MARANO DI NAPOLI. La notizia dei nuovi avvisi di garanzia notificati ai fratelli Cesaro e al consigliere Armando Cesaro (Forza Italia), non ha lasciato ovviamente indifferenti le forze politiche di Marano.
«Mai appoggiato i Cesaro»
Nell’inchiesta sui presunti voti di scambio, spicca anche il nome dell’ex sindaco Angelo Liccardo, a capo della giunta sciolta lo scorso anno per infiltrazioni camorristiche. Come riportato da Il Mattino, nella primavera del 2015, l’ex primo cittadino, entrò in contrasto con i referenti territoriali della famiglia Cesaro.
Fu in quel momento che si crearono due fazioni: da una parte i sostenitori di Armando Cesaro, dall’altra i sostenitori dell’attuale assessore di Villaricca Francesco Guarino, tra cui c’era lo stesso Liccardo.
Ora quest’ultimo è indagato per aver sollecitato un dirigente comunale a firmare alcuni nulla osta per dipendenti dell’ente in procinto di passare alla Regione con un servizio di comandata temporanea. Di seguito il commento di Liccardo: «Cado dalle nuvole, tutti sanno che con i Cesaro non ho mai avuto buoni rapporti e che non li ho mai sostenuti politicamente. Io ero un sostenitore di Fulvio Martusciello. I fatti sono noti a tutti, tanto che la mia giunta entrò in crisi proprio perché non sostenemmo i Cesaro».
Il M5S: «Si sta sgretolando il sistema Cesaro»
«Rivelatosi quasi perfetto per un ventennio, il sistema Cesaro è oramai a un passo dallo sgretolarsi del tutto. Il plurieletto deputato berlusconiano Luigi è indagato per minacce a pubblico ufficiale aggravate dal metodo mafioso. Appena qualche giorno fa ai suoi due fratelli, Aniello e Raffaele, in galera per concorso esterno in associazione mafiosa, la Cassazione ha confermato la custodia in carcere. L’ultimo filone di indagine rischia oggi di stroncare sul nascere la carriera del rampollo di casa Cesaro e vero e proprio recordman di preferenze».
«Secondo l’accusa, per favorire l’ascesa in Consiglio regionale del giovane Armando nella campagna elettorale del 2015 sarebbero scese in campo le truppe cammellate. Alla favolosa macchina del voto di scambio, stando al teorema inquirente, avrebbero partecipato papà Gigino, i fratelli in galera, lo stesso Armando e la fida consigliera azzurra Flora Beneduce. Un ostacolo sul tragitto per le politiche, dove ancora si rischia di vivere il paradosso di una doppia candidatura nel feudo cesariano di Sant’Antimo, con papà Gigino in corsa per il Senato e l’erede che già pregustava il salto di qualità alla Camera. Pronti a impugnare, entrambi, lo scudo dell’immunità parlamentare», così il gruppo del Movimento 5 Stelle in una nota sul caso Cesaro.