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Il Savoia nelle mani del clan: pagava il pizzo per giocare

Foto di repertorio

Savino, elemento di spicco del clan noto negli ambienti criminali ,nell’agosto del 2022 avrebbe ricevuto a casa sua l’allora ds Carmine Palumbo, accompagnato da Scognamiglio, uno dei capi ultras del Savoia noto con il soprannome “Bannera” e responsabile delle coreografie della tifoseria biancoscudata, ritenuto irriducibile tifoso della squadra di Torre Annunziata e destinatario in passato di diversi daspo.

Il Savoia nelle mani del clan, pagava il pizzo per giocare

Il Savoia calcio avrebbe pagato le estorsioni al clan Gionta per tenere a freno la tifoseria fino al 2022. E uno dei capi ultras avrebbe fatto da intermediario per far incontrare l’allora direttore sportivo con uno dei reggenti del clan, in quel periodo detenuto ai domiciliari. Nuovo blitz anticamorra a Torre Annunziata, dove ieri mattina i carabinieri del nucleo investigativo del Gruppo oplontino hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip del tribunale di Napoli su richiesta della Dda nei confronti di cinque persone, accusate a vario titolo dei reati di estorsione e usura aggravati dal metodo mafioso e dalla finalità di agevolare il clan Gionta.

I nomi degli arrestati

In carcere sono finiti Felice Savino, 65 anni; Ciro Scognamiglio 44 anni; Salvatore Ferraro, 60 anni; Filomena Bove, 58 anni, e Giuseppe Ferraro, 33 anni. Savino e Scognamiglio rispondono dell’episodio di estorsione ai danni del Savoia calcio, mentre gli altri tre indagati Salvatore ‘o capitano con moglie e figlio sono accusati di aver imposto l’usura ad un imprenditore ittico.

Proprio Savino, figura di rilievo del clan noto negli ambienti criminali come “Felice peracotta” e cognato di Valentino Gionta , nell’agosto del 2022 avrebbe accolto a casa sua l’allora direttore sportivo Carmine Palumbo, insieme a Scognamiglio, uno dei capi ultras del Savoia, soprannominato “Bannera”, noto per le sue coreografie di tifo, considerato un fervente sostenitore della squadra di Torre Annunziata e già destinatario di vari daspo.

A supportare le accuse ci sono le testimonianze di diversi collaboratori di giustizia, che hanno ricostruito le relazioni tra Savino e il Savoia anche in un passato non molto lontano. Secondo il racconto del pentito Pietro Izzo, Felice Savino aveva avuto in precedenza un incontro con l’allora presidente Mario Moxedano prima della presentazione di un calciatore acquistato dalla Reggiana. Vincenzo Saurro ha descritto “Felice peracotta” come «il padrone dello stadio Giraud», capace di influenzare anche i gruppi tifosi. Dalle indagini è emerso che le «pressioni» degli ultras aumentavano se il club ometteva di versare la rata al clan Gionta.

Le indagini del caso

Tutti gli eventi contestati risalgono all’agosto 2022, periodo in cui si sarebbe svolto l’incontro sul terrazzo di casa Savino, all’epoca agli arresti domiciliari. In quella sede, Felice Savino avrebbe offerto “la sua protezione e il suo supporto” e “per qualsiasi esigenza” al Savoia calcio. Questa offerta è stata interpretata dall’Antimafia come una richiesta estorsiva, culminata nella consegna di “due-tre mele annurche”, come emerso dalle intercettazioni, che sarebbero state destinate al clan Gionta attraverso lo stesso Savino “per placare la tifoseria”. Queste dinamiche risalgono al periodo in cui Mario Pellerone era presidente, il quale ha parzialmente confermato quanto verificato grazie a intercettazioni e dichiarazioni.

Al termine di quell’incontro, Scognamiglio avrebbe detto a Palumbo «teniamoci buono questo qui», perché poteva rivelarsi determinante per raggiungere un totale di 3mila abbonamenti. Nel mese di ottobre 2022, si sono verificati gli arresti di Salvatore Ferraro e di suo fratello Felicio, un dirigente sportivo noto con il soprannome Chiarugi, a causa della sua somiglianza con l’ex calciatore della Fiorentina.

Entrambi sono stati condannati in primo grado per le estorsioni ai danni delle precedenti dirigenze del Savoia calcio per conto del clan Gionta. Questi arresti hanno portato il presidente Pellerone e il ds Palumbo a dimettersi, con il titolo della società passato nelle mani della tifoseria; Gennaro Scognamiglio, padre dell’indagato Ciro Scognamiglio, è stato nominato presidente provvisorio.

Le accuse

Dopo il sequestro dei telefonini appartenenti a Salvatore Ferraro, gli investigatori hanno ottenuto diverse conferme alle accuse mosse. Inoltre, sarebbero riusciti a ricostruire una situazione di usura nella quale la famiglia Ferraro sarebbe coinvolta. Secondo le informazioni raccolte, la famiglia di Salvatore Ferraro avrebbe erogato prestiti usurari a un imprenditore attivo nel settore della pesca.

Il quale sarebbe stato gravemente minacciato per costringerlo a restituire il denaro. A fronte di un prestito di poco oltre 20mila euro, l’imprenditore si sarebbe visto obbligato a restituire quasi 45mila euro, con un tasso d’interesse del 162%. Per forzarlo a pagare, la vittima avrebbe subito minacce pesanti da parte dei tre indagati.

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