Emergono dettagli sula vicenda di Domenico Martone, ucciso dal fratello Antonio. Il 36enne è accusato di omicidio premeditato e pluriaggravato del fratello ed è stato arrestato martedì 12 aprile presso la sua casa di Sant’Antonio Abate. Come riportato dall’edizione odierna del quotidiano Il Mattino, sarebbero saliti insieme in auto in una proprietà di famiglia e quel punto Antonio Martone avrebbe tramortito il fratello Domenico con un colpo alla testa per poi dargli fuoco e fuggire a piedi.
Domenico, però, è stato arso vivo e prima di morire ha respirato il fumo. Un omicidio premeditato, per riscuotere una cospicua polizza vita che gli aveva fatto firmare un anno fa e di cui era l’unico beneficiario, prima di fuggire all’estero dove lo attendeva la fidanzata asiatica.
Napoli, Domenico Martone ucciso dal fratello: la polizza per l’Asia
I carabinieri di Castellammare di Stabia hanno indagato per due settimane, arrivando ad eseguire il decreto di fermo di indiziato di delitto emesso dalla Procura di Torre Annunziata nella mattinata di martedì 12 aprile. Antonio avrebbe dato fuoco al corpo del fratello mentre era ancora in vita, seppur privo di sensi, per incassare circa 300mila euro.
È questa l’agghiacciante ipotesi degli inquirenti, sull’insolito e inquietante delitto avvenuto il 30 marzo scorso sotto la tettoia in un fondo agricolo ai piedi delle colline di Lettere, a due passi dal centro abitato di Sant’Antonio Abate.
Le indagini
I militari hanno approfondito la vita privata del giovane. Decisivi, in tal senso, alcuni filmati delle telecamere di videosorveglianza pubbliche e private presenti in zona, che hanno ripreso l’arrivo dei due fratelli Martone in auto assieme nella zona di via San Paolo, strada sterrata che termina proprio nel fondo agricolo.
È accusato di aver pianificato ed eseguito l’omicidio del fratello per questioni economiche. Con la morte di Domenico , infatti, avrebbe incassato circa 300mila euro di premio assicurativo. Una polizza vita che l’uomo aveva firmato lo scorso anno, proprio su consiglio di Antonio, che aveva reso unico beneficiario. Quei soldi, secondo l’accusa, sarebbero serviti per rifarsi una vita in Asia, dove vive la fidanzata del presunto assassino.