Quali sono i clan di camorra più potenti della zona di Cercola? L’organizzazione criminale più potente del mondo è la camorra.A dichiararlo è la Dia, il Reparto di Investigazione di massimo livello, la cui relazione 2023 aggiornata è stata di recente pubblicata dal Ministero dell’Interno. Le indagini svolte su oltre 200 famiglie di camorra hanno permesso di identificare migliaia di affiliati operanti in Campania, in altre regioni italiane e nazioni. Inoltre, la camorra, presente in diversi continenti, fattura annualmente centinaia di migliaia di milioni di euro. Il resoconto che segue riguarda il più potente clan di Cercola, il clan De Luca Bossa
Camorra: il clan più potente della zona di Cercola, il clan De Luca Bossa, la storia
Il clan De Luca Bossa fu fondato tra gli anni ‘90 e gli anni 2000 da Antonio De Luca Bossa, classe 1971, detto ‘o sicco, per la sua corporatura snella. Antonio De Luca Bossa era “figlio d’arte”, visse nell’ambiente malavitoso sin da piccolo, infatti il padre, Umberto De Luca Bossa, prima della sua morte, avvenuta per cause naturali nel 2008, durante il periodo della faida tra la Fratellanza napoletana e la Nco,fu un convinto e fedele affiliato cutoliano.
Antonio De Luca Bossa, fu un feroce assassino del clan Sarno per poi scindere da quest’ultimo gruppo e creare un proprio clan e un quartier generale nel “Lotto 0” di via Bartolo Longo, una zona di Ponticelli Sud.
I clan Fusco-Ponticelli e Sarno crearono un’asse e il clan De Luca Bossa non vide di buon occhio il cartello che si formò e decise di opporsi e “fare muro”. Le opposte fazioni iniziarono una sanguinosa guerra per il controllo del territorio, che fu vinta dal clan Sarno.
La lunga e sanguinosa faida che vide contrapposte negli anni le famiglie De Luca Bossa e Misso-Mazzarella-Sarno, finí con un’autobomba posizionata all’uscita del carcere di Poggioreale che, sabato 25 aprile 1998, esplodendo, uccise Luigi Amitrano, nipote di Vincenzo Sarno, inoltre, fu messo in atto un agguato che colpí Francesco Mazzarella, patriarca del clan omonimo, ma l’obiettivo dell’agguato era il figlio Vincenzo Mazzarella, detto ‘o pazzo. In seguito all’omicidio di Vincenzo Mazzarella, il boss Antonio De Luca Bossa, fu arrestato con l’accusa di essere stato il mandante dell’omicidio di via Argine.
Nel periodo da detenuto, il boss ‘o sicco, continuò a dare ordini al suo fedelissimo affiliato Giuseppe Mignano, detto “Peppe scé scé”, che fu l’autore materiale dell’attentato con l’autobomba. Giuseppe Mignano, divenne il reggente del clan in assenza de ‘o sicco e tenne il controllo del quartiere sino al suo omicidio, avvenuto sabato 26 ottobre 2002, nei pressi del quartiere “Lotto 0”. Dopo l’arresto, le condizioni di salute del boss Antonio De Luca Bossa si aggravarono a tal punto da essere scarcerato per pochi giorni. Tuttavia, dopo la morte di Giuseppe Mignano, voluta dai fratelli Sarno ed ottenuta dall’allora boss di Cercola, Gianfranco Ponticelli, e il conseguente sgretolamento del clan, quest’ultimo fu totalmente eliminato dai potenti Sarno.
Il clan De Luca Bossa: gli anni 2000
Negli anni 2000, grazie alla frequentazione di Teresa De Luca Bossa con Giuseppe Marfella, boss di Pianura, le forze dei due clan si unirono per combattere il clan Lago e ottenere il controllo del quartiere flegreo. Ci fu una riorganizzazione del clan, con l’obiettivo di riprendere il dominio del quartiere di Ponticelli, approfittando dei numerosi arresti subiti dal gruppo antagonista e del pentimento di esponenti di primo piano del clan Sarno.
L’arresto di Teresa De Luca Bossa a inizio 2010 mise un freno all’espansione del clan. Perse poco a poco il controllo del territorio, in continua lotta con clan rivali, come il clan D’Amico, detti “fraulella’ e il clan De Micco, detti “bodo”. Ne conseguirono, l’arresto di Christian Marfella, fratellastro di Antonio De Luca Bossa e un agguato a sua figlia Anna De Luca Bossa nel 2014, in quel periodo reggente del clan. Infine, Anna De Luca Bossa venne arrestata tra il 2016 e l’inizio del 2017, e a poca distanza di tempo anche Umberto De Luca Bossa, figlio di “Tonino ‘o sicco”, finí in manette.
