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Droga a Boscoreale, il riesame accoglie l’istanza: tra i 13 indagati la spunta Umberto Padovani

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Giunge la prima scarcerazione “eccellente” pro quanto concerne l’ordinanza Piano Napoli. È stato messo fuori dalle sbarre Umberto, il rampollo della famiglia Padovani.

Droga a Boscoreale, il riesame grazia Umberto Padovani

Stando a quanto riporta l’istanza del riesame, è stata accolta l’istanza del suo legale Gennaro De Gennaro ed è stato rimesso in libertà una delle figure apicali del sistema di spaccio della nota famiglia Padovani. L’unico ad ottenere la scarcerazione.

La figura di Giovanni era esplosa dopo l’era Carlo Padovani (considerato il signore della droga) il “rampollo” forniva di stupefacenti l’intero vesuviano, persino i professionisti erano divenuti suoi clienti.

Le documentazioni dell’accusa

L’accusa afferma che Umberto non è da meno e che ciò produce un giro d’affari di 2.400 euro al giorno e quindi da 72mila euro al mese, pari a 850.000 euro all’anno. Si tratta della più pericolosa, nonché produttiva piazza di spaccio del Sud Italia, seconda a naessuno neppure a Scampia.

I militari della tenenza di Torre Annunziata avevano, dunque, eseguito un’ordinanza emessa da gip del Tribunale oplotino, su richiesta della locale Procura, nei confronti di 13 indagati ritenuti responsabili di detenzione ai fini di spaccio. Centinaia di cessioni di droga documentate e in carcere erano finiti:

Arresti

Domiciliari

Le richieste di droga agli acquirenti venivano concordate tramite contatti telefonici, i pusher utilizzano sempre utenze diverse, intestate a persone inesistenti.

Lo spaccio avveniva per telefono, ecco le modalità

Gli spacciatori avevano modo di dirigere nell’area vesuviana e nell’agro – nocerino – sarnese, da dove veniva effettuate le richieste. Venivano contattati direttamente gli spacciatori a seguito dei repenti cambi di linee telefoniche, esse avvenivano settimanalmente.

I Padovani vendevano «quasi esclusivamente cocaina, sempre con le stesse modalità e a prezzo fisso di 20 euro a dose» ed utilizzavano un linguaggio cifrato a telefono al fine di definire qualità e quantita dello stupefacente che doveva essere ceduto. «Vieni ci possiamo prendere un caffè e porti un caffè», «trè caffè». Era questo lo scambio che avveniva costantemente con in clienti.

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