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Detenzione dei minori, incontro col sindaco: “Costruiamo ponte tra carcere e città”

carcere minorile nisida

Foto di repertorio

NAPOLI. “Potenziare il “ponte” tra carcere minorile, Polizia Penitenziaria e Amministrazione Comunale per favorire una maggiore integrazione e creare una comune sinergia nell’ottica di una esecuzione penale proiettata sul territorio”. È quel che si propone l’incontro fissato tra lunedì 19 novembre tra il direttore del carcere minorile di Airola, il segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE Donato Capece ed il sindaco della città Michele Napoletano.

L’incontro

Un incontro, spiega Capece, “voluto proprio per saldare i rapporti tra Amministrazione comunale di Airola e direzione del penitenziario minorile, carcere che dopo una serie di eventi critici e cattiva gestione è ora tornata a condizioni di eccellenza sotto il profilo della sicurezza e del trattamento rieducativo. Lunedì ci incontreremo per vedere quali concrete sinergie possiamo insieme mettere in campo per dare un nuova e più efficace azione in campo penitenziario, sia sotto il profilo della sicurezza che sotto quello del trattamento rieducativo dei detenuti”.

“L’impegno del primo Sindacato della Polizia Penitenziaria, il SAPPE, è sempre stato ed è quello di rendere il carcere una “casa di vetro”, cioè un luogo trasparente dove la società civile può e deve vederci “chiaro”, perché nulla abbiamo da nascondere ed anzi questo permetterà di far apprezzare il prezioso e fondamentale – ma ancora sconosciuto – lavoro svolto quotidianamente, lo ripeto, con professionalità, abnegazione e umanità dalle donne e dagli uomini della Polizia Penitenziaria”, prosegue Capece. “La prima fondamentale e imprescindibile considerazione che il SAPPE intende fare è che ai detenuti di Airola sono assicurate e garantite ogni tipo di tutela e garanzie, a cominciare dai diritti relati all’integrità fisica, alla salute mentale, alla tutela dei rapporti familiari e sociali, all’integrità morale e culturale. Diritti per l’esercizio dei quali sono impegnati tutti gli operatori penitenziari, la Magistratura ed in particolare quella di Sorveglianza, l’Avvocatura, le Associazioni di volontariato, i parlamentari ed i consiglieri regionali (che hanno libero accesso alle carceri), le cooperative, le comunità e tutte le realtà, che operano nel e sul territorio, legate alle marginalità. Particolarmente preziosa, in questo contesto, è anche l’opera svolta quotidianamente dalle donne e dagli uomini della Polizia Penitenziaria. Donne e uomini in divisa che rappresentano ogni giorno lo Stato nel difficile contesto penitenziario, nella prima linea delle sezioni detentive, con professionalità, senso del dovere, spirito di abnegazione e, soprattutto, umanità. E per tutto questo la già concreta sinergia con l’Amministrazione comunale deve essere rafforzata e intensificata: perché il carcere minorile è parte integrante della città di Airola”.

Sull’attuale situazione penitenziaria campana, il SAPPE denuncia: “la situazione nelle carceri della Campania, dove oggi sono detenute 7.321 persone rispetto ai circa 6.000 posti letto è sempre tesa ed allarmante. I numeri riferiti agli eventi critici avvenuti nelle celle delle carceri campane nell’interno anno 2017 sono inquietanti: 924 atti di autolesionismo, 99 tentati suicidi, 1.094  colluttazioni e 68 ferimenti. I suicidi in cella sono stati 5 e 20  i decessi per cause naturali. Sono state, infine, 14 le evasioni da penitenziari della Campania: una da istituto e  13 a seguito della concessione di permesso premio e lavoro all’esterno.  E la cosa grave è che questi numeri si sono concretizzati proprio quando sempre più carceri hanno introdotto la vigilanza dinamica ed il regime penitenziario ‘aperto’, ossia con i detenuti più ore al giorno liberi di girare per le Sezioni detentive con controlli sporadici ed occasionali della Polizia Penitenziaria”.

Per il primo Sindacato della Polizia Penitenziaria “lasciare le celle aperte più di 8 ore al giorno senza far fare nulla ai detenuti – lavorare, studiare, essere impegnati in una qualsiasi attività – è controproducente perché lascia i detenuti nell’apatia: non riconoscerlo vuol dire essere demagoghi ed ipocriti”. E la proposta è proprio quella di “sospendere la vigilanza dinamica: sono infatti state smantellate le politiche di sicurezza delle carceri preferendo una vigilanza dinamica e il regime penitenziario aperto, con detenuti fuori dalle celle per almeno 8 ore al giorno con controlli sporadici e occasionali, con detenuti di 25 anni che incomprensibilmente continuano a stare ristretti in carceri minorili, a discapito della sicurezza interna. Come è avvenuto anche nel carcere di  Airola”

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