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Carcere femminile, detenuta aggredisce agenti e infermiera: la denuncia del SAPPE

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POZZUOLI. Non ha la fine la scia di violenza e sangue che caratterizza ormai da molto tempo il mondo delle carceri, alcuni detenuti particolarmente aggressivi ed arroganti ed appartenenti al Corpo di Polizia Penitenziaria. L’ultimo episodio, in ordine di tempo, è avvenuto questa mattina nel carcere femminile di Pozzuoli e lo riferisce il Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE.

Violenza nel carcere femminile di Pozzuoli

Parla Emilio Fattorello, segretario nazionale per la Campania del SAPPE: “Questa intorno una detenuta italiana ha aggredito prima una infermiera del carcere e poi una poliziotta penitenziaria in modo particolarmente violento. La detenuta, addetta alle pulizie del reparto, voleva essere esonerata dal lavoro e per questo ha dato in escandescenza, picchiando l’infermiera, poi aggredendo e tirando per i capelli la poliziotta, presa anche a calci e pugni. Le criticità del carcere campane sono tante. L’emergenza è all’ordine del giorno e il sistema regge ancora grazie al sacrificio e abnegazione delle donne e uomini in divisa della Polizia Penitenziaria”.

Donato Capece, segretario generale del SAPPE, esprime solidarietà e parole di apprezzamento per la poliziotta penitenziaria di Pozzuoli ed all’infermiera contuse: “E’ solamente grazie a loro, agli eroi silenziosi del quotidiano con il Basco Azzurro a cui va il ringraziamento del SAPPE per quello che fanno ogni giorno, se  le carceri reggono alle costanti criticità penitenziarie. La situazione delle carceri si è notevolmente aggravata. Basterebbe avere l’onesta di esaminare i dati sugli eventi critici accaduti in carcere nell’anno 2017”, denuncia. “I numeri riferiti agli eventi critici avvenuti tra le sbarre nell’interno anno 2017 sono inquietanti: 9.510 atti di autolesionismo (rispetto a quelli dell’anno 2016, già numerosi: 8.586), 1.135 tentati suicidi (nel 2016 furono 1.011), 7.446 colluttazioni (che erano 6.552 l’anno prima) e 1.175 ferimenti (949 nel 2016). E la cosa grave è che questi numeri si sono concretizzati proprio quando sempre più carceri hanno introdotto la vigilanza dinamica ed il regime penitenziario ‘aperto’, ossia con i detenuti più ore al giorno liberi di girare per le Sezioni detentive con controlli sporadici ed occasionali della Polizia Penitenziaria”.

Per il SAPPE “lasciare le celle aperte più di 8 ore al giorno senza far fare nulla ai detenuti – lavorare, studiare, essere impegnati in una qualsiasi attività – è controproducente perché lascia i detenuti nell’apatia: non riconoscerlo vuol dire essere demagoghi ed ipocriti”. E la proposta è proprio quella di “sospendere la vigilanza dinamica: sono infatti state smantellate le politiche di sicurezza delle carceri preferendo una vigilanza dinamica e il regime penitenziario aperto, con detenuti fuori dalle celle per almeno 8 ore al giorno con controlli sporadici e occasionali, con detenuti di 25 anni che incomprensibilmente continuano a stare ristretti in carceri minorili”.

Anche per questo il giudizio del SAPPE sulla riforma dell’ordinamento penitenziario è sempre stato critico: “I dati ci confermano che le aggressioni, i ferimenti, le colluttazioni – che spessissimo vedono soccombere anche gli appartenenti al Corpo di Polizia Penitenziaria, sempre più contusi e feriti da una parte di popolazione detenuta prepotente e destabilizzante – sono sintomo di una situazione allarmante, per risolvere la quale servono provvedimenti di tutela per gli Agenti e di sicurezza per le strutture carcerarie e certo non leggi che allarghino le maglie della sicurezza penitenziaria, come la riforma penitenziaria approvata qualche giorno fa dal Governo nel Consiglio dei Ministri. Avere carceri meno affollate e più moderne non vuol certo dire aprire le porte delle celle, come pure prevedeva questa scellerata riforma penitenziaria!”.

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