Scattate le indagini nell’istituto comprensivo «2 Panzini». La vicepreside sconcertata per quanto appurato dalla magistratura, ma decisa ad individuare responsabilità anche tra i suoi stessi colleghi.
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«Non c’era nessuna programmazione per cui i ragazzi dovessero uscire dall’aula, sul registro non c’è nulla, per questo ora siamo noi a dover indagare internamente». Lina Cataldo è la vicepreside dell’istituto comprensivo «2 Panzini» di Castellammare, sconcertata per quanto appurato dalla magistratura, ma decisa ad individuare responsabilità anche tra i suoi stessi colleghi. La formazione di gruppi distinti all’interno della classe, la possibilità che gli studenti uscissero dall’aula insieme all’insegnante in modo ripetuto e senza un obiettivo comune, sono aspetti che necessitano ancora di chiarimenti.
«Come mamma e nonna mi appaiono davanti agli occhi immagini che non riesco ad accettare, sono sconvolta. Perché tutto questo non è uscito fuori prima?», aggiunge la vicepreside. L’insegnante, che oggi sarà sottoposta a interrogatorio di garanzia, era ritornata nel plesso Salvati su richiesta della madre del ragazzo di 12 anni, che desiderava mantenere la continuità con la maestra di sostegno dell’anno precedente, poiché già conosceva la situazione dell’alunno e il suo piano terapeutico. Dopo un iniziale incarico nel plesso Panzini, che era durato da settembre a ottobre, l’insegnante di sostegno era quindi rientrata nel plesso Salvati.
«È stata un’esplicita volontà della mamma del ragazzo che lei tornasse li, non ci saremmo mai aspettati – prosegue la Cataldo – quello che è stato scoperto. Quando abbiamo saputo abbiamo informato i carabinieri ma tutto è degenerato velocemente». L’insegnante di Piano di Sorrento ora è in aspettativa, e sarà il ministero a decidere per la rescissione del contratto. Dal giorno dell’aggressione, il 14 novembre scorso, quando ad avere la peggio fu anche il padre che per difenderla si ruppe un polso, la donna non è più tornata in classe.