Secondo i dati restituiti dall’ultima relazione Dia 2023, i clan di camorra che sono attivi nella zona della Municipalità 4 dei quartieri S. Lorenzo, Vicaria, Poggioreale e Zona Industriale di Napoli, sono diversi, tra alleati e oppositori.
Il gruppo Contini, la Famiglia di Gennaro “O Schizzo”, appartenente alla famiglia Mazzarella, un’altra fazione del cartello Mazzarella e i “nuovi Giuliano”; e altri gruppi interessati a ritagliarsi uno spazio in tali zone.
I clan di camorra differiscono con tutte le altre organizzazioni mafiose per come sono strutturati, ovvero, “uno vale uno”. Non c’è una piramide, ma il “Sistema”, così anche noto, è a forma di ragnatela, indipendente, con la facoltà, a secondo degli interessi, di formare alleanze con ogni altra forma di mafia e criminalità, nazionale e internazionale.
Altra peculiarità della camorra è il ruolo della donna che ricopre nei clan, che non è secondario a quello dell’uomo, ma che spesso detiene il potere decisionale, amministrativo, economico, strategico, nonché l’azione stessa militare.
Riscuotono tangenti, decidono alleanze e non sono rari agguati eseguiti da donne, note come lady killer, quali mogli dei boss, figlie e affiliate dei clan.
La stampa, ne racconta le vicende di cronaca; gli organi investigativi, i profili criminologici. L’inchiesta, ne mette insieme le informazioni e ne ripercorre i fatti.
Il resoconto che segue riguarda la Municipalità 4 di S.Lorenzo, Vicaria, Poggioreale e Zona Industriale di Napoli, aree contese da diversi clan, insieme di quartieri definito anche dalla Dda di Napoli “la polveriera pronta ad esplodere”.
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Poche strade a dividere il territorio, nemici faccia a faccia.
Quartieri sempre in bilico, instabili, anche se rappresentati da clan storici e potenti, sono aree, quelle, dove non mancano clan minori che si scontrano per allargare i propri confini e dove le alleanze sono labili.
Uno dei due maxi gruppi ha già posizionato i primi pedoni e l’antagonista ha già dato la sua risposta, un agguato che ha lasciato atterra un ras dell’Alleanza.
Parliamo ancora dei maxi cartelli dell’Alleanza di Secondigliano e del gruppo Mazzarella.
Per quanto riguarda la Municipalità 4 di Napoli la situazione è sempre stata incandescente, e per gli scontri tra i gruppi interni al cartello, e perché i due macro clan si sfidano costantemente da diversi decenni ormai.
Il déjà vu
Nel marzo del 2021 il fronte di quella che venne definita la “faida delle mesate”, che infiammò Ponticelli e che portò a diversi feriti nel corso di agguati, a un morto e all’esplosione di un ordigno in piena notte, ritorna alla mente come un déjà vu.
In particolare, gli accadimenti di Poggioreale, una zona chiave per l’analisi criminale di quello che sta ancora accadendo a Ponticelli, nel rione Luzzatti, dove una parte della famiglia Casella, uno dei gruppi De Luca Bossa e i Minichini, a loro volta legati con l’Alleanza di Secondigliano.
Nel rione Luzzatti, coesistono in un equilibrio sempre precario, i due gruppi contrapposti che compongono i maxi cartelli in lotta per il controllo delle attività tra Napoli e provincia, ovvero l’Alleanza composta da Licciardi, Contini-Bosti e Mallardo e, dall’altra parte, i Mazzarella. Divisi da una strada, a distanza di poche decine di metri, i boss possono persino guardarsi negli occhi, salvo poi evitare eventuali sconfinamenti.
E’ proprio questa condizione che viene presa in considerazione dall’ultima relazione semestrale Antimafia che, concentrando l’attenzione sul rione Luzzatti-Ascarelli e più in generale, sul quartiere Poggioreale rileva che continua ad esistere “la storica contesa tra i clan Contini e Mazzarella” per il controllo e la gestione delle attività illecite.
Peraltro, anche altre aree cittadine sono contese mediante alleanze di convenienza.
Pur non registrandosi, al momento, frizioni tra le due compagini non si esclude che questa sorta di convivenza forzata possa causare, in un arco temporale a breve termine, una ripresa delle “storiche” conflittualità. Quasi una inesorabile conclusione.
Tempo addietro, nella faida di Ponticelli, i Casella presero una posizione netta, nel conflitto con i De Martino. Questo, se da un lato poteva favorirli in quello che un tempo fu il regno dei Sarno, dall’altro poteva esporli a eventuali ritorsioni da parte del maxi cartello rivale, proprio nella zona del rione Luzzatti.
Pare che proprio per questi timori, alcuni familiari dei Casella, dislocati a Poggioreale, decisero la ritirata in luogo sicuro, in casa.
Successivamente alcuni elementi del nucleo familiare collegato ai Mazzarella vennero raggiunti da ordinanze da parte del Tribunale di Napoli perché ritenuti responsabili di azioni armate proprio nel rione. Sono sotto analisi degli inquirenti, ancora eventuali collegamenti tra le due vicende.
Secondo un profilo tracciato dall’Antimafia, i Casella “avevano il controllo delle proprie piazze di spaccio nella zona di via Franciosa”.
In passato entrarono in conflitto con i De Micco proprio per non aver pagato “la quota relativa ai profitti derivanti dall’attività di spaccio”.
Ai mancati introiti ai “Bodo”, altro gruppo, risposero con la forza. Ci furono scontri, poi “lo stesso Luigi De Micco, capo dell’organizzazione, appena uscito dal carcere, si recò personalmente dai Casella ristabilendo la pace”.
La circostanza venne riferita dal collaboratore di giustizia Rocco Capasso.
Ma per spiegare chi sono i Casella, un profilo venne tracciato nel 2018 dall’Antimafia.
Eduardo, Giuseppe e Vincenzo, i figli di Salvatore, detto “Pachialone” e membro di rilievo del clan Sarno, assunse la reggenza nei periodi di detenzione dei capi.
Poi, toccò ai figli di Casella, all’epoca nella quale i Sarno gestivano la piazza di spaccio in via Prota Giurleo ed erano inseriti nell’organizzazione.
Seppur all’interno del clan Sarno, costituivano, però, un gruppo dotato di una propria autonomia grazie al ruolo di vertice ricoperto da Casella Salvatore, tanto che per la gestione della piazza di spaccio non dovevano corrispondere la quota all’organizzazione “madre” e ricevevano, quali affiliati, lo stipendio da quest’ultima.
Oltre ad incassare i guadagni della piazza di spaccio, i figli di Casella si occupavano anche delle estorsioni e di fornire, all’occorrenza, supporto ai cugini, che operavano, sempre sotto le direttive del clan Sarno, nel rione Luzzatti.
Relazione Dia
Diversi sono i clan e sottogruppi che preparano agguati e attentati eccellenti, anche con minacce palesi.
Tutto alla luce del sole.
Proseguono attacchi dinamitardi e stese.
Si tratta di uno scontro faccia a faccia, in territori dove ci sono solo poche strade a dividere le diverse fazioni e questo rende difficile contrastare un eventuale nuova guerra e c’è reale preoccupazione di una nuova faida, questa volta anche con l’alleanza di Secondigliano.
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La Municipalità 4, S. Lorenzo, Vicaria, Poggioreale, Zona Industriale è considerata dalla Dia, attualmente, un vulcano pronto ad eruttare.
L’Alleanza di Secondigliano spinge verso il lungomare napoletano e non solo. L’espansione dell’organizzazione ha l’ esigenza e la sete di crescere e di conquistare nuove zone prosperose.
Il maxi cartello dei Mazzarella e tutte le sue risorse si muovono, le sue “milizie”, i suoi sicari e tutto il suo potenziale bellico. Se l’obiettivo sia un eventuale accordo tra le fazioni, oppure un nuovo duro scontro per fare muro, comprenderlo è compito degli Organi di Competenza.