NAPOLI. “Nessuno di noi evoca Russiagate, nessuno di noi chiede leggi per la censura, nessuno di noi fa soldi sul web. Chiediamo semplicemente di difendere la libertà degli elettori e dei nostri figli”. Matteo Renzi risponde così a Luigi Di Maio, che pochi giorni fa aveva invocato l’intervento dell’Ocse per monitorare l’informazione durante la campagna elettorale.
I Cinque Stelle non tardano a pronunciarsi: “Spacciano per inchieste giornalistiche sulle fake news una ricerca condotta da un dipendente di Marco Carrai, fonte, vista la sua estrema vicinanza a Renzi, piuttosto discutibile. Diciamocelo chiaramente – scrivono sul blog di Beppe Grillo – sembra un giochino apparecchiato su misura al segretario del Pd, oramai in caduta libera”. Renzi controbatte: “Stanno messi male, non c’è dubbio. Noi non gridiamo al lupo” dice puntando l’indice contro il blog grillino che ha “reagito con il consueto stile gridando al complotto degli amici di Renzi”.
Marco Carrai: “Stiamo lavorando a un algoritmo verità con un famoso scienziato”
Anche Carrai nega: “Non esiste. Ecco, questo è un esempio di fake news” dice al Corriere della Sera dove annuncia che “stiamo lavorando con uno scienziato di fama internazionale alla creazione di un ‘algoritmo verità’, che tramite artificial intelligence riesca a capire se una notizia è falsa”. L’altra idea, “è creare una piattaforma di natural language processing che analizzi le fonti giornalistiche e gli articoli correlandoli”.
Un intervento, però, è auspicato anche dal presidente dell’Autorità garante per la protezione dei dati personali Antonello Soro: “Come sempre ci sono spazi perché la legislazione diventi più puntuale, tutte le volte che si sposta il faro dal regime off line a quello online”. Soprattutto, aggiunge, “uno dei temi è quello della tempestività degli interventi”.
Cinque Stelle: “Renzi e Berlusconi fanno la stessa campagna elettorale”
In campagna elettorale l’urgenza appare più evidente. Chiusa la Leopolda di Renzi e dopo il nuovo predellino del Cavaliere, anche il M5s dichiara infatti ufficialmente aperta la “corsa” al voto. Una competizione che il M5s ha già ribattezzato un “rally” elettorale che punta, con Di Maio e Di Battista in “pole position”, al traguardo del governo. Obiettivo da raggiungere cercando di tenere a bada l’offensiva fake-news. Di Battista, ad esempio, prova a tirare dentro la polemica anche Fi che ha individuato nel M5s l’avversario da sconfiggere.
“Ieri abbiamo avuto un assaggio di quel che accadrà da qui alle prossime elezioni. I due ‘cazzari speculari’ hanno iniziato la loro identica campagna elettorale. Obiettivo? Terrorizzare il Popolo italiano rispetto alla possibilità di un governo del M5s” mette in guardia il deputato che si scaglia contro quelli che definisce il “bugiardo d’annata” e il “novello bugiardo, vale a dire Berlusconi e Renzi.
“È chiaro il loro gioco, proveranno a spaventare perché sono terribilmente spaventati. Diranno che siamo contro i vaccini (fake news); che vogliamo introdurre la patrimoniale (fake news); che Roma sta peggiorando (fake news); che odiamo la classe media (fake news); che ci occupiamo di scie chimiche (fake news). Parleranno solo esclusivamente del M5s. Siamo il loro incubo maggiore” è la lettura del deputato.
“Responsabilizzare i gestori dei social network”
Luigi Di Maio invece prova a glissare: “Alcuni leader sono preoccupati. A me preoccupa più il voto di scambio” dice. Assicura però di non voler “sottovalutare” il problema che però, sostiene, non si affronta con una nuova normativa: “c’è una bruttissima prassi della politica italiana per cui ogni volta che c’è un problema si vuole fare una nuova legge“. Quella che vuole fare il Pd. Il progetto dem punta a responsabilizzare i gestori di social network obbligandoli a dotarsi di un sistema di recepimento reclami per le fake news: un meccanismo di autoregolamentazione interna, insomma, come già avviene in Germania. Il provvedimento è quasi pronto e a giorni sarà depositato in Senato.
Intanto a sostegno della tesi delle due testate Usa interviene il “blogger e debunker” David Puente: Nyt “riporta dati che avevo riscontrato anche io in maniera indipendente” afferma sul suo blog dove mostra punti di contatto tra siti indipendenti che si ispirano al M5s e alla Lega. “Siti collegati a Salvini sono accomunati in rete al M5S, visto che hanno la stessa matrice, cioè la pubblicità, legata agli stessi soggetti. Fanno finta di scontrarsi -attacca il dem Matteo Orfini- e poi su questo terreno Salvini e Di Maio sono la stessa cosa?“.