“Quello che è successo l’altro giorno è sintomo di una realtà. Non è un episodio. Questo significa che qualcosa non sta funzionando sul piano della cognizione dei valori da parte dei ragazzi. Abbiamo giovanissimi che non sanno quale è il valore della vita”.
A parlare è Michele di Bari, prefetto di Napoli, riguardo alla tragica morte di Emanuele Tufano, il quindicenne ucciso nella notte del 24 ottobre durante una sparatoria presumibilmente legata a uno scontro tra bande giovanili. Questo episodio evidenzia una grave emergenza sociale. In un’intervista a Fanpage.it, il Prefetto si concentra principalmente sul contesto in cui si verificano tali eventi. “A Napoli sono stati compiuti dei progressi – afferma – abbiamo un sistema di videosorveglianza molto esteso, con oltre mille telecamere e altre 350 in arrivo a breve. Tuttavia, dobbiamo continuare a migliorare. Quando sento le lamentele delle persone riguardo alle scorribande notturne dei giovani, mi rendo conto che è un problema che dobbiamo affrontare tutti. Mi chiedo: un ragazzo di 14 anni, dove dovrebbe trovarsi di notte? Non ho risposte, ma c’è un’emergenza educativa che richiede la nostra attenzione”.
Negli ultimi mesi, il tema delle armi ha rivestito un ruolo fondamentale nelle azioni della magistratura, delle forze dell’ordine e della Prefettura, con l’idea che rimuoverle dalla circolazione possa contribuire a prevenire i reati. “I dati dimostrano che il nostro impegno ha portato risultati – afferma di Bari – ma non è ancora sufficiente. Abbiamo anche attivato servizi di controllo nelle scuole, poiché è lì che possono entrare armi e droga. È fondamentale garantire giustizia alla famiglia di Emanuele Tufano, non solo sul piano giudiziario, dove la magistratura sta lavorando intensamente, ma anche su quello umano. La morte di un ragazzo di 15 anni è un evento che scuote la città e deve farci riflettere tutti. La nostra azione è globale, mirata sia alla prevenzione delle armi sia alla lotta contro l’abbandono e la dispersione scolastica, poiché questi temi sono interconnessi.”
Amici e genitori seduti intorno alla bara
“Nessuno muore sulla Terra finché vive nel cuore! #ManuVive”. Questo è il messaggio che campeggia su uno striscione affisso all’ingresso della chiesa di Santa Maria alla Sanità, dove si svolgeranno oggi pomeriggio, alle 16:00, i funerali di Emanuele Tufano, il quindicenne tragicamente ucciso al centro di Napoli durante una violenta rissa tra bande di minorenni armati.
All’ingresso della chiesa, palloncini bianchi e uno azzurro sono stati collocati in segno di lutto e di affetto. Il feretro di Emanuele è arrivato intorno alle 15:00, e una camera ardente è stata allestita nella saletta adiacente alla chiesa per consentire ai familiari e agli amici di dare l’ultimo saluto al giovane. La cerimonia si svolgerà alla presenza di un consistente dispiegamento di forze dell’ordine, a testimonianza dell’importanza e della sensibilità del momento.
L’arcivescovo di Napoli, Mimmo Battaglia, officiarà la funzione religiosa, che si preannuncia particolarmente toccante. Molti presenti indossano magliette con il volto di Emanuele stampato davanti e, sul retro, la frase: “Quel giorno mentre a te venivano donate delle splendide ali, a noi veniva strappato via il cuore per sempre.” Questo messaggio racchiude il dolore e la perdita che i familiari e gli amici stanno vivendo in questo difficile momento.
A soli 30 minuti dall’inizio della cerimonia, la chiesa era già gremita di persone, tra cui i genitori del ragazzo, visibilmente affranti, seduti davanti alla bara. Attorno ad essa, sette cartelloni preparati dai suoi amici sono stati sistemati, e poco prima dell’inizio della celebrazione, i giovani si sono seduti in cerchio attorno alla bara, creando un momento di intima commemorazione e affetto collettivo per il loro amico scomparso Questa cerimonia rappresenta non solo un addio a Emanuele, ma anche una riflessione profonda sulla violenza giovanile e sulla necessità di un cambiamento nella comunità.