Il 72enne Vincenzo Verdoliva è morto nella sua abitazione di Gragnano a seguito di un’ischemia, in attesa di un’ambulanza che lo trasportasse in ospedale.
Muore in attesa di un’ambulanza
Il drammatico episodio viene raccontato da Raimondo Lucarelli (genero della vittima), titolare di una pizzeria di Castellammare, oggi chiusa per lutto. Il 72enne intorno alle 11,30 di domenica comincia a balbettare, avverte i primi malori e la donna che si trova con lui chiama subito i soccorsi.
Il 118 non risponderà mai alle telefonate. Disperata e con un telefono che continua a squillare a vuoto, la donna chiama le figlie dell’uomo che arrivano poco dopo mezzogiorno a casa del padre. «Verso l’una arrivo anche io a casa di mio suocero – racconta Raimondo – è quasi in coma e dopo poco, visto che non riuscivamo ad avere contatti, decido di andare di persona alla centrale del 118».
Il genero si fa accompagnare da un amico e arriva alla centrale che si trova accanto all’ospedale San Leonardo di Castellammare. «C’erano decine di persone all’esterno che assistevano da lontano i familiari bloccati nelle ambulanze in fila in attesa di ricovero, qualcuno urlava e si disperava – racconta Raimondo – non mi aspettavo una scena così, resa ancora più triste dal silenzio irreale che alle due e mezza si respirava sul viale Europa». Quella domenica di festa era per ammalati e familiari un giorno fatto di speranze e disperazione. «Nonostante la condizione generale all’esterno – prosegue il genero del pensionato – ho visto davanti ai miei occhi un personale disponibile e comprensivo, mi sono reso conto che non avevano i mezzi per intervenire. Le ambulanze erano tutte occupate e altre impegnate altrove».
«Siamo partiti alle tre meno un quarto da Castellammare verso Gragnano – prosegue l’uomo nel racconto – l’infermiere del 118 ha reclutato un autista fuori alla centrale e un’ambulanza ferma in manutenzione. Un gesto ammirevole, ma quando siamo arrivati a casa hanno provato a rianimarlo come potevano, ma non avevano i mezzi per assisterlo nè tantomeno c’era un medico in grado di aiutare mio suocero».
Fonte: Il Mattino