La crisi energetica non risparmia nessuno, e colpisce anche le Chiese. Il caro bollette impone rigore anche nei luoghi di culto. Ciascun parroco stila in queste ore il suo piano risparmio, dopo le bollette dai costi raddoppiati degli ultimi mesi e le scelte, seppure individuali, sono le stesse. Navate a luci spente, stop a cupole ed esterni illuminati, riscaldamenti spenti in chiesa quando arriverà il freddo, occhio alla bolletta del gas ora che riprendono i servizi offerti ai clochard.
Chiese e crisi energetica: anche le mense a rischio
La crisi non solo colpisce il riscaldamento e l’illuminazione dei luoghi di culto, ma anche le mense. Soffrono anche le mense, sia per i costi alti dell’energia che per la difficoltà negli approvvigionamenti delle materie prime, rincarate. “Ho deciso di ridurre al minimo le luci in chiesa – confessa padre Fabio De Luca, parroco della chiesa di San Vitale a Fuorigrotta, a Repubblica – non accenderemo riscaldamento in chiesa, spegneremo tutto, dai computer alle luci quando non ci siamo. Ho pagato una bolletta di energia elettrica di 1.700 rispetto ai 750 euro dello scorso anno, sono costi insostenibili per noi. Da un po’ ho l’illuminazione esterna di cupola e campanile ma ho deciso che a breve le spegnerò“.
Luci spente alla Caritas
Spegnere le luci serve, certo, ma nelle chiese si combatte anche con i servizi offerti ai clochard, irrinunciabili ma ora costosi più che mai. “Ci preoccupano le utenze per la Caritas, qui mangiano 50 persone al giorno, – prosegue padre Fabio – abbiamo il servizio lavanderia, con asciugatrici, docce calde una volta al giorno, lavatrici temo molto la bolletta di ottobre. Sarà un problema serio ridurre i consumi in Caritas, significherebbe dare meno servizi ai poveri, è inaccettabile per me ma se arriva una bolletta di 3- 4mila euro, sarò costretto a chiudere. In più riceviamo ogni giorno le pressanti richieste di cittadini molto preoccupati con il timore di non riuscire a pagare le bollette”.
Chiesa di San Giovanni Maggiore
Si attendono fatture alle stelle anche nella chiesa di San Giovanni Maggiore, dove sono più di 100 le luci interne all’edificio, di solito sempre accese: “Prevediamo enormi rincari – dicono dalla parrocchia – per risparmiare illumineremo solo di sera tutte le opere e le cappelle laterali. Stiamo partendo con la Caritas con le docce dei clochard saranno pronte a breve, stiamo cercando sostenitori per reggere le bollette che si annunciano alte. È diventato tutto più difficile, anche la distribuzione dei viveri, andiamo avanti con le donazioni cercando di sollecitare i fedeli ma purtroppo si risparmia anche sull’obolo” .
Chiesa dell’Ascensione a Chiaia
Don Giuseppe Carmelo della chiesa Ascensione a Chiaia chiusa da 16 mesi ha scelto la strada più economica: “Celebro messa all’aperto” . “Faremo attenzione ai consumi – spiega don Michele Pezzella della chiesa Santa Lucia – nelle prossime settimane ci attiveremo con un piano risparmio“.
Don Enzo Cozzolino, delegato episcopale alla carità segnala le difficoltà delle strutture di accoglienza: ” Ci troviamo in una doppia situazione spiega – con i costi delle strutture che lievitano e gli utenti che vengono a chiedere aiuti economici per le loro bollette.
È necessario tenere le luci spente, accendere gli elettrodomestici solo in orari consigliati dalle compagnie elettriche ma il problema esiste anche per la fornitura dei servizi. Abbiamo una grande difficoltà nel garantire i secondi piatti”.