Cronaca Napoli, Napoli

Duplice omicidio a Napoli, il mistero del carico di droga scomparso dopo il delitto a Miano: le vittime cercavano di affermarmi nell’ex roccaforte dei Lo Russo

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Polizia Scientifica

Sono ancora in corso le indagini sul duplice omicidio a Napoli: gli inquirenti stanno concentrando l’attenzione su un carico di droga scomparso dopo il delitto a MianoLe vittime del raid di via Ianfolla, Salvatore Avolio e Francesco Abenante, cercavano di affermarsi nell’ex roccaforte dei Lo Russo. Lo riporta l’odierna edizione del Mattino.

Duplice omicidio a Napoli, il mistero del carico di droga scomparso

L’aspirazione a scalare le gerarchie criminali, il desiderio di gestire il tesoretto dei traffici illeciti, che spaziano dallo spaccio alle estorsioni, fino al contrabbando di sigarette. Ma non è tutto. Dietro il duplice omicidio di Salvatore Avolio e Francesco Abenante, avvenuto la sera di martedì scorso, potrebbe celarsi anche altro: uno di quegli “sgarri” che la camorra considera inaccettabili.

Ci troviamo chiaramente nel regno delle ipotesi investigative, in un limbo che rimarrà tale fino a quando i carabinieri, sotto la supervisione della Direzione distrettuale antimafia guidata dal procuratore aggiunto Sergio Amato, non completeranno le necessarie verifiche sul raid di via Ianfolla. È importante fare questa premessa, poiché da giorni circolano voci e sussurri tra coloro che sono a conoscenza dei fatti ma evitano di collaborare con le autorità. Si parla di un ingente carico di droga (cocaina?) che, dopo essere stato consegnato a un destinatario misterioso, sarebbe misteriosamente scomparso.

Una parte di quella sostanza, una volta stoccata, avrebbe dovuto finire nelle piazze di spaccio di Miano, ma ciò non è accaduto. Qualcosa è andato storto o, più probabilmente, qualcuno ha interferito: da qui potrebbe derivare il possibile legame con l’orrenda esecuzione dei due pregiudicati.

Le indagini

Le indagini sono state affidate al Reparto operativo dell’Arma, guidato dal colonnello Andrea Leo. È superfluo sottolineare che le investigazioni sono immediatamente iniziate, seguendo il consueto e triste copione: nessuno ha visto, nessuno ha sentito e nessuno ha fornito informazioni utili ai carabinieri.

I militari stanno cercando di approfondire la personalità e le ultime attività di Avolio e Abenante, esaminando i file dei loro telefoni e di alcuni computer. La speranza è di riuscire a chiudere il cerchio attorno ai killer e ai mandanti in tempi brevi, evitando di dover attendere un decennio per il pentimento di un ex affiliato che decide di rivelare tutto su indagini rimaste a lungo irrisolte, come i cold case. Non sarà certo un compito facile, ma le forze investigative coinvolte sono altamente qualificate ed eccellenti.

La situazione di profondo caos che caratterizza gli ambienti della criminalità organizzata a Miano non fa altro che aggravare le cose. Nell’ex roccaforte del clan Lo Russo, dopo la disintegrazione della cosca che un tempo riusciva a mantenere una certa neutralità nelle lotte di potere (pur riuscendo sempre a dialogare con tutti e a schierarsi dalla parte dei vincitori, da cui il soprannome di “Capitoni”), si è creato un vuoto che ha favorito l’emergere di figure per lo più di bassa levatura, desiderose di affermarsi come clan. Da questa situazione sono nate diverse faide, tutte originate da elementi delle seconde e terze linee dei vecchi organigrammi camorristici della zona, con un inevitabile spargimento di sangue.

Questa situazione riflette molte altre simili: come a Pianura, a Ponticelli e in alcune aree del centro storico, la frenesia di affermarsi come i nuovi capi di Miano ha coinvolto le famiglie Scognamiglio, Cifrone, Balzano, D’Errico, Scarpellini e altre ancora. Sono persino emerse “geolocalizzazioni” che indicano una presunta suddivisione degli affari illeciti e del potere armato, tanto che per un certo periodo si parlava dei gruppi “Ncopp Miano” e “Abbascio Miano”. Etichettare queste entità come cosche è chiaramente un errore: si tratta di bande armate la cui esistenza è spesso limitata al tempo necessario per risolvere un regolamento di conti.

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