alfieri, nei pressi del rione Lotto 10. Travolto da una pioggia di proiettili che lo ferirono alla mano e al braccio sinistro, al fianco sinistro, al dorso, alla coscia. Il colpo letale lo raggiunse al cuore.

Clan De Micco- Clan De Martino Arresti

Inconsapevole di essere intercettato, nei giorni successivi all’agguato, il ras Francesco De Martino, palesava allarmismo ed apprensione per la sorte degli altri affiliati e soprattutto per i figli Antonio e Giuseppe, già addentrati nelle fila del clan, mentre il figlio minore, Salvatore, era poco più di un bambino.

Temeva che i rivali del clan De Micco, con l’intento di favorire l’ascesa e la supremazia dei Cuccaro di Barra a Ponticelli, potessero mettere a segno un altro delitto eccellente.

L’oggetto della disputa, come di consueto, era il controllo dei traffici illeciti, del business della droga.

Fino a prima dell’omicidio Imbimbo, i gestori delle piazze di spaccio di Ponticelli versavano la quota ai De Martino. Dopo quel delitto eclatante, lo scenario cambiò repentinamente e di fatto tutti iniziarono a pagare la tangente ai De Micco.

A nulla servì l’irruzione presso “il circolo di Bombò” che a tutti gli effetti rappresentò la replica della fazione capeggiata dai De Martino all’omicidio Imbimbo.

Per sedare la faida che, di giorno in giorno, diventava sempre più temibile, il ras Francesco De Martino stipulò una tregua in seguito ad un incontro con i vertici del clan Cuccaro, al quale partecipò personalmente.

Nacque così l’alleanza tra i De Micco e i De Martino, sulla base di un sonoro colpo all’orgoglio inflitto ad una temprata famiglia d’onore di Ponticelli. Per questo motivo, tra le reclute della malavita, la nascita di quel sodalizio apparentemente così solido e coeso, era  sempre stato oggetto di suggestive ipotesi.

Secondo l’ipotesi più accreditata, Antonio De Martino detto “XX” avrebbe silenziosamente covato un senso di vendetta, animato dalla ferma volontà di rendere giustizia al cugino, in attesa del momento più propizio per colpire i rivali di un tempo, poi diventati alleati per sopperire alle forzate esigenze dettate dalle circostanze.

Clan De Micco De Martino arresti

Tra i rioni contesi, da tempo immemore, aleggiava una pesante suggestione secondo la quale “XX” mirava ad uccidere il boss Luigi De Micco, reggente dell’omonimo clan in seguito all’arresto dei fratelli Marco e Salvatore, per portare a compimento l’agognata vendetta, ma anche per appropriarsi di un ruolo più autorevole all’interno di quel clan che lui stesso aveva concorso a consolidare con omicidi eclatanti, come quello del ras del Lotto O, Salvatore Solla e della donna-boss Annunziata D’Amico, reggente dell’omonimo clan.

Dal suo canto, Luigi De Micco, consapevole della brama di rivalsa covata dal temibile “XX” aveva, a sua volta, studiato una strategia utile a “batterlo sul tempo”, lasciandogli credere che al cospetto del suo imminente arresto, sarebbe stato lui ad ereditare le redini del clan, auspicando che quella prospettiva ne potesse sedare la sete di vendetta.

A mettere un punto risolutivo alle rispettive strategie, fu il blitz che nel 2017 fece scattare le manette per Luigi De Micco ed Antonio De Martino, oltre che per altri 21 affiliati al clan De Micco.

Non solo Antonio, anche suo fratello Giuseppe, più piccolo di appena un anno, avrebbe contribuito all’ascesa dei De Micco, attraverso estorsioni ed azioni eclatanti, ma per questo finì in manette nel 2015, due anni prima di “XX”.

Contestualmente all’arresto di Antonio De Martino e delle altre figure apicali del clan De Micco, forte della detenzione del ras Francesco e dell’altro figlio Giuseppe, le redini dei De Micco-De Martino passarono tra le mani dell’ultimo rampollo di casa De Martino: Salvatore, sotto l’austera guida della madre che poco dopo fu arrestata, in quanto custode dell’arsenale di armi del clan.

Camorra clan De Micco storia

Seppure fosse solo un ragazzo, dotato di una tempra e di un carattere tutt’altro che equiparabili a quelli dei suoi fratelli e dei genitori, Salvatore si vide costretto a fare quello che andava fatto e prima ancora di diventare maggiorenne, si trovò a capo del clan di famiglia, attorniato dagli amici di sempre, i ragazzi del rione che in un lampo si tramutarono in gregari, in un momento storico assai concitato. Capeggiato dall’unico dei fratelli “XX” a piede libero, il giovane Salvatore e principalmente costituito da giovani con piccoli precedenti a carico e senza alcuna esperienza in materia di camorra, sotto la sagace regia di Antonio De Martino che dal carcere non aveva mai smesso di dirigere i suoi fedelissimi, dettando strategie ed impartendo direttive, il clan “Bodo-XX” non riuscì a fare altro che preservare il controllo dei traffici illeciti nei rioni storicamente sotto la sfera egemone dell’organizzazione.

Per la prima volta, i De Micco furono costretti a capitolare, riconoscendo la supremazia dei clan alleati di Napoli est. Un fatto che rappresenta una ferita ancora sanguinante al cuore e all’orgoglio di un clan irriverente come quello attualmente egemone a Ponticelli.