Teresa De Luca Bossa: Donna Teresa
Donna Teresa, era l’appellativo con il quale veniva chiamata dai suoi fedelissimi affiliati, la moglie del patriarca, Umberto De Luca Bossa e madre di Antonio De Luca Bossa. Quando il figlio, ‘o sicco, finí in manette, fu sua madre, “donna Teresa”, ad assumere il controllo del clan, e lo fece da vero capo, nel rispetto delle regole della “vecchia camorra”, alternando violenza e diplomazia. Nel giugno del 2000, Teresa De Luca Bossa era tra i 79 camorristi arrestati, accusati a vario titolo, di aver partecipato all’omicidio di Luigi Amitrano. Per Teresa De Luca Bossa, l’accusa fu di associazione per delinquere di stampo camorristico, in quanto membro del cartello dell’Alleanza di Secondigliano.
Teresa De Luca Bossa a seguito di tale imputazione, venne condannata a 8 anni di reclusione, alcuni dei quali passati in regime di carcere duro. Una pena severa che, però, non scalfí minimamente né l’indole criminale di donna Teresa né la sua ostinata fiducia nel “Sistema“ della camorra. Infatti, tornata in libertà, riprese il suo posto al vertice del clan. Venerdì 13 novembre 2009, dopo il primo arresto, Teresa De Luca Bossa, venne scarcerata e fece ritorno nella sua roccaforte in via Cleopatra. Fu accolta dai residenti del quartiere con tutti gli onori di casa. Una folla di persone in strada ad acclamarla con applausi, baci, strette di mano, fuochi d’artificio ed una cena con tanto di brindisi finale. Dopo 49 giorni, la lady boss, Teresa De Luca Bossa, venne nuovamente arrestata. Alcuni “esattori” del clan, si presentarono da un imprenditore edile, imponendogli un’estorsione di 3 mila euro, con una minaccia sottesa, dissero: (…) Un regalo per donna Teresa! (…).
A causa di quella frase e quella estorsione, Teresa De Luca Bossa, la lady boss “donna Teresa”, fu arrestata di nuovo e divenne anche la prima donna detenuta in regime di 41 bis.
I blitz delle Interforze dello Stato: gli arresti eccellenti ai danni del clan De Luca Bossa e la posizione degli elementi della famiglia
- Antonio De Luca Bossa, detto ‘o sicco – arrestato – condannato all’ergastolo.
- Teresa De Luca Bossa, detta “donna Teresa” – arrestata.
- Anna De Luca Bossa – arrestata – condannata all’ergastolo.
- Umberto De Luca Bossa – figlio del boss, ‘o sicco – attuale reggente del clan.
- Emmanuel De Luca Bossa, detto “sangue blu”, figlio del boss, ‘o sicco – scarcerato
- Michele Minichini, detto ‘a tigre – arrestato – condannato all’ergastolo.
Il clan De Luca Bossa: la sequenza di eventi dopo “donna Teresa”
- Nel periodo tra il 2014 e 2017, al comando del clan De Luca Bossa c’erano Anna De Luca Bossa e Michele Minichini, figlio di Ciro Minichini, detto “Cirillino”. Ma i ras vennero arrestati per il coinvolgimento nell’omicidio di Raffaele Cepparulo avvenuto nella zona chiamata “Lotto 0”. La guida del clan passò a Giuseppe De Luca Bossa, fratello de ‘o sicco. Il nuovo boss, insieme ai suoi alleati, decise di trasferire la regia del clan nella vicina Barra, “protetti” dai legami con il clan Aprea-Cuccaro. Inoltre, i De Luca Bossa, per recuperare potere, fecero un’alleanza con i clan di Pollena Trocchia e Sant’Anastasia.
- La notte di martedì 19 marzo 2019, alcuni affiliati del clan De Luca Bossa, in sella a degli scooter di grossa cilindrata, esplosero numerosi colpi d’arma da fuoco contro le attività commerciali di Piazza Trieste e Trento, una delle piazze più frequentate del centro storico di Napoli, anche a tarda notte.
