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Marano, il Comune dimentica di notificare gli atti: i beni tornano al boss Polverino

Marano, il Tar ha accolto il ricorso presentato dai titolari di una palazzina abusiva, sorta nel 1992 in via Sant’Agostino, nella zona collinare di Marano, e acquisita successivamente al patrimonio immobiliare del Comune. Una decina di appartamenti che ora, per effetto della sentenza del Tar, potrebbero ritornare nelle disponibilità dei vecchi proprietari, tra i quali il boss Polverino.

Marano, case abusive: beni tornano al boss Polverino

Vincenzo Polverino, meglio noto come “Peruzzo”, detenuto da diversi mesi poiché accusato di essere a capo dell’ultima frangia criminale facente capo alla potente famiglia che per decenni ha gestito gli affari illeciti tra Marano, Quarto e Calvizzano. Polverino, che secondo i magistrati della Dda di Napoli avrebbe stretto un patto con la famiglia Orlando (oggi egemone nei tre territori), è il cugino di Giuseppe, il re dell’hashish da anni detenuto in regime di 41 bis.

Accolto le istanze

I giudici del Tar, sollecitati dal ricorso presentato dai legali dei Polverino, hanno accolto le loro istanze, dichiarando nullo l’intero procedimento confezionato dal Comune di Marano. Un iter quanto meno tortuoso, partito nel lontano 1992 con l’ordinanza di abbattimento dello stabile e l’acquisizione del bene al patrimonio comunale e archiviato, soltanto tra il 2018 e il 2019, con la trascrizione definitiva nei registri della Conservatoria degli immobili Napoli e il successivo sgombero degli occupanti.

Le famiglie che risiedevano in quella palazzina (non tutte legate alla famiglia Polverino) andarono via in parte di propria sponte o dopo aver rimediato sconfitte in sede di giustizia amministrativa. Il ricorso presentato dai vecchi titolari dell’immobile ha avuto, invece, un esito ben diverso. Nel dispositivo di sentenza, infatti, i giudici fanno notare che il Comune di Marano non ha mai notificato ai Polverino gli atti relativi all’ordinanza di abbattimento, all’acquisizione del bene al patrimonio comunale né tantomeno vi è traccia delle intimazioni di sgombero.

Ma non è tutto: il Comune avrebbe dichiarato, nel 2007, procedibili le istanze di condono edilizio presentate dai Polverino, quando il bene – da ben 15 anni – era in realtà già di proprietà dello stesso municipio. Nel 2014, invece, lo stesso ente avrebbe autorizzato persino la rateizzazione del pagamento delle oblazioni.

Scrivono i giudici del Tar

A fronte della produzione documentale presentata dai ricorrenti – scrivono i giudici del Tar – il Comune di Marano non ha in alcun modo provato di aver effettivamente notificato i provvedimenti sanzionatori (ordinanza di demolizione e acquisizione, ndr), in virtù dei quali stata successivamente disposta la trascrizione dell’acquisto della proprietà degli immobili al patrimonio comunale”. I giudici fanno notare ancora che “la mancata notifica del provvedimento di abbattimento determina l’inefficacia dell’eventuale provvedimento di acquisizione per carenza del relativo presupposto legittimante”. E ancora: “la presentazione della richiesta di sanatoria ha comportato, in realtà, la definitiva sospensione del provvedimento sanzionatorio e la sopravvenuta inefficacia dell’ordinanza di demolizione”.

Il Comune

È una grana enorme per il Comune di Marano, che sembrava orientato – così come fatto in casi analoghi – a destinare quegli appartamenti alle famiglie meno abbienti del territorio. “Il Comune – spiega Raffaele Manfrellotti, avvocato convenzionato dell’ente che ora segue la vicenda – sta ricostruendo l’intero procedimento: occorre capire cosa è realmente accaduto con le notifiche, se non sono state presentate in giudizio per una dimenticanza o se, in realtà, non sono mai arrivate ai destinatari. Stiamo valutando di ricorrere al Consiglio di Stato”. A Marano il numero di beni abusivi di proprietà comunale o confiscati alla camorra è enorme. Solo di recente sono state assegnati una quindicina di immobili abusivi ubicati in via Platone.

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