Francesco De Martino fu gambizzato tra le strade del quartiere, mentre beneficiava di un permesso premio di pochi giorni.

Poche ore di libertà che il Ciccio ‘o pazzo utilizzò per organizzare la controffensiva. Un agguato che tra le concitate fasi della faida tra i reduci del clan De Micco-De Martino e le famiglie d’onore di Napoli est che convergevano in un unico cartello.

Clan De Micco-Arresti

Quello andato in scena sotto le direttive di De Martino senior fu l’ultimo colpo di coda degli “XX” prima di sventolare bandiera bianca al cospetto dei rivali.

I recenti fatti di sangue, analogamente, confermano l’immutata influenza che gli “XX” hanno continuato ad esercitare sullo scacchiere camorristico ponticellese.

Proprio in seguito alla rottura con i De Luca Bossa-Minichini-Casella, fortemente voluta proprio da Antonio De Martino per ragioni riconducibili agli stipendi elargiti ai detenuti, ha preso il via una faida che ha tenuto banco per diversi mesi e che, negli ultimi tempi, è tornata ad animare le strade del quartiere a suon di spari.

Ciononostante, una serie di incomprensioni avrebbero minato i rapporti tra i De Micco e gli “XX”, principalmente a causa di una sostanziale divergenza di vedute sulle strategie e il modus operandi adottati e che si sarebbero rivelati determinanti nel decretare l’ascesa dei rivali.

Dissidi che si sarebbero accentuati all’indomani della scarcerazione del boss Marco De Micco e ancor più, in seguito al suo arresto, avvenuto dopo appena un anno trascorso a Ponticelli.

Un arco temporale breve, ma intenso che il boss ha sfruttato per ridisegnare l’assetto da imprimere al suo clan che a sorpresa ha lasciato nelle mani di un businessman della droga come Ciro Naturale, consapevole di finire nuovamente dietro le sbarre, a discapito proprio del giovane De Martino che secondo i ben informati, non avrebbe ben recepito le scelte di “Marco Bodo”.

Ciccio ‘o pazzo avrebbe stroncato sul nascere chiacchiere e pettegolezzi che indicavano il suo clan in rotta di collisione con i De Micco, compiendo un gesto semplice, eclatante, risolutivo: un tatuaggio e non un tatuaggio qualunque.

Non è passato inosservato quel nomignolo, “Bodo”, tatuato sulla sua nuca. Un atto di fedeltà plateale, voluto per zittire le polemiche.

Clan De Micco

Del resto, la sorte di suo figlio Antonio, condannato all’ergastolo per gli omicidi compiuti in veste di affiliato al clan De Micco, è legata a filo doppio a quella dei “Bodo”, non solo sotto l’aspetto processuale. I De Micco possono infatti garantire al killer “XX” un’adeguata assistenza legale, oltre al sussidio elargito per il mantenimento in carcere dei detenuti.

Un’alleanza che, anche fuori dal carcere, per garantire una serie di benefici innegabili ai De Martino che nelle ultime ore hanno riabbracciato un’altra pedina cruciale: Giuseppe De Martino, il secondogenito di “Ciccio ‘o pazzo”.

Faide, vittime eccellenti e innocenti

Nel periodo di riassetto dei diversi poteri ci furono diverse faide.

Il clan De Micco venne definito tra i più spietati e sanguinari gruppi di fuoco.

Non solo vennero utilizzate le classiche armi da guerra, le favorite dai commando della camorra, come Ak 47 Kalashnikov, ma molti furono gli attentati dinamitardi.

Furono fatte esplodere oltre 30 bombe in meno di 20 mesi e gli agguati furono messi a segno anche in pieno giorno con molte vittime collaterali innocenti.

Vittime innocenti

  • Operaio completamente estraneo agli ambienti criminali: Antimo Imperatore, 55 anni.

Arresti eccellenti

  • Marco De Micco (reggente)
  • Salvatore De Micco (reggente)
  • Sorella De Micco (reggente)

Clan De Micco, affari

Gli affari del clan De Micco si basano prevalentemente sul traffico e lo spaccio di sostanze stupefacenti, traffico di armi, racket e omicidio.

Clan De Micco Arresti

Relazioni Dia

Recenti relazioni Dia, hanno restituito interessanti risultati, nei quali si è evinto che dai nuovi assetti dei clan e “baby clan”, si iniziano a creare sinergie, complicità.

I boss agli arresti perseguono nel gestire gli affare anche dai carceri e al di fuori possono contare su ras e minorenni, ma “veri e propri seguaci” pronti a dare la vita per i loro boss, i loro capi.

È un fenomeno preoccupante, boss esperti che dal carcere danno comandi, senza correre rischi e minorenni fuori che eseguono gli ordini a costo della propria vita.

Clan De Micco oggi

Dai resoconti Dia, coordinati dalla Dda e altre fonti di investigazione, nonostante numerosi maxiblitz e arresti eccellenti, abbiano “decapitato gran parte del clan”, ci sono e persistono ras, fiancheggiatori e nuove leve che hanno sostituito e rigenerato le fila; e si conclude che il clan di camorra De Micco è tuttora attivo.

Opera negli stessi settori di affari illeciti quali estorsioni, traffico di sostanze stupefacenti, traffico di armi e omicidi; ed è considerato uno dei clan più potenti, pericolosi, infiltrati e violenti.

camorraclanNapoli