- Giovedì 28 marzo 2019, gli Operatori dell’Arma dei Carabinieri del Comando Provinciale di Napoli diedero esecuzione a un decreto di fermo a carico di 6 persone, di cui una minorenne, ritenute responsabili di detenzione e porto illegale d’arma da fuoco, spari in luogo pubblico e danneggiamento, reati aggravati dal metodo e finalità mafiose per aver commesso il fatto avvalendosi della forza d’intimidazione del clan camorristico dei “De Luca Bossa-Minichini”, con lo scopo di mostrare superiorità nei confronti del clan Mariano.
- La fusione formata dai gruppi De Luca Bossa e Minichini, tornò in auge, unitamente agli Schisa, costola dell’ex clan Sarno, alleandosi con gli Aprea di Barra e il clan Rinaldi di San Giovanni a Teduccio con l’intento di imporsi nell’area est di Napoli, e cacciare il clan Mazzarella. Un cartello frutto di una serie di alleanze strategiche creato con le finalità di riconquistare il potere di un tempo.
- Martedì 27 agosto 2019, il gip del Tribunale di Napoli emise un’ordinanza di custodia cautelare in carcere per Emmanuel De Luca Bossa, figlio dell’ex boss ‘o sicco. Emmanuel De Luca Bossa si trovava già agli arresti domiciliari per rapina, quando durante una perquisizione fu trovato anche in possesso di una pistola.
- Mercoledì 18 settembre 2019, Anna De Luca Bossa e Michele Minichini furono condannati all’ergastolo insieme a Vincenza Maione, Cira Cepollaro e Luisa De Stefano, Antonio Rivieccio e a Ciro Rinaldi, boss del clan Rinaldi, imputati per l’omicidio di Ciro Colonna, vittima innocente e di Raffaele Cepparulo, ritenuto esponente del cosiddetto clan dei Barbudos.
- Nel settembre 2019 venne scarcerato Umberto De Luca Bossa, figlio de ‘o sicco. In precedenza, Umberto De Luca Bossa fu arrestato, giovedì 12 gennaio 2017, e secondo alcune voci, a fare in modo che fosse arrestato fu proprio il padre, per salvargli la vita, per impedire che finisse nel mirino del clan De Micco.
- Dopo la scarcerazione di Umberto De Luca Bossa, il clan divenne il più numeroso delle zone di Ponticelli, Cercola e aree limitrofe.
- Nello stesso settembre 2019, Tommaso Schisa, figlio di Roberto Schisa e di Luisa De Stefano, detta “pazzignana”, decise di passare dalla parte dello Stato, diventando un collaboratore di giustizia. Secondo gli inquirenti, quella scelta ridisegnò le sorti dei clan dell’area di Napoli est. Tommaso Schisa era a conoscenza di tante informazioni sulle dinamiche dell‘alleanza che aveva visto la sua famiglia, ossia, gli Schisa, legarsi a quella dei De Luca Bossa e dei Rinaldi. Infatti, nel dicembre 2019, furono riportate dai media le prime dichiarazioni fatte da Tommaso Schisa sui clan dell’area est di Napoli, in particolare sul clan Rinaldi.
- Giovedì 31 ottobre 2019, Salvatore Ricciardi, venne arrestato dagli Operatori dell’Arma dei Carabinieri, con l’accusa di avere imposto il pagamento di tangenti a una pizzeria di Cercola. Secondo gli inquirenti, Salvatore Ricciardi era un esattore del clan, incaricato di riscuotere il “pizzo” ai commercianti di Cercola e zone limitrofe.
- Nel novembre 2019, Raffaele Romano, detto “Lelè”, affiliato di primissimo piano del clan De Luca Bossa, decise di passare dalla parte dello Stato, diventando anch’egli un collaboratore di giustizia.
- Domenica 29 dicembre 2019, furono arrestati due affiliati, esattori del clan De Luca Bossa, che, secondo gli inquirenti, imponevano tassi usurari fino al 720%. I due affiliati furono accusati di concorso in usura aggravata ed estorsione aggravata dal metodo camorristico. Inoltre, le richieste di restituzione del denaro erano accompagnate da esplicite minacce di morte.
- Nel febbraio 2020, Emmanuel De Luca Bossa venne scarcerato.
- Giovedì 29 ottobre 2020, gli Operatori della Squadra Mobile della Questura di Napoli e dell’Arma dei Carabinieri della Compagnia di Torre del Greco attuarono due provvedimenti di fermo nei confronti di 7 indagati, esponenti del clan. Il primo provvedimento riguardava 3 persone, tra le quali il reggente del clan, Umberto De Luca Bossa, che pretese, da una donna, una somma di denaro pari a 5 mila euro, come tariffa per conservare il possesso del suo alloggio popolare, sito nel quartiere Ponticelli. Il secondo provvedimento fu invece eseguito a carico di 4 affiliati, scaturito a seguito di un tentativo di estorsione, ai danni di un imprenditore, il quale, dopo aver subito gravi danni alla sua concessionaria, avrebbe ricevuto una richiesta estorsiva di 50 mila euro.
Il clan De Luca Bossa: gli affari, l’espansione e il controllo sul territorio di Cercola
Il clan De Luca Bossa, è una delle organizzazioni criminali con più affiliati. Uomini con molti anni di esperienza trascorsi ad operare nel clan. Spietato e pronto a tutto, “l’esercito” creato dai De Luca Bossa, si erge sui principi di fedeltà al gruppo, e il rispetto dei ruoli e delle regole della camorra. Ognuno nella propria collocazione, capi piazze di spaccio, pusher, vedette, faccendieri infiltrati nelle amministrazioni pubbliche con il compito di creare legami con imprenditori e politici, “esattori del pizzo”, ma soprattutto killer professionisti spietati. Il clan De Luca Bossa, grazie anche a strategie occulte e raffinate, alleanze con cartelli che operano in diverse zone, ha raggiunto una potenza militare e governativa massiccia, che intimidisce e riesce a tenere testa ai diversi gruppi antagonisti.
Le maggiori piazze di spaccio, le estorsioni e la gestione delle abitazioni popolari, sono attività che hanno permesso una espansione del clan De Luca Bossa anche in altre aree, le principali, sulle quali hanno raggiunto la maggiore influenza, e nelle quali hanno creato roccaforti, sono Cercola e Ponticelli. Inoltre, hanno espanso legami e affari anche fuori regione e all’estero. Con introiti di svariati milioni di euro e metodi di riciclaggio sempre più efficaci, sono anche uno dei clan più solidi, con enormi risorse economiche, che è riuscito a creare rapporti con le più alte sfere del potere, attraverso scambi di favori e di voti.
Relazione Dia
Secondo le indagini svolte sul campo dagli Operatori della Dia, riportate nella relazione aggiornata al 2023 e pubblicata dal Ministero dell’Interno, si evince che a Ponticelli e Cercola, in particolare, il controllo e la gestione delle case popolari da parte delle organizzazioni criminali sarebbe addirittura considerato un business redditizio al pari delle altre attività illecite. Inoltre, tali zone si caratterizzano, per la storica rivalità esistente tra le compagini dei De Micco-De Martino e i De Luca Bossa-Minichini che, nel semestre in esame, hanno dato vita ad un’escalation di azioni violente finalizzate alla spartizione del territorio e alla gestione delle piazze di spaccio, culminate, mercoledì 20 luglio 2022, nel duplice omicidio di un soggetto considerato “vicino” al clan De Micco-De Martino e di un operaio che si trovava casualmente nel luogo dell’agguato. Anche l’omicidio di un elemento emergente legato al clan De Luca Bossa-Minichini, consumato a Volla, lunedì 24 ottobre 2022, sarebbe inquadrabile nella menzionata contrapposizione tra i clan.
Il clan De Luca Bossa oggi
Nonostante i duri colpi ricevuti dalle Interforze dello Stato, l’arresto di molti capi ed elementi cardine del clan, compreso la decisione di diventare collaboratori di giustizia da parte di alcuni di essi, attraverso una nuova generazione di ras, affiliati e l’inserimento di nuove figure con ruoli di tipo manageriale, il clan De Luca Bossa ha messo in atto una riforma strutturale e un riassetto della linea di comando. Umberto De Luca Bossa è l’attuale boss del clan e ha escluso lo zio Giuseppe De Luca Bossa.
Fondendo la scuola della “vecchia camorra”, attraverso storici affiliati, con quella più attuale e moderna, con la creazione di “fanteria” composta da paranze di pisciazzielli, attivi in strada e legionari burocrati, i cosiddetti “colletti bianchi”, al servizio del clan, operanti negli uffici del potere, i De Luca Bossa, si assicurano protezione, controllo militare e politico. Dato il riassetto e le capacità raggiunte dal gruppo, il clan di camorra più potente di Cercola è il clan De Luca Bossa.