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Chi è Aniello Donnarumma, il sindaco di Palma Campania arrestato per corruzione

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Aniello Donnarumma
Aniello Donnarumma

Aniello Donnarumma, sindaco di Palma Campania, è stato arrestato nell’ambito di un’inchiesta coordinata dalla Procura e condotta dai militari su presunti casi di appalti truccati. Sono 19 in tutto gli indagati, otto dei quali destinatari di misure cautelari tra i quali due dipendenti comunali e cinque imprenditori.

Chi è Aniello Donnarumma, il sindaco di Palma Campania arrestato per corruzione

La Procura di Nola ipotizza i reati di corruzione, turbata libertà degli incanti, falso in atto pubblico, depistaggio e subappalto non autorizzato. Gli inquirenti sostengono che diversi appalti di lavori, servizi, forniture come la manutenzione stradale, la cura delle aree verdi, la ristrutturazione di plessi scolastici, il carotaggio per la bonifica di siti inquinati, siano stati pilotati per favorire alcune ditte, in cambio di denaro o altro.

Una delle ipotesi della Procura è che gli imprenditori coinvolti abbiano anche assunto alcuni individui segnalati dagli uffici comunali in cambio di un presunto tornaconto elettorale.

Chi è il sindaco Aniello “Nello” Donnarumma

Aniello Donnarumma si trova attualmente agli arresti domiciliari. Dopo l’arresto il Prefetto di Napoli lo ha sospeso dalla sua carica di sindaco di Palma Campania (Napoli). Donnarumma sarà sostituito in tutte le sue funzioni dal Vice Sindaco.

Aniello “Nello” Donnarumma, 38enne originario di Avellino, è al suo secondo mandato come primo cittadino del comune partenopeo. Fu eletto la prima volta nel 2018 con una lista civica di centrodestra e nel 2023 ha vinto nuovamente le elezioni con oltre il 64 per cento delle preferenze. Lo riporta Open.

Donnarumma si è iscritto a Fratelli d’Italia ed è vicecommissario provinciale del partito a Napoli. Una delle iniziative che ha caratterizzato la sua amministrazione è stata quella per l’apertura di nuovi negozi nel centro storico, con regole stringenti che andavano a colpire i negozianti stranieri.

Tra i requisiti richiesti, insegne in italiano, conoscenza della lingua nazionale, per gli alimentari vendita di prodotti locali. “Nessuna discriminazione verso gli immigrati, chi rispetta le regole non avrà alcun problema”, dichiarò per difendere il suo progetto, “non vedo cosa ci sia di male a chiedere che chi gestisce un negozio parli italiano e esponga insegne in italiano”.

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