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Incidente a Mergellina, il responsabile: “Ho investito e ucciso Elvira, perdonetemi”

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Il responsabile dell’incidente a Mergellina in cui ha perso la vita una ragazza di 28 anni parla per la prima volta dopo 18 mesi: “Mi chiamo Gianluca Sivo, ho 31 anni e ho investito e ucciso io Elvira, ma non sono un mostro”. Lo riporta Il Mattino.

Incidente a Mergellina, morta Elvira: parla per la prima volta il responsabile

“Non sono un mostro, né un mostro di indifferenza. Da allora sento dentro il vuoto che ho provocat con la mia condotta, sono pronto a risarcire in ogni modo possibile la famiglia. Vorei abbracciare la madre e piangere tra le sue braccia, se potessi cambiare qualcosa togliendomi la vita lo farei senza esitazione”.

Il pirata della strada che ha ucciso Elvira Zibra, la 34enne investita da una moto la notte tra il 28 e 29 gosto del 2022 mentre si accingeva a buttare la spazzatura del locale per il quale lavorava, è un pizzaiolo. Difeso dal penalista napoletano Giuseppe D’Alise, sembra una persona decisa ad espiare un danno indelebile, quello di aver provocato la morte di una giovane lavoratrice. La Procura ha intento chiuso l’inchiesta e si appresta a chiedere il processo per omicidio stradale.

Le parole

“Sono addolorato, moralmente devastato. Ho cercato in questi 15 mesi di trovare un rapporto con la famiglia ma non è stato possibile. Ed è umanamente comprensibile che non sia facile. So di aver spento il sorriso di quella ragazza che lavorava per aiutare la madre, a sua volta colpita pochi mesi prima dalla morte del figlio, travolto e ucciso anch’egli da un pirata della strada. Lo ripeto: sono devastato, sono in cura da uno psicologo e pronto ad assumermi ogni responsabilità morale, civile e penale.

So di essere stato incivile, me ne assumo la responsabilità. So di aver provocato una morte assurda, ma ci tengo a precisare: non stavo facendo il cavallo sulla moto. Anche il video, se osservato bene, conferma quanto emerso dalle perizie e dal lavoro tecnico che è stato effettuato fino a questo momento.”

Il momento dell’incidente

“Erano le 2 di notte, ero in comitiva. Una mia amica chiese di andare in bagno a uno Chalet ma le dissero di no. Un dato decisivo questo. Mi pregò così di accompagnarla al Bar Napoli, che dista poco. Presi la moto di un amico con noi quella notte, l’amica si accomodò dietro. Arrivammo al semaforo, poi quella maledetta accelerata. Non ho impennato. Lo ricordo come se fosse ora. Accelero ma evidentemente non calcolo bene la potenza del motore, era una moto 1100 di cilindrata. Parto dal semaforo, da fermo, bastano pochi secondi e la uota d’avanti si alza. Ricade sull’asfalto, vedo quella donna che prova a schivarmi, io non ci riesco. Da allora, il dolore mi tormenta”

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