Arriva da Napoli una inquietante storia di camorra e fede: i boss svolgevano le loro riunioni nella sagrestia di una chiesa, il tutto col benestare del parroco. Ma non solo: per decenni statue del Seicento sono state concesse ad uso esclusivo della suocera dei capoclan con tanto di targa “a devozione” ai camorristi e il placet di delegati della curia, chiavi delle parrocchie affidate nelle mani di affiliati alla camorra, processioni per la Madonna utilizzate come mezzo per chiedere il pizzo ai commercianti, le rette da pagare ad associazioni religiose come racket come riportato dall’edizione odierna del quotidiano Il Mattino.
Napoli, riunioni dei boss di camorra nella sagrestia di una chiesa
Uno scenario preoccupante che emerge dall’ultima ordinanza della procura di Napoli che ha così smantellato 11 altarini dedicati ad altrettanti capizona dell’Alleanza di Secondigliano. Ma dietro quegli altarini ci sono sacche di connivenza e omertà tra pezzi di Chiesa e pezzi di camorra il cui risultato sono parrocchie alla mercé degli affiliati dei clan, edicole votive con immagini religiose mischiate a foto di carcerati o di morti ammazzati, processioni della Madonna dell’Arco con bandiere e labari a raffigurare i volti dei capoclan.