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Innovazione e riuso beni culturali, il progetto Clic

Museo archeologico dell'antica Capua
Museo archeologico dell'antica Capua

NAPOLI. Si chiama “Clic” ed è un acronimo che sta per Circular models Leveraging Investments in Cultural heritage adaptive reuse. É un progetto, finanziato nell’ambito di Horizon 2020 dedicato all’innovazione e al riuso di beni culturali, coordinato dal’Istituto di Ricerca su Innovazione e Servizi per lo Sviluppo (Iriss) del Consiglio Nazionale delle Ricerche. Lo riporta l’Ansa.

Il progetto

“Un progetto ambizioso – spiega Alfonso Morvillo, direttore di Cnr-Iriss – perché al di là degli aspetti teorici, vuole contribuire, con la creazione di nuove imprese, a un business model innovative legato ai beni culturali”. Troppo spesso, infatti, i beni architettonici e culturali, “sono sottoposti a vincoli che li bloccano e rendono difficile attrarre investitori privati”. “Invece, attraverso Clic – afferma – ci si pone nell’ottica superare questi vincoli”. Per Fulvio Bonavitacola, vicepresidente Giunta regionale, il progetto “mette insieme due temi cruciali: come recuperiamo il ‘senso del limite’ e come valorizziamo le identità di cui i beni culturali sono parte integrante. Il senso del limite significa rispettare quello che le generazioni precedenti ci hanno lasciato, non consumare suolo in modo indiscriminato, attuare un virtuoso ciclo dei rifiuti, capire che ci sono regole da rispettare. La grande sfida è mettere a sistema produttivo i beni culturali non fare solo virtuosa conservazione“.

Il progetto, che ha una durata di 3 anni e coinvolge 15 partner provenienti da dieci Paesi europei, mira ad attrarre nuovi investimenti sostenibili dal punto di vista economico-finanziario per il recupero funzionale degli immobili e dei paesaggi in abbandono, in grado di generare impatti positivi sul piano sociale e ambientale, aumentare l’occupazione e promuovere la crescita culturale nei territori dei partner attraverso modelli di partenariato misti pubblico-privato-sociale e modelli specifici di governance, finanziamento e business per il riuso funzionale del patrimonio culturale.

Come prima sperimentazione, sono coinvolte la città di Salerno in Italia e Rijeka in Croazia, la regione Västra Götaland in Svezia, e la Fondazione culturale Pakhuis de Zwijger di Amsterdam in Olanda. “Accompagneremo anche il processo di selezione dei beni – sottolinea l’architetto Gabriella Esposito, ricercatrice senior di Iriss-Cnr – Con gli uffici tecnici del Comune di Salerno, per esempio, individueremo beni che possano attrarre grandi interessi e dare risultati”. Viene dunque applicato anche ai beni culturali il modello di economia circolare, basato su riuso, riciclo, condivisione di risorse, puntano alla creazione di comunità e alla valorizzazione dell’esistente.

“L’Anci guarda con interesse al progetto – fa sapere Domenico Tuccillo, presidente Anci – perché ci sarà una applicazione concreta di questo modello a partire dall’esperienza che sarà sviluppata a Salerno e perché l’uso dei fondi europei consente una sperimentazione che ha lo scopo di intervenire sul patrimonio culturale utilizzando modelli di sinergia publico-privato, utili anche per la rigenerazione urbana”. Per Luigi Fusco Girard, responsabile scientifico del progetto, ”l’obiettivo è elaborare nuovi strumenti che aiutino a valutare nelle scelte che si riferiscono alla trasformazione del paesaggio culturale e al riuso funzionale dei beni culturali, insieme con i nuovi strumenti di finanziamento”.

“Occorre, cioè individuare un modello da applicare alle città, al patrimonio culturale, all’identità delle città e al suo cambiamento. A Salerno partirà entro l’anno. Dai risultati che si avranno a Salerno vedremo la possibile ‘replicabilità’ in altre realtà – conclude – Sono stati stanziati 5 milioni di euro in tre anni in tutta Europa per quattro città più altre 6 in area Ue più altre 6 in area extra Ue”.